L’assurdo degli assurdi. In piena crisi pandemica ed economica dal 1° gennaio sono entrate in vigore nuove norme, per giunta europee, per persone ed imprese che rischiano il blocco dei pagamenti delle utenze, stipendi, contributi previdenziali, rate di finanziamento se sono in rosso per la modica somma di 100 euro. Ma come si fa ad anteporre gli interessi delle banche al destino di centinaia di milioni di cittadini, che quasi automaticamente, per gli effetti di questa crisi, si troveranno in rosso. Anche i bambini sanno che per un salariato medio, nemmeno basso, a volte basta una multa a stravolgere la programmazione economica e non arrivare a fine mese. Come si conoscono le difficoltà angoscianti che milioni, no decine di milioni, di commercianti, di artigiani, di piccole e medie imprese vivono in questo periodo. Pertanto, invece di studiare forme di tutela, si sceglie la strada della vessazione.
Attenzione c’è sempre qualcuno in questi meccanismi ad avere l’intenzione malsana di pignorare milioni di appartamenti e di piccole imprese. La patente di cattivo pagatore è già di per sé un assurdo, che ti tiene fuori dalle relazioni economiche, dal credito, per tre anni, nei migliori dei casi, per cui spesso, per piccole attività si diventa preda dell’usura. Non poter avere quelle piccole forme di flessibilità diventerà un’ennesima tragedia collettiva. Tutto ciò è avvenuto in sordina per esclusiva scelta aziendale, in un assordante silenzio di tutte le forze politiche, di tutta la deputazione europea, di tutti i governi nazionali che hanno, forse, inteso l’interesse aziendale più importante di quello sociale, cancellando i padri del liberalismo moderno.
Sveglia! Chi ha orecchie per sentire intenda e agisca e lo faccia presto. È il momento di stare, non a chiacchiere, a fianco della povera gente e di difendere il nostro tessuto produttivo, fatto di piccole e medie imprese.
Approfondite notazioni sulla questione sono arrivate dalla PMI, l’associazione di categoria delle micro, piccole e medie aziende del Paese. Secondo un’analisi del suo centro studi, le banche italiane sono le più penalizzate dalle nuove norme europee su sconfinamenti e sofferenze e i danni diventano enormi per il tessuto aziendale italiano per il quale la flessibilità in banca è essenziale. Un’impresa evidenzia come cambi il significato di “rilevanza” del pagamento arretrato, in relazione al quale entrano in gioco anche altre due soglie: 100 euro per le famiglie e 500 euro per le imprese. Non solo: oltre all’abbattimento delle soglie, le nuove regole dell’Autorità Bancaria Europea (EBA) “non ammettono spazi di manovra per gli istituti di credito, mentre le ‘vecchie’ regole consentivano alle stesse banche la possibilità di concedere, alla clientela, compensazioni tra linee di credito”. Inoltre ora il cliente resta in stato di default, dopo la regolarizzazione dei pagamenti, per altri 90 giorni mentre fino al 31 dicembre 2020 lo stato di default terminava saldando i debiti pregressi.
La cosa gravissima è che il tema era conosciuto da quattro anni e mezzo. L’EBA aveva dettato le linee guida a giugno 2016, recepite a ottobre del 2017 dall’Unione Europea e poi oggetto di consultazione pubblica della Banca d’Italia nel 2019: Quindi gli addetti ai lavori, insomma, sapevano tutto e non hanno fatto niente. È il caso di dire: vogliamo i nomi e cognomi.