Sulla stella a dodici punte, disegnata da Michelangelo, che orna lo spazio al centro della piazza del Campidoglio, si è tenuto, il 20 ottobre di quest’anno, il 34° Incontro Internazionale di preghiera per la pace, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, dal titolo “Nessuno si salva da solo – Fraternità e Pace“. In questo contesto, i rappresentanti delle grandi religioni mondiali si sono riuniti, in un primo momento, ciascuno in un proprio luogo, per dedicarsi ad un momento di riflessione e di preghiera, poi, insieme, i leader religiosi hanno acceso il “Braciere della Pace”.
Insieme a Papa Francesco erano presenti il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, il Rabbino Capo di Francia, Haim Korsia, il Segretario Generale del Comitato Superiore della Fraternità Umana (per l’Islam), Mohamed Abdelsalam Abdellatif, e l’esponente del Buddhismo “Soto Zen”, Shoten Minegishi. Le autorità italiane sono state rappresentate dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, dal Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dalla Ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, dalla Sindaca Raggi e dal Presidente della Regione Lazio, Zingaretti, che, insieme, hanno accolto Francesco ai piedi della scalinata della Basilica di Santa Maria in Ara Coeli.
Il Capo dello Stato, raccogliendo il richiamo alla responsabilità voluto da questo incontro, ha pronunciato le seguenti parole: “La Repubblica Italiana onora e riconosce gli sforzi di dialogo in questa direzione, nella consapevolezza del ruolo di fondamentale importanza che le religioni hanno e possono dispiegare nel contribuire a un avvenire di sviluppo e di eguaglianza fra le persone e i popoli. La speranza sarà più forte di tutti gli ostacoli, non sarà più irraggiungibile se le donne e gli uomini di buona volontà si impegneranno vivendola concretamente nel loro quotidiano”.
Papa Francesco, riferendosi al particolare momento storico che stiamo vivendo, ha detto che “la lezione della recente pandemia, se vogliamo essere onesti, è la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme”.
Insieme a Papa Francesco, poi, i rappresentanti delle grandi religioni mondiali si sono ritrovati insieme, “come un arcobaleno di pace”, nel palco allestito davanti al palazzo Senatorio ed insieme hanno pregato, gli uni accanto agli altri, consapevoli che “la preghiera è la radice della pace”. Un minuto di silenzio, in memoria delle vittime della pandemia e di tutte le guerre, e la lettura dell’”Appello di Pace 2020”, che un gruppo di bambini ha consegnato agli ambasciatori e ai rappresentanti della politica nazionale, ha concluso la cerimonia.
Un tema caro a Papa Francesco, quello della fratellanza universale, centrale soprattutto nella sua nuova Enciclica, Fratelli tutti, scritta a otto anni dalla sua elezione, e che rappresenta, come scrive la rivista La Civiltà Cattolica, “il punto di confluenza di ampia parte del suo magistero. La fratellanza è stata il primo tema al quale Francesco ha fatto riferimento dando inizio al suo Pontificato, quando ha chinato la testa davanti alla gente radunata in piazza San Pietro. Lì ha definito la relazione vescovo-popolo come «cammino di fratellanza» e ha espresso questo desiderio: «Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza».”
Fratelli tutti declina insieme la fraternità e l’amicizia sociale: “L’autentico dialogo sociale presuppone la capacità di rispettare il punto di vista dell’altro, accettando la possibilità che contenga delle convinzioni o degli interessi legittimi. A partire dalla sua identità, l’altro ha qualcosa da dare ed è auspicabile che approfondisca ed esponga la sua posizione perché il dibattito pubblico sia ancora più completo. È vero che quando una persona o un gruppo è coerente con quello che pensa, aderisce saldamente a valori e convinzioni, e sviluppa un pensiero, ciò in un modo o nell’altro andrà a beneficio della società. Ma questo avviene effettivamente solo nella misura in cui tale sviluppo si realizza nel dialogo e nell’apertura agli altri”.
E, messaggio veramente rivoluzionario: «Le diverse religioni, a partire dal riconoscimento del valore di ogni persona umana come creatura chiamata ad essere figlio o figlia di Dio, offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società… La Chiesa apprezza l’azione di Dio nelle altre religioni», e «nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini».
Un tema di grande impatto, che mi ricollega a quanto riportato in un libro che Giulio Einaudi editore ha pubblicato lo scorso anno, dal titolo Il Dio unico e la società moderna. Incontri con papa Francesco e il cardinale Carlo Maria Martini. È un libro che contiene i colloqui tenuti tra queste personalità religiose ed Eugenio Scalfari, il quale sottolinea quanto tale volontà unificatrice sia tenuta a cuore più che mai dal Papa. Scrive, infatti: “In effetti il Dio unico che papa Francesco predica con la forza che nessun altro aveva impiegato, corrisponde a una realtà che la nostra mente non può giudicare perfettamente logica per chi crede in una divinità. Non ci può essere una divinità suprema generata soltanto da un gruppo di fedeli mentre altri gruppi hanno divinità diverse. Finora questo è accaduto ma papa Francesco è il primo a sostenere l’unicità di Dio, sia pure con alcune differenze cerimoniali o anche di visione della divinità propria; ma si tratta di differenze che debbono essere superate: pensare a un Dio di proprietà di un popolo e non di altri è insensato e il Papa lo sta smentendo giorno per giorno, e non solo con le parole ma con i fatti: abbraccia i musulmani, abbraccia ovviamente gli ebrei, non parliamo dei protestanti, cristiani ma con differenze di comportamento nel clero… Il Papa che abbiamo oggi, preceduto nel tempo dall’azione del cardinal Martini che fu suo amico all’epoca dei Conclavi, ha affermato ed afferma costantemente che il Dio creatore è unico in tutto il mondo. Non può esistere un Dio proprietà di un popolo…quel Dio è uno solo, l’epoca degli dèi è ormai di duemila anni fa ed ha perso ogni senso.”