“Cile e Argentina sono paesi fratelli, fratelli indissolubili, e fratellanza dev’esserci in tutta l’America Latina, in questo momento che ci tocca vivere. Perchè la pandemia ci ha sottoposto al fatto che ognuno è solo di fronte all’ignoto, ma penso che se fossimo stati più uniti, sicuramente avremmo potuto sopportare meglio le cose. Ora dobbiamo usare l’esperienza che ci lascia la pandemia: capire l’importanza dello sviluppo come unità tra argentini, cileni, e latinoamericani.” Sono state queste le parole pronunciate martedì da Alberto Fernández nella sua prima visita di Stato al vicino Cile.
L’ostilità di pochi mesi fa sembra ormai alle spalle e i due Presidenti, il conservatore Sebastian Piñera ed il “peronista” Alberto Fernández, si scambiano pugni d’intesa e sorrisi. Dopo i rituali gesti di protocollo e le foto con le rispettive mogli al fianco delle bandiere, durante la visita al Palacio de la Moneda, il presidente argentino Fernández ha voluto rendere omaggio e visitare l’ex ufficio del Presidente socialista Salvador Allende. Accompagnato dalla figlia di Allende, la senatrice socialista Isabel (omonima della famosa scrittrice), Fernández ha posto una corona di fiori ed una targa in ricordo della sua visita nella sala bianca “Presidente Salvador Allende”. Fu l’ex Presidentessa cilena Michelle Bachelet nel 2008 a creare questo spazio al 2° piano del Palazzo de la Moneda, dove Allende morì, rifiutandosi di cedere ai golpisti guidati dal generale Pinochet.
Contraddittorio e buffo è stato che proprio Piñera gli abbia fatto da Cicerone in questa visita “commemorativa” dopo le numerose scelte politiche in senso nettamente contrario: nomina della pronipote di Pinochet come ministra delle Pari Opportunità (poi sostituita), dura repressione dei manifestanti da parte delle forze armate per le strade della capitale, privatizzazione di imprese pubbliche durante il suo primo mandato, nessun tipo di riforma sociale che alleviasse le disuguaglianze presenti nel Paese andino. E, a tal proposito, a dicembre scorso fu proprio il presidente argentino Fernández a condannare la dura violazione dei diritti umani compiuta in Cile durante l’estallido social. Un momento di tensione in cui il Presidente cileno chiese all’Argentina di astenersi dall’esprimere opinioni sulla crisi sociale del proprio Paese, non essendo critica allo stesso modo con la crisi interna del Venezuela.
Tutto passato, cancellato come il gesso da un cassino sulla lavagna, su cui però, si sa, l’alone bianco resta. La visita di Fernández è apparsa più come un tentativo di preservare le relazioni economiche e commerciali dell’Argentina con gli Stati vicini, che una condivisione di ideali e valori-guida: si ricordi che l’Argentina sta negoziando la ristrutturazione del proprio debito pubblico (che a fine 2019 era circa il 90% del PIL), la crisi sanitaria ha accentuato le difficoltà economiche e sociali del paese transandino e lo sviluppo economico dell’intera regione desta non poche preoccupazioni. Perciò, al termine della visita di Stato, i due Presidenti hanno firmato un accordo bilaterale su vari temi: un controllo integrato al passaggio di frontiera San Sebastiàn per facilitare l’accesso alla Terra del Fuoco, cooperazione in materia di salute e risposta congiunta alla crisi sanitaria ed infine il reciproco riconoscimento delle patenti di guida nei due Paesi. Inoltre, Piñera ha dichiarato che Cile ed Argentina stanno lavorando per la costruzione di un cavo a fibra ottica sottomarino per unire i due Paesi con l’Oceania e l’Asia, ed adeguarsi, quindi, alle politiche globali di digitalizzazione. Vedremo dunque quale piega prenderà la politica estera dei due Paesi e se questa “fratellanza” durerà a lungo o si rivelerà solo una chimera.