Era il 29 settembre, quando nella regione Campania si sono riaperte le scuole, in ritardo rispetto al resto del Paese. I bambini ed i ragazzi, dopo sei mesi di didattica a distanza, hanno finalmente potuto varcare di nuovo la soglia delle proprie classi, ritrovando banchi nuovi, sistemi di protezione triplicati, ma finalmente insieme dal vivo con i propri compagni e le proprie maestre. Le regole sono chiare: mascherina obbligatoria dai sei anni in su, distanziamento, disinfettare le mani con frequenza, quasi nessun momento di aggregazione.
Eppure dopo neppure venti giorni si fa marcia indietro. Le scuole, di ogni ordine e grado, comprese le elementari, vengono chiuse, ritornando alla didattica a distanza (l’ormai famosa DAD). Il problema reale è che la legge astratta, generale e super partes non include spesso le difficili sfaccettature della complessa realtà. In Campania, ed in particolare a Napoli e nella sua provincia, non sempre le famiglie ed i ragazzi hanno la possibilità di avere spazi in casa, connessioni ad internet funzionanti, materiale informatico per seguire le lezioni. A Napoli sono tante, troppe, le famiglie dei quartieri popolari che condividono una stanza in cinque, sei, sette persone. E così due o tre fratelli si trovano a dover condividere dieci metri quadri per non perdere la lezione di storia o di italiano.
E qui avviene il miracolo o, se vogliamo, la bellezza del reinventarsi, la bellezza della resilienza. A Napoli accade che un maestro, pochi giorni prima della chiusura delle scuole, decide di preparare una lezione per i cento anni dalla nascita dello scrittore Gianni Rodari. Accade poco dopo che si sospendono le attività didattiche in presenza per le scuole di ogni ordine e grado fino al 30 ottobre. Le scuole vengono chiuse e, vedendosi privato della possibilità di vedere i propri studenti e di far loro lezione, il maestro Antonio Stornaiuolo, della scuola Dalla parte dei bambini della Fondazione Foqus, va lui dai suoi piccoli alunni. Mascherina e zaino in spalla, il maestro gira per i vicoli dei Quartieri Spagnoli, leggendo ai bambini e ai ragazzi le poesie e i versi di Rodari. E subito la didattica a distanza diventa didattica dai balconi.
L’emozione è tanta, si affacciano incuriositi anche altri inquilini delle case vicine, i passanti si fermano e la lettura si trasforma in una piccola lezione collettiva, rigorosamente distanziati e con mascherine. Vengono lette varie poesie di Rodari, tra cui Teledramma e la Fuga di Pulcinella, incentrate sul tema dell’importanza della libertà. Quest’emozionante momento deve cogliere non solo la bellezza della resilienza ma anche l’importanza della scuola. La scuola non è sacrificabile. La didattica a distanza è considerata un modo che consente alla cultura e al sapere di continuare anche attraverso uno schermo ma non è sempre così. Ci sono cose che non possono essere trasmesse e vissute digitalmente.
E soprattutto ci sono famiglie e bambini che non hanno i mezzi necessari per prendere parte a questa modalità didattica. La scuola deve includere, deve evitare la dispersione scolastica, deve essere anche un mezzo per togliere i ragazzi dalla strada, soprattutto a Napoli. Quello del maestro Stornaiuolo è un mezzo bellissimo nella sua tragicità, un disperato tentativo di non spezzare il filo che la scuola rappresenta in molte realtà disagiate del nostro territorio. Bisogna ripartire da questo ingegno e da questa semplice concretezza per un comparto fondamentale della vita di un Paese: l’istruzione.
Intanto le poesie di Gianni Rodari lette tra i vicoli ai più piccoli ci danno speranza. Spes ultima dea.
Se il nostro sistema scuola avesse la capacità di adattarsi con intelligenza e di muoversi con efficacia come il maestro Stornaiuolo forse avrebbe la possibilità di ricollocarsi nel nuovo scenario che si va configurando. Bisognerebbe avere una chiara vision per costruire strategie di cambiamento necessarie per intercettare chi in questa situazione risulta ancor più emarginato. Non bastano i banchi con le rotelle….