Denuncia ed emozione: ecco il Festival del cinema dei diritti umani di Napoli

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Immagine di Cinenapolidiritti.it

É iniziata il 17 novembre e continuerà fino al 28 la XII edizione del Festival del Cinema dei diritti umani di Napoli. Il nostro giornale seguirà, dunque, anche quest’edizione con approfondimenti e consigli per i lettori, come accaduto l’anno scorso con la proiezione de “La Giostra” nello Spazio Comunale Piazza Forcella, dove il Festival si è svolto in edizioni precedenti.  La rassegna dal 2008 è un importante momento di confronto tra diverse realtà che vedono in questo “palcoscenico” l’opportunità di scambiarsi idee, spunti di riflessione, momenti di “denuncia”, tessendo collaborazioni e nuove sinergie. Il Festival è parte del circuito Human Rights Film Network, la rete dei Festival del Cinema dei Diritti Umani con sede ad Amsterdam, sostenuta da Amnesty International. L’edizione di quest’anno, particolare in quanto tenutasi esclusivamente in modalità virtuale a causa della pandemia di Covid-19, è dedicata alla memoria di Mario Paciolla, il giovane cooperante napoletano trovato morto nella propria casa di San Vicente del Caguàn in Colombia il 15 luglio scorso. Una scelta quasi doverosa, visto il forte legame esistente tra Mario ed il Festival, per il suo grande attaccamento alla giustizia sociale e alle battaglie per i diritti umani nel mondo.

Il leit-motiv di questa edizione è l’impatto della pandemia di Covid-19 sui diritti umani in tutto il mondo. “Abbiamo estremamente bisogno di parlare di diritti umani in questo momento storico. Siamo concentrati sulla pandemia globale al punto che tanti dei problemi, delle contraddizioni che attraversano il mondo, passano in secondo piano e rischiamo di dimenticarle”; queste sono state le parole dell’Assessore alla cultura del Comune di Napoli, Eleonora de Majo.

Sono dunque diverse le aree del mondo che saranno protagoniste nel Festival: Medio Oriente, toccando Palestina, India, Myanmar ma anche America Latina ed Europa, in particolare approfondendo il tema dei sovranismi dei Paesi del Gruppo di Visegràd: Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Polonia.

Cortrometraggi, documentari e film arrivati da tutto il mondo, tra cui ne sono stati scelti 33 per le quattro categorie: Human Rights DOC, Human Rights Short, Human Rights Youth e Ciack Migraction. Sarà possibile seguire le dirette giornaliere con approfondimenti tematici sulla pagina Facebook del Festival e guardare i film in concorso gratuitamente sul sito dedicato, dopo essersi registrati. La varietà delle tematiche affrontate riesce davvero a toccare tutti gli aspetti più delicati che la pandemia ha acuito: disoccupazione, problemi psichici, problemi ambientali.

Non è un caso che sul “palco” virtuale del Festival interverranno i lavoratori della fabbrica Whirpool e alcuni esponenti No-tav della Regione Piemonte; sarà affrontato il tema delle carceri e i nuovi sbarchi di migranti. Tutto questo con la voce di esperti del settore e con l’occhio dei cineasti e dei registi di tutto il mondo.

Il Festival, patrocinato tra gli altri da Amnesty International, è una rassegna di eccellenza e motivo di orgoglio per la città di Napoli. Amnesty International è da sempre presente all’interno del Festival tramite il quale è riuscita anche a portare all’attenzione del pubblico situazioni di estrema urgenza che, attraverso l’uso del cinema, riescono a colpire maggiormente l’attenzione, sensibilizzando ed affrontando temi cruciali della nostra contemporaneità.

Non è usuale riuscire ad unire in un’unica rassegna film e testimonianze di così tante aree del mondo ed allo stesso tempo così tante battaglie e violazioni dei diritti umani che continuano, in numerosi casi, nel silenzio dei media mondiali. Il cinema dunque si fa cassa di risonanza di ingiustizie sociali attraverso immagini, suoni e commistioni di mondi diversi. Il Cinema dei diritti umani diventa dunque quasi un nuovo genere, un cinema di indagine, di denuncia, di battaglie sociali. Una ricchezza a cui vale la pena partecipare, guardando non solo i numerosi film in concorso ma soprattutto ascoltando le testimonianze e le interviste ai registi e agli attivisti che fino al 28 novembre porteranno alla ribalta le lotte per i diritti umani in maniera trasversale.

Ora più che mai, la giustizia sociale non va in lockdown.

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