Bolsonaro e l’Amazzonia: Biden lo costringe al dietrofront

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L’elezione alla Casa Bianca del presidente Joe Biden ha segnato, tra le altre cose, un cambio di passo nella politica ambientale del governo statunitense, caratterizzata, durante la presidenza Trump, dal più deciso negazionismo degli effetti e delle cause del riscaldamento globale.

Uno dei simboli di questa politica negazionista trumpiana è stato il sostegno alla deforestazione dell’Amazzonia promossa dalle politiche del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il tutto con l’assenso interessato e colpevole delle grandi multinazionali, in particolare di quelle del mais e della soia, pronte a sfruttare i terreni amazzonici per poterli coltivare in maniera intensiva per le loro produzioni. Se a questo si aggiunge l’allevamento illegale di bestiame ed il mercato del legno, che ha creato un drammatico allarme disboscamento, si comprende come l’Amazzonia sia stata martoriata dalle politiche miopi del governo del “trumpiano” presidente Bolsonaro.

Questa situazione ha inciso negativamente ed in modo pesantissimo non solo sulle popolazioni indigene, alcune delle quali hanno citato Bolsonaro in tribunale per crimini contro l’umanità, ma su tutta la popolazione mondiale perché la foresta amazzonica è da sempre considerata “il polmone della terra” e diminuire il quantitativo di alberi ivi presenti significa di fatto limitare la capacità di assorbimento di CO2 della foresta, con danni incalcolabili per la qualità dell’aria a livello globale e con l’alterazione degli equilibri degli ecosistemi e delle specie presenti.

Questo quadro già molto precario è stato letteralmente sconvolto dall’arrivo della pandemia da Covid-19, che ha colpito tutto il Brasile e, più di ogni altra regione del Paese, lo stato di Amazonas, nel quale un abitante su dieci è stato infettato dal virus e in cui il tasso di mortalità è pari a sei volte quello degli anni precedenti. Manaus, la capitale dello stato di Amazonas, è inoltre considerata l’epicentro della cosiddetta variante brasiliana, che comporta un tasso di contagiosità molto più elevato. É di quest’ultimo periodo l’allarme lanciato dalle autorità locali per l’emergenza presente in questi territori nella gestione dell’epidemia, in particolare per la mancanza di bombole di ossigeno.

Bolsonaro non ha adottato alcun serio provvedimento per fermare il contagio: non ha imposto alcun lockdown, né ha provato a fermare la deforestazione e le invasioni di quei territori da parte delle multinazionali, considerate il vero veicolo di contagio per popolazioni che un tempo vivevano in isolamento nella foresta, lontane dai rischi che comportano queste “invasioni”. Il rischio, gravissimo, che si sta correndo è l’estinzione di quelle comunità autoctone. Diverse organizzazioni non governative hanno addirittura accusato il presidente Bolsonaro di aver volontariamente favorito la diffusione del Covid-19 nella foresta amazzonica per provocare l’estinzione delle popolazioni che vi abitano. Perfino una rivista scientifica di grande autorevolezza come Lancet ha posto l’interrogativo se il presidente brasiliano non stia usando il Covid-19 come un’arma di annientamento delle popolazioni indigene dell’Amazzonia.

Ma, dopo l’avvento della presidenza Biden qualcosa sembra stia cambiando. Bolsonaro si è sentito obbligato, per i rapporti esistenti tra Stati Uniti e Brasile, a rivedere le proprie posizioni ed ha inviato una lettera al presidente Biden in cui si impegna a continuare una partnership con il governo statunitense, stavolta a favore dello sviluppo sostenibile e della protezione dell’ambiente, in particolare per quanto riguarda l’Amazzonia. Questo cambio di strategia da parte del Presidente brasiliano più che indicare una diversa visione politica, improntata alla protezione della foresta amazzonica, è stato dettato dalla opportunistica necessità di evitare le misure sanzionatorie che Biden aveva già annunciato nei confronti del Brasile, qualora il Paese non si fosse uniformato alla sua agenda di ecosostenibilità.

Bolsonaro è attualmente in grande calo di consensi nel suo Paese: i ritardi nella campagna di vaccinazione di massa per motivi prettamente ideologici hanno creato forti contrasti anche con l’India e la Cina ed ora che il piano vaccinale è iniziato in tutti i Paesi del mondo, il governo brasiliano ha grande difficoltà a reperire le dosi necessarie. Sarà giocoforza per lui cambiare completamente la politica internazionale adottata finora ed allinearsi alle linee di politica ambientale dettate dall’amministrazione Biden per non restare completamente isolato anche a livello commerciale e per evitare una vera strage a causa della pandemia nel suo Paese.

Di questo cambiamento dovrebbero beneficiare anche i territori della foresta amazzonica e le loro popolazioni e ci si augura che questo avvenga nel più breve tempo possibile per evitare ulteriori ed irreparabili danni, posto che la tragica situazione sanitaria in cui ci troviamo è strettamente legata all’alterazione degli ecosistemi e delle specie animali e vegetali presenti sul nostro pianeta.

L’uomo è nemico dell’ambiente o l’uomo è nemico dell’uomo? Speriamo che questa domanda non trovi una risposta, perché in un senso o in un altro, andremmo incontro ad una catastrofe.

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