La pioggia e il vento forte ci hanno costretti in casa per un bel po’. Per una coppia, anche se collaudata e con numerose revisioni alle spalle, stare insieme 24 ore su 24 richiede molta pazienza. E come sempre è la donna che deve averne di più perché noi uomini, per quanto fermamente convinti della parità di genere, concorriamo solo marginalmente alla gestione delle incombenze quotidiane. Ci proviamo, ma poi ci accorgiamo di non saper avviare la lavatrice, di non saper innaffiare le piante nella maniera giusta, non si sa bene se dettata dalla tradizione familiare o da mai rivelati studi botanici. E non sappiamo neppure stendere i panni ad asciugare con criterio perché anche questa delicata operazione, solo apparentemente elementare, richiede in realtà una certa preparazione in materia di radiazioni solari, di colorazione dei capi e di qualità dei tessuti.
Torna utile in proposito una vecchia barzelletta: a bordo di una navicella spaziale, che deve compiere un viaggio sperimentale, ci sono una scimmietta e un carabiniere, anzi “il carabiniere”, quello delle barzellette. Le manovra da compiere durante il volo sono distribuite tra i due viaggiatori in base al colore di un lampeggiatore: col verde deve agire la scimmietta, mentre il carabiniere interverrà quando lampeggia il rosso. Il viaggio ha inizio e dopo un po’ lampeggia il verde, immediatamente la scimmietta va alla stampante, estrae il foglio, legge il messaggio e, con l’agilità che ben conosciamo, schiaccia pulsanti, alza levette e gira manopole in un quadro-comandi estremamente complesso. Dopo di che si risiede, mentre il carabiniere attende vivamente impressionato il suo turno. Passa del tempo e si riaccende la luce verde: la scimmietta si rialza, legge le nuove istruzioni ed esegue la solita, articolata manovra con manopole, levette e pulsanti. Il carabiniere, sempre più ammirato, aspetta il suo turno non senza una punta di impazienza. Dopo una mezz’oretta lampeggia nuovamente la luce verde, la scimmietta esegue le nuove istruzioni con la consueta risolutezza e si siede accrescendo l’ansia del carabiniere; il quale esulta quando vede finalmente accendersi la luce rossa. Pieno di orgoglio si precipita verso la stampante, ne estrae il foglio di istruzioni e legge: “Dai da mangiare alla scimmia e, per carità, non toccare niente!”.
Ecco, a volte mia moglie mi fa sentire come il povero carabiniere, costringendomi a mettere in campo tutta la mia pazienza. Quanto alla sua, credo che sia illimitata perché oltre a sopportare l’invasione dei miei libri e dei miei dischi, che ha risparmiato pochi angoli della casa, sopporta ciò che poche donne riescono a reggere: l’invadenza dei mariti in cucina. E non nel senso di arrogarsi la scelta di “cosa mangiamo oggi?”, assillo che grava anzi sulla moglie in quanto amministratrice della dispensa, del frigo e del congelatore, ma proprio nel senso fisico di occupare la cucina per dare consigli o meglio per accertarsi che tutto proceda correttamente. Il nostro caso, in particolare, è quello di un marito che fa un caffè apprezzato da tutti ed è specializzato in un’unica pietanza che esegue però ottimamente e cioè i vermicelli (e non spaghetti!) aglio, olio e peperoncino con tutte le varianti classiche (acciughina, oppure capperi, olive, uvetta e pinoli, con o senza pan grattato) o ancora, come usa oggi, con tarallo scamazzato. Si dà però il caso che questo signore sia un buongustaio, non nel senso che predilige la cucina raffinata ma in quello, ben più fastidioso, di chi ama la cucina semplice ma ben curata. E allora questo scocciatore si aggira nei dintorni del fornello chiedendo alla moglie se ha messo un po’ di vino nel polpo alla luciana, se c’è un bel rametto di rosmarino nella zuppa di farro alla lucchese e così via, fin quando la moglie ormai esausta non lo manda a fare … la spesa, l’unico compito che gli affida senza timore, almeno per il momento.