Arriva ClubHouse, il social network delle voci

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Era aprile 2020, il lockdown e la pandemia monopolizzavano le cronache mondiali e il Covid-19 impediva libertà di movimento, costringendoci nelle nostre case. Eppure un ingegnere ed un imprenditore, Paul Davison e Rohan Seth, hanno dato vita a un nuovo social network, che ha ricevuto 100 milioni di dollari di fondi dalla società californiana Andressen Horowitz, che finanzia start-up e piccole imprese tecnologiche. Rimasto inizialmente in sordina, usato prevalentemente da giornalisti ed esperti del digitale, ad oggi ClubHouse conta più di 2 milioni di utenti e si sta diffondendo sempre più rapidamente, di bocca in bocca, o forse sarebbe meglio dire di voce in voce. Sì, perché ClubHouse, il nuovo social network del momento, funziona tramite voce. Niente post scritti, foto o frasi. Tutto funziona tramite messaggi e conversazioni vocali.

Vediamo nel dettaglio come funziona. Al momento, ClubHouse è accessibile solo agli utenti Apple, invitati da un amico già iscritto: la motivazione dietro questa scelta è legata a problemi di sovraccarico del software, ma è probabile che grazie alla risonanza mediatica che sta ottenendo e all’iscrizione di personaggi famosi, possa in un futuro prossimo essere accessibile a tutti.

Il primo aspetto importante riguarda la privacy, su cui il nuovo social presenta dei vantaggi rispetto ai competitors, grazie alla mancanza di tracce scritte. A parte una biografia scritta dall’utente, non ci sono altre testimonianze scritte nè registrazioni delle conversazioni, che possano in alcun modo creare problemi dal punto di vista dei dati sensibili.

Per quanto riguarda il funziomento, invece, il principio è simile ad altri social come Meet o Zoom, quello delle room, ossia delle “stanze” virtuali dove gli utenti possono entrare a seconda dell’argomento che più li incuriosisce. Ci sono tre modalità: open, social e closed. La prima opzione permette di accedere ad una stanza aperta a tutti gli utenti, pubblica; la seconda a coloro che abbiamo nella nostra lista di amici, e l’ultima è una stanza privata e dunque visibile solo a chi è stato invitato dal creatore.

Inizialmente, nelle stanze pubbliche si può solo ascoltare, se si vuole intervenire nella discussione bisognerà “alzare la mano” ed il moderatore darà il diritto di parola. La cosa interessante è non solo legata alla durata (non ci sono infatti limiti di tempo alle conversazioni) ma anche alla partecipazione in base ai propri interessi. L’utente, infatti, sia al momento dell’iscrizione che in un momento successivo, potrà selezionare e scegliere in base ai propri interessi le stanze a cui partecipare: giornalismo, sport, attualità. Ciò presenta senza dubbio un elemento aggiuntivo di attivismo e stimolo del dibattito anche su temi all’ordine del giorno, come ambiente, politica, cultura. Si creano dunque dei tavoli comuni e partecipativi di discussione, seppure virtuali, che però ci restituiscono in questo momento di isolamento una dimensione comunitaria di cui sentiamo molto la mancanza. Inoltre, l’elemento chiave è senza dubbio l’interazione tramite la voce, che rende meno asettico e distante l’interlocutore. La voce catalizza le emozioni, a volte ci tradisce, ma restituisce un’immagine più realistica e veritiera di chi c’è dall’altro lato dello schermo.

Qualche riflessione però nasce spontanea: in primis, soprattutto memori dei frequenti atti di cyberbullismo, sessismo e misoginia che avvengono sui socialnetwork, in ClubHouse il moderatore assume un ruolo fondamentale, per evitare che si creino situazioni spiacevoli, se non pericolose. In secondo luogo, dettata dall’urgenza della crisi mondiale in cui ci troviamo, dall’impossibilità di muoversi e viaggiare, di riunirsi in eventi sociali, concerti, comizi, questa app sembra interessante e partecipativa, con una nota di forte innovazione. E dunque “di necessità virtù”. Ma che questo non diventi il vero futuro, dove l’unico contatto umano che avremo sarà basato su uno schermo, e i momenti di socialità, quelli veri, saranno relegati ad essere un’attività “passata”, “antica” e dunque desueta.

Staremo a vedere e, nel frattempo, che ben vengano le discussioni proficue, le riunioni di stimolo e crescita, anche se virtuali, che possano generare, chissà, forse anche azioni costruttive nel mondo reale.

1 commento su “Arriva ClubHouse, il social network delle voci”

  1. Le novità mi hanno sempre attratto…. La tecnologia è anche scoperta di altre corde che non sappiamo di avere…. Io le voglio scoprire?

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