“Il cielo di carta”: Terramara

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Giuseppe Petrarca, autore di successo nel panorama della narrativa attuale per i suoi medical thriller, torna alla ribalta con un romanzo in cui ancora una volta affonda la lama nei drammi sociali, lasciando però a casa il suo amato commissario Lombardo. Inoltre sfida se stesso e passa dalla carta stampata alla pubblicazione in e-book. Proprio da oggi, 9 febbraio, Terramara (Delos Digital) sarà disponibile per i lettori in formato digitale.

Il titolo e la copertina fanno da apripista alla narrazione che riavvolge il tempo della storia all’indietro, a quell’indimenticabile e catastrofica domenica del 23 novembre 1980, quando alle 19,34 la terra tremò per novanta lunghissimi secondi in cui nel cuore del Mezzogiorno d’Italia furono cancellati paesi, strade, borghi e si persero per sempre migliaia di vite. Insieme all’autore rivivremo l’evento sismico nella sua drammaticità e tutto ciò che ne conseguì nell’immediato e non solo.

Terramara è un romanzo corale, perché unanime fu la sofferenza che infranse le barriere tra città e periferie, tra campagne e paesi, tra classi sociali differenti stringendo tutti in un abbraccio doloroso. Di capitolo in capitolo entreremo nelle vite dei tanti personaggi che animano la storia, nei loro pensieri leciti e illeciti, nei loro desideri, nel loro passato e in “quel presente” senza futuro.

Spaccati di vita quotidiana, ritorni di affetti che sembravano essersi persi, come quello tra due sorelle, Enza, rimasta vedova, e Adelina, zitella come si diceva allora; o amori che invece si erano smarriti da tempo, come il rapporto consunto tra Mariangela e suo marito Salvatore e ora si andavano dissolvendo per sempre. Incontreremo personaggi di notevole rilevanza narrativa come Antonio Di Carlo, giornalista del più importante quotidiano della Campania, di origine lucana che inviato speciale nella sua terra si troverà faccia a faccia con un mondo perduto; Roberto Vitale, giovane medico, sempre in prima linea; Francesco Amendola, il vicequestore, che si troverà ad affrontare momenti cruciali tra sommosse carcerarie, incursioni di matrice terroristica e camorristica. Vecchie e nuove piaghe sociali si riacutizzarono, mentre nella regione si piangevano morti a migliaia.

Dalle righe della narrazione balzano agli occhi del lettore una miriade di immagini, che chiunque abbia vissuto quei giorni ricorda per averle viste di persona o sulle foto dei giornali o nei servizi televisivi. Tra le tante la più icastica, a mio sommesso parere, è quella che si troverà di fronte Antonio Di Carlo. Il giornalista, quando arriva a Balvano, dopo un viaggio a dir poco avventuroso, resta esterrefatto. Il sisma ha raso al suolo quasi tutto. Ritrova subito i suoi genitori, mentre deve scavare con le mani per poter abbracciare sua sorella, rimasta intrappolata sotto le macerie. Mentre incredulo continua a guardare intorno, il suo sguardo si blocca su una scena irreale: zia Meluccia, una settantenne con la pelle raggrinzita dal carico dei suoi dolori, è lì immobile, seduta su una sedia di paglia, con lo sguardo fisso nel vuoto. Intorno a lei la sua casa diroccata. Sopra di lei solo il cielo. Fermo immagine di una verità cruda. Terramara diventa così memoria individuale e collettiva di un territorio ed emblema di un mondo in bilico ieri come oggi.

Il ritmo narrativo, che segue l’andamento dei fatti ora incalzante e stringato ora lento e meditato con accenti riflessivi piegati all’esigenza dell’animo dei personaggi, ci regala molte pagine dai toni lirici. Tra le tante quelle di chiusura del romanzo a cui l’autore affida un messaggio di speranza che va oltre la contingenza temporale. Una nuvola d’incenso si leva da un piccolo altare di una chiesetta e svetta in alto al di sopra del nosocomio, l’enorme edificio che dominava la collina del Vomero, poi trasportata da un vento leggero attraversa tutta la città, si sofferma sulle sue chiese, le oltrepassa per arrivare nei cieli dell’Irpinia e del salernitano, per giungere come un’ombra divina fino in Basilicata. E lì si ferma. È un vento soprannaturale venuto a confortare le anime perse, le anime puntellate.

Giuseppe Petrarca vive a Napoli. È autore di una quadrilogia, dedicata al commissario Cosimo Lombardo per Homo Scrivens, e di racconti inseriti in antologie per varie case editrici. Ha ricevuto menzioni speciali e premi letterari a livello nazionale e internazionale, tra i quali il primo posto al “Garfagnana in Giallo” per l’Avvoltoio nel 2018; nello stesso anno il suo racconto “Il Coraggio di Nikolay“, fu il 1°classificato al premio internazionale “Michelangelo Buonarroti”. Per l’ultimo romanzo Notte nera ha ricevuto due premi prestigiosi nel 2020:il premio speciale Logos al “Milano International” e come Miglior Thriller al “Firenze Letteratura”. 

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