Bolivia, Spagna e Argentina: uniti contro i golpisti

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Il Vicepresidente spagnolo Iglesias con il Presidente argentino Fernandez (foto di https://www.pagina12.com.ar/)

A poche settimane dalle elezioni in Bolivia, che hanno visto la vittoria del candidato del MAS (movimento al socialismo), il neo presidente eletto Luis Alberto Arce Catacora, è sfuggito ad un attentato dinamitardo di stampo fascista. Così Alberto Fernandez, il presidente dell’Argentina, ha promosso un importante documento “Declaración de La Paz” contro i frequenti colpi di stato che minano costantemente la democrazia in America Latina. Riunitisi a La Paz, capitale governativa della Bolivia, alcuni leader insieme ad ex presidenti dell’America Latina e dell’Europa hanno firmato la “dichiarazione de La Paz in difesa della democrazia e contro l’avanzata dell’estrema destra”. La dichiarazione è stata promossa non solo da Alberto Fernandez ma anche dal vice Presidente del governo spagnolo, Pablo Iglesias. Il documento porta pure le firme di altri leader dello scenario internazionale, tra tutti: Evo Morales e Arce, Dilma Rousseff (ex Presidente del Brasile), Rafael Correa (ex Presidente dell’Ecuador), Alexis Tsipras (membro del parlamento ellenico), Jean-Luc Melenchon (politico francese e fondatore del “partito di sinistra”).

La nascita di questo documento è sicuramente scaturita dalla situazione boliviana, non solo dal fallito attentato al neo presidente ma dalle vicende dell’anno scorso in cui Evo Morales è stato costretto a scappare dal proprio Paese in seguito alle accuse della destra di aver truccato le votazioni. “Oggi la democrazia è minacciata e basta analizzare i fatti politici degli ultimi mesi in Bolivia per capirlo […] L’estrema destra si espande a livello mondiale diffondendo menzogne infangando gli oppositori politici”. Esordisce così il documento che si propone di porre un freno all’avanzata delle destre ma anche all’escalation di violenza che i golpisti propugnano nel continente latinoamericano da anni. I firmatari così, attraverso questo atto, si impegnano a lavorare fianco a fianco per salvaguardare la democrazia in quei Paesi in cui il potere delle destre tende a sovvertire le istituzioni. Il documento però affronta anche le grandi anomalie del sistema neoliberista. Le disuguaglianze sociali, la fragilità dei sistemi sanitari, l’insostenibilità sociale, economica ed ecologica che il sistema in atto non riesce più a gestire. Insomma dalla Bolivia parte un messaggio importante delle sinistre mondiali, un messaggio diverso perché, pur partendo dagli ultimi colpi di stato si arriva a parlare delle contraddizioni dell’attuale sistema capitalistico, additando il neoliberismo come un modello da cui guardarci. Certamente un documento per avere vigore deve mettere in atto più che teorizzare, ma è pur sempre vero che un primo passo è stato fatto. Dalla Bolivia, che si è resa referente internazionale della risposta cittadina contro il golpismo, parte una nuova sfida, una sfida che questa volta vede congiungere America Latina e Europa. Su questa scia, spostandoci più a nord della Bolivia, è di pochi giorni fa la notizia che Morales e dunque la Bolivia ha riannodato i contatti con il Venezuela di Maduro. Le relazioni diplomatiche si riappacificano con il gesto simbolico di Nicolas Maduro di riaprire la sede diplomatica nella nazione andina. Quei rapporti, danneggiati dall’anno del “governo golpista” di Áñez, sono adesso nuovamente ripresi. La sinistra così riprende fiato in America Latina grazie soprattutto alla vittoria del MAS in Bolivia, ed iniziano già a cambiare gli equilibri nel continente martoriato dai golpe e dall’egemonia yankee.

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