Senza dolore: è così che vorrebbero vivere la loro vita Isa e Ludovico, i protagonisti di questa storia intensa e intricata. Insieme ci provano a costruirla, con tutto l’entusiasmo e la forza della gioventù, dopo aver attraversato il dolore sulla loro pelle durante gli anni della seconda guerra mondiale. La bella e giovanissima Isa, nota come la rossa, e Ludovico Colzi, tenente ed ex capo di un gruppo di partigiani, iniziano a disegnare i contorni di una esistenza insieme, tutta da riempire. Ma la vita è beffarda, talvolta mentre stai assaporando la felicità ti viene incontro e ti attanaglia nelle spire ruvide e taglienti del dolore. Isa viene ritrovata in casa strangolata, forse con un giubbotto celeste, lasciato lì “tutto spiegazzato” vicino al suo corpo. In contrasto con il titolo e con il sogno dei due giovani innamorati ecco che la morte e la ferocità del dolore irrompono nella storia.
Dunque un giallo? Sì. Direi che del giallo ritroviamo l’ottimo impianto di una struttura narrativa articolata e ricca di colpi di scena che tengono il lettore con il fiato sospeso; c’è la vittima, c’è chi deve indagare, il commissario con la sua squadra, ci sono i sospettati.
Ma non è solo un giallo. Lo spazio e il tempo in cui si muovono i personaggi a cui dà vita l’Autore ci offrono un quadro dell’Italia che nel 1948 comincia a ricostruirsi sulle ceneri di una drammatica guerra che ha raso al suolo la vitalità di un paese, insieme alle speranze e ai sogni generazionali. Zigzagando tra Milano e Montefiorino, teatro di imprese rischiose e patriottiche, Ciro Pinto con sapiente eleganza stilistica e rigore storico ci regala pagine di vita quotidiana tra quelle montagne dell’Appennino tosco-emiliano, dove nella furia dei combattimenti si intessono anche amicizie e amori, così come si covano invidie e rancori che varcheranno quel tempo e quello spazio. Ecco profilarsi una lettura del romanzo in chiave storica.
Ma non è solo questo, c’è dell’altro. Nell’intricata trama in cui si infrange il sogno di quell’amore, nato sui monti negli anni della Resistenza, che dopo le traversie, gli entusiasmi e gli ostacoli della lotta partigiana vuole rinascere libero nella Milano del 1948, si intrecciano alcune microstorie e il giallo che colora le pagine della narrazione viene fuori in tutta la sua prepotenza, si arricchisce di personaggi vecchi e nuovi. Tra loro alcuni si muovono come fantasmi pericolosi nel buio di una notte metaforica, altri senza remore si affiancano al protagonista, al loro ormai ex tenente, per scoprire chi e perché ha voluto spezzare l’incantesimo di una felicità attesa e sofferta. Per capire torneremo con Ludovico Colzi indietro nel tempo su quei monti e insieme a lui scopriremo tratti caratteriali e emozionali di uomini che sveleranno quanto la miseria della natura umana non riesca ad essere mitigata, smussata nemmeno dalla tragedia di una guerra. Lo scavo psicologico dei personaggi trova il suo spazio proprie nelle pieghe di quel passato da cui verranno risposte dolorose, molto più di quanto Ludovico avrebbe mai immaginato e così il dolore individuale si fa dolore collettivo.
Il romanzo, ricco di un profondo umanesimo che si avverte fin dagli inizi, diventa struggimento dell’anima nelle pagine di chiusura quando gli interrogativi di Ludovico Colzi diventano di ciascuno: si può sopravvivere al dolore e in che modo? Aprendosi agli altri o arroccandosi su se stessi “in un sordo e opaco rancore che mi farà camminare lungo le strade senza mai cercare uno sguardo, una parola, il contatto di una mano?” Per rispondere alle proprie domande esistenziali, Ludovico deciderà di ritornare ancora a Montefiorino per girare su quei monti con una bicicletta, come “faceva lei allora”, la sua Isa, la rossa.
Con Senza dolore Ciro Pinto, già autore di altri romanzi e racconti apprezzati dai lettori e dalla critica – con più premi all’attivo – si conferma scrittore di gran pregio, risultando vincitore della Quarta Edizione Premio Nebbia Gialla nella sezione inediti, 2019.