Ultima settimana del 2020. Un anno iniziato con dubbi e paure su quanto stava avvenendo in Cina, con le prime immagini di un’enorme città, Wuhan, chiusa e militarizzata, per concludersi con le immagini dei camion che iniziano la distribuzione del vaccino anti Covid nelle città dell’Unione Europea.
In mezzo 77.228.903 casi confermati nel mondo dall’inizio della pandemia e 1.718.470 morti (fonte Ministero della Salute). Questo dato nudo e crudo dice poco, se letto come un bollettino medico. Ci siamo sentiti tutti proiettati sul set di uno dei tanti film catastrofisti che hanno occupato gli schermi di cinema e televisori in ben altri tempi. Chiusure di città e nazioni, masse di persone in fuga sia dalle capitali povere del mondo (terribili le immagini dell’esodo da Nuova Delhi in India all’annuncio del lockdown) ma anche dalle ricche Milano, Londra, Parigi. E poi i camion pieni di salme a Bergamo, le fosse comuni nei paesi dell’America Latina ma anche nei ricchissimi Stati Uniti. Polemiche, accuse ai governanti, manifestazioni di persone armate che protestano contro le misure di prevenzione. Poi i negazionisti che, proprio come nei film, vengono colpiti dalla malattia e si ravvedono (il caso del leader britannico è un classico).
C’è poi il dato economico con lo sconvolgimento di un sistema economico internazionale basato sulla massima circolazione di cose e persone. Il resto più che storia è ancora cronaca che viviamo in questi giorni di festa chiusi in casa, isolati da amici e parenti. Lo shock è tale che, se anche i segnali sembrano essere positivi, in pochi vivono una emozione liberatoria alla vista dell’arrivo della cavalleria oggi rappresentata dai camion refrigerati che trasportano il vaccino, con il finale ottimistico, come è d’obbligo in un autentico film hollywoodiano.
Nel frattempo il Parlamento nazionale approva una legge di bilancio che mette a disposizione risorse finanziare impensabili solo 12 mesi fa. L’Unione Europea ci sosterrà, come farà con tutti gli Stati membri. Eppure sappiamo che alcune fabbriche chiuderanno, la prima della lista è la Whirpool di Napoli, molti operatori commerciali non riusciranno a riprendersi dal colpo. Sappiamo che per godere dei benefici delle nuove misure economiche ci vorrà tempo, come per la più generale ripresa dell’economia. Ma si vive ogni giorno. Si mangia e si bene ogni giorno
Sono questi tempi in cui tutto è moltiplicato a dismisura. Ogni notizia pare esagerata, sia in senso ottimistico che pessimistico. Le classiche e rinnovate forme con cui è praticata la manipolazione delle informazioni e dell’opinione pubblica, devono fare i conti con una diffusa capacità di smascheramento a tutti accessibile. Circola di tutto: dalle mastodontiche fandonie a dettagliati e precisi studi scientifici. Ma come conigli abbagliati dalla troppa luce dei fari di un’auto, rimaniamo immobili e rischiamo di essere travolti, incapaci di scegliere la migliore strada da percorrere, la via di fuga più efficace. La strada più semplice ci appare quella di rimanere rinchiusi nelle nostre convinzioni e ci si comporta nei confronti delle norme di prevenzione come ragazzini che provano ad eludere la sorveglianza in un collegio. Si vuole tornare alla vita di prima, al consumo spensierato, alle serate con gli amici, e come tanti smemorati di Collegno abbiamo accolto le feste natalizie, il più malinconico periodo del nostro calendario, con l’illusione di considerare il virus un impostore da allontanare dalle nostre consuetudini e ritualità, comprese le buone azioni che, anche se ci appaiono scolorite a confronto di quanto molti hanno dato in questo infausto periodo, ci danno l’occasione di redimere il nostro sfrontato egoismo. Mentre ci sediamo ai nostri lauti e più solitari banchetti, la nostra coscienza non si sente sollevata, sappiamo che le condizioni di troppe persone da critiche sono diventate gravi nonostante l’attuazione di nuove forme di assistenza come il reddito di cittadinanza e di emergenza. I soldi pubblici dovranno servire a rimettere in piedi un sistema infrastrutturale e produttivo immaginando nuovi possibili scenari. Come dice un vecchio detto, c’è il rischio che mentre il medico studia il paziente muore.
È in questo senso che va letto l’appello lanciato dalla Comunità di base del Cassano di Napoli. La proposta è semplice e di immediata applicabilità: un micro contributo di solidarietà per un periodo limitato da applicare proporzionalmente ai redditi medio alti per consentire a chi non ha niente di riuscire a sopravvivere nei prossimi mesi in attesa che ben altre misure economiche e sociali intervengano per rimuovere le cause strutturali della povertà. Un messaggio preciso di critica e di fiducia al tempo stesso. Di critica per aver dimenticato i più poveri, di fiducia nelle istituzioni, nelle persone, nelle grandi organizzazioni sociali e di categoria a cui si chiede un patto di solidarietà. In effetti, se rapportato ad un reddito medio di 1.500 euro mensili, si chiede di versare su un fondo poco più di 10 euro al mese, il costo di due pacchetti di sigarette o di qualche caffè con gli amici. Niente di destabilizzante, di rivoluzionario, ma potrebbe consentire di agire nell’immediato nelle situazioni più critiche e, al tempo stesso, rappresentare un segnale di svolta autentica nei rapporti umani e sociali nel nostro Paese.
Nella proposta degli amici della Comunità di base di Napoli noi leggiamo un importante segnale. In questo finale d’anno abbiamo assistito alla pantomima di un confronto/scontro tra alcuni esponenti della maggioranza di Governo: Renzi e i suoi che minacciano la crisi e spudoratamente chiedono maggior ruolo nei luoghi in cui si deciderà come spendere e come amministrare i miliardi nazionali ed europei messi in campo per la ripresa; la balbettante opposizione spera e teme al tempo stesso. Tutti contro tutti intorno alla “preda” da spolpare. In genere abbiamo assistito alla corsa da parte di categorie di operatori economici, più o meno consistenti e numerosi, per essere inseriti nell’elenco degli aventi diritto ai “ristori”. E poi si è discusso di posizioni palesemente contraddittorie: si chiede di cancellare la tassazione, ma si chiede che lo Stato intervenga di più. Da dove dovrebbero arrivare i soldi non si capisce. Tutte le proposte oggi formulate prevedono mega strutture di specialisti e, nonostante i tentativi del Presidente Conte di coinvolgere le grandi organizzazioni di categoria, dalla Confindustria alle Organizzazioni Sindacali Confederali, nei fatti non si tratta al di fuori dei gruppi parlamentari. Ecco, la proposta della Comunità del Cassano richiama la necessità di riconoscere un ruolo a chi nel territorio agisce, opera e conosce. Quindi non solo una questione di risorse ma un richiamo alla necessità di condivisione e di partecipazione consapevole ad un necessario processo di cambiamento. Bisogna che sia chiaro a tutti: non esiste regolamento e/o protocollo tecnico che da solo riesca ad impedire che imbroglioni, approfittatori e truffatori si approprino di risorse pubbliche. L’unica garanzia è il controllo collettivo, sociale ed organizzato sulla realizzazione degli obiettivi prefissati. Dobbiamo iniziare a prepararci. Ci aspettano tempi che cambieranno ancora i nostri momenti di vita: dall’essere forzosamente chiusi in casa a una fase in cui dovremo impegnarci a partecipare e controllare. Buon anno a tutti noi, quelli che ci sono e quelli che verranno.