Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Come ogni anno, nonostante la pandemia da Covid-19, il 27 gennaio si commemora il Giorno della Memoria, istituito grazie alla legge n°211 del 20 luglio 2000; si è scelta come data simbolo quella della liberazione da parte delle truppe sovietiche del campo di sterminio polacco di Auschwitz, simbolo della barbarie nazista, ricordando non solo i 6 milioni di ebrei trucidati e imprigionati dall’odiosa dittatura hitleriana, ma anche numerose altre minoranze, come zingari, omosessuali, dissidenti politici e religiosi, e fra questi vengono citati i Testimoni di Geova.
È però corretto, tenendo conto che tale confessione è stata vittima della dittatura di Adolf Hitler, fare luce su alcuni particolari che i vertici del culto nascondono all’opinione pubblica e ai loro stessi adepti. Questo va fatto nel pieno rispetto delle vittime affiliate a tale organizzazione religiosa.
Da sempre la Watch Tower Bible and Tract Society, ente legale che gestisce le attività del culto, ha descritto la chiesa cattolica e le chiese evangeliche tedesche compromesse con il nazismo, mentre i Testimoni di Geova, conosciuti come Bibelforscher, avevano mantenuto una ferma determinazione contro i princìpi del Terzo Reich. Una delle caratteristiche di questa confessione statunitense è quella di aver descritto in numerose sue pubblicazioni una versione edulcorata sui motivi del bando nazista e soprattutto sull’atteggiamento tenuto dai vertici americani e tedeschi della confessione, sostenendo, come sulla Torre di Guardia del 15 maggio 1980, che i Testimoni “Resistono a qualsiasi pressione volta a indurli al compromesso con questo o quel partito politico. Si rifiutano di abbandonare la neutralità cristiana.” Ma se è così per la base, che dire dei vertici?
Dopo aver capito la natura illiberale dell’hitlerismo, Rutherford, l’allora presidente mondiale dei Testimoni, – dopo una visita in Germania col collaboratore Nathan H. Knorr – il 25 giugno del 1933 riunisce settemila fedeli a Berlino dove è approvata una Dichiarazione, inviata con lettere di accompagnamento ai principali membri del governo (compreso Hitler), e di cui nelle settimane successive sono distribuite oltre due milioni di copie. Le lettere e la Dichiarazione dei Fatti sono un evidente tentativo di compromesso col regime. Non ci si limitò, giustamente, a chiedere libertà di culto, evidenziando la natura “neutrale” della Watchturm Gesellschaft (ente dei Bibelforscher tedeschi), ma si cercò di render presentabile agli occhi del nazismo il culto: come anche un sociologo cattolico amico dei Testimoni, Massimo Introvigne, ammette in un suo libro del 2002: “La Dichiarazione cerca di giocare la carta del populismo”, dato che riporta che “l’attuale governo tedesco ha dichiarato guerra all’oppressione del big business …; questa è esattamente la nostra posizione”. Si aggiunge che i Testimoni e il governo tedesco sono avversari della Società delle Nazioni e, rispondendo a un argomento utilizzato dalla propaganda del regime, l’accusa di esser finanziati dal sionismo, la Dichiarazione non si limita a negare l’accusa – cosa di per sé lecita – ma va oltre, accusando gli “affaristi ebrei”, usando uno stereotipo antisemita, di esser promotori di quel big business cui i Testimoni sono ostili, “particolarmente nelle città di Londra e di New York”, citando un proverbio newyorkese secondo cui “gli ebrei ne sono i proprietari, i cattolici irlandesi la governano, e gli americani pagano il conto”, dichiarazioni che, un anno dopo, saranno ristampate alle pagine 134-139 del 1934 Yearbook of Jehovah’s Witnesses.
