Nel bel mezzo di una crisi pandemica, sociale e politica spunta ineffabile e salvifico il Festival di Sanremo. Non ho potuto sottrarmi alla curiosità di buttarci un occhio e anche un orecchio mentre facevo altro (fare altro è una delle attività più gratificanti. Ti domandano: “Cosa fai?”, tu rispondi: “Faccio altro” e stai tranquillo).
La prima osservazione ha riguardato gli applausi. Ho chiesto a mia moglie come facesse il pubblico ad applaudire a tutte le canzoni e ad ogni fregnaccia partorita dai due presentatori. Mi ha ricordato che da un anno imperversa il covid, gli assembramenti sono vietati, i teatri chiusi e che quindi gli applausi di Sanremo sono simulati. Ripensandoci mi sono ricordato che anche il pubblico realmente presente a Sanremo applaudiva ad ogni canzone e ad ogni fregnaccia. E quindi siamo là.
Mi ha invece scandalizzato (eufemismo buonista) la presenza di Zlatan Ibrahimovic, ospite fisso in tutte le serate della kermesse. Personaggio di una vivacità irresistibile solo sul campo di gioco dove si è recentemente segnalato per insulti razzisti nei confronti di un suo avversario di colore. La cosa gli ha causato la squalifica per una giornata, la stessa sanzione toccata alla vittima perché si è permessa di reagire.
Ma cosa potrà mai significare per un calciatore della fama di “Ibra” la squalifica, se poi ti apre le porte di Sanremo? Per par condicio avrebbero dovuto invitare anche “l’insultato reattivo”, ma non l’hanno fatto e qui si aprirebbe un serio discorso sulla legittimazione dei comportamenti scorretti che affligge da anni il nostro Paese ma lo affronteremo in altra occasione per non turbare il clima festoso del Festival. Certo è che molti calciatori in cerca di visibilità si staranno preparando ad insultare un po’ di giocatori dalla pelle nera. È auspicabile che gli organizzatori si rendano conto che per l’avvenire sarà opportuno dare spazio anche alle vittime degli insulti razziali creando le “quote nere”.
Per il resto, cosa dire? Una parata di personaggi improbabili dai nomi inimmaginabili: “La rappresentante di lista”, “Lo stato sociale”. Assenti giustificatissimi, per fortuna, i “Casa di Lego” e “I pinguini tattici nucleari”. Un buon numero di concorrenti però ha fatto onore ai napoletani. Hanno infatti partecipato un Aiello (chi di noi non conosce almeno un Aiello), Colapesce (nulla a che vedere con la vecchia leggenda) e soprattutto Achille Lauro: alla prossima edizione del Festival possiamo attenderci anche “Caremar” e, se siamo fortunati, “Navigazione libera”, per motivi di concorrenza nel trasporto passeggeri per le isole. Fossero ancora in giro, gli Squallor sarebbero andati a pennello.