Segue una lettera indirizzata a Hitler dove viene riportato che “nostra Società non solo si è rifiutata di impegnarsi nella propaganda antitedesca, ma ha anche preso posizione contro di essa”, e che i fautori di tale propaganda “sono anche i più accaniti persecutori dell’opera compiuta dalla nostra Società e dagli uomini che la dirigono”, concludendo che “i Bibelforscher tedeschi si stanno battendo per gli stessi elevati principi ed ideali etici proclamati dal governo della Germania” e che “non vi è alcuna divergenza tra i Bibelforscher tedeschi ed il governo del Reich tedesco”. Tuttavia il documento non sortisce l’effetto, ma acuirà la persecuzione.
Il comportamento in clandestinità del gruppo, però, più che quello di un culto cristiano, sembrava quello dei gruppi di resistenza antinazisti strutturati in nuclei clandestini, come, in Italia, le cellule di fabbrica clandestine del PCI, che agivano con basisti e propagandisti per conto di una filiale estera, oppure, durante la Resistenza, quello delle brigate partigiane.
Era diritto dei Testimoni radunarsi clandestinamente per pregare, così com’è lecita l’evangelizzazione, ma Rutherford non dirà agli adepti tedeschi di adeguarsi ai tempi, limitandosi a parlare ad amici, conoscenti e parenti solo se sicuri che l’interlocutore non fosse nazista, usando solo la Bibbia, senza libri e riviste, e senza attaccare i governi perché “neutrali”: i Testimoni continueranno a diffondere a pagamento – cercando di non farsi arrestare – trattati religiosi editi dalla Watch Tower, zeppi di strali contro tutto e tutti, facilitando l’arresto, la deportazione e la morte dei membri.
Primo Levi, nel libro I sommersi e i salvati, non si fece problemi, da ebreo, a evidenziare che diversi ebrei, per sopravvivere, fecero compromesso. Li definì zona grigia, parlando dei prigionieri privilegiati che avevano accettato il compromesso e la collaborazione coi nazisti, definendoli mezze coscienze, ma invitando a tener in sospeso un giudizio morale nei loro confronti. È corretto, nel Giorno della Memoria, nel rispetto dei Testimoni di Geova vittime di Hitler, fare luce su tali zone grigie: fin dagli anni Ottanta del secolo scorso, grazie all’impegno del prof. M. James Penton, storico dell’università canadese di Lethbridge ed ex pastore del culto, si è fatta luce su tali fatti, dimostrando che la base del Movimento fu vittima di due fanatismi, quello hitleriano e quello rutherfordiano; la base dei fedeli, finiti nelle carceri e nei lager, fu coraggiosa – alla pari dei cattolici e degli evangelici antinazisti, che la Watch Tower Society non menziona quasi mai – ma fu plagiata da leader che, comodamente dagli USA, lanceranno, dopo il “Nein” di Hitler, strali violenti, che scateneranno le ire dei vertici nazisti. Questo succede tutt’ora, come in Russia, dove la Watch Tower, dopo il bando governativo, attaccherà il governo identificandolo col “re del Nord” della profezia di Daniele, come riportato sulla Torre di Guardia del maggio 2020, scelta che non favorisce gli adepti russi, come ieri quelli tedeschi.
Quello dal 1933 al 1945 fu uno “scontro fra totalitarismi”, uno razzista, l’altro teocratico. E fra l’incudine e il martello, ieri come oggi, gli adepti in buona fede.
Maria G. Buscema
Vivissimi complimenti alla signora Buscema. “Dulce et decorum est pro patria mori”, si diceva una volta, e ancor di più questo vale per chi è animato da una fede sincera. Ma se la fede è mal riposta, come in questo caso, non è per la Patria che si muore, ma per assecondare il narcisismo di un leader, religioso o politico che sia, allora morire è un abominio, di cui di deve rendere conto alla storia. Sollevare il velo su episodi del genere rappresenta un doveroso servizio alla verità. Ancora complimenti all’autrice.
Un convinto plauso al lavoro della Sig,ra Buscema ed un’altrettanto convinta adesione al commento di Sergio Pollina Sottolineo inoltre l’incoscienza di tutti i fanatismi religiosi, politici e, perché no, anche calcistici.