Riceviamo dalla prof.ssa Lucia Veneruso e volentieri pubblichiamo.
Una mattina al mare in settembre inoltrato. Una lunga spiaggia sul litorale grossetano e pochi ombrelloni con tanto spazio intorno. Un vero lusso alla fine di un’affollatissima estate italiana. Piccoli accampamenti con sedie, lettini e asciugamani. Teli colorati tesi su quattro tronchi di albero per novelli Robinson Crusoe… ma senza rischi. Il sole non infastidisce e si è accordato con il vento. Insieme vanno e vengono. Coccole speciali che rasserenano e danno benessere. Ecco, quindi, perché mi sembra ancora più incredibile ciò a cui assisto.
I nostri vicini di ombrellone, e neanche tanto vicini, hanno montato una canna da pesca molto alta, piantandola sulla riva. Lanciano la lenza in mare. Sono una coppia non più giovane; forse si godono la pensione e la pesca è una pratica così rilassante, lenta, senza fretta. Il tempo non è importante.
In acqua non c’è quasi nessuno. Solo un’altra coppia che passeggia a pochi metri dalla riva. Un giovane uomo di colore si avvicina all’ombrellone della coppia di “pescatori” e si accovaccia per mostrare la sua mercanzia. Sono poche cose. Non ha nemmeno una borsa dove riporla. Marito e moglie sembrano ben disposti, forse interessati all’acquisto. Ma, all’improvviso, l’anziano “signore” si alza di scatto e grida verso la coppia a mare. Sta segnalando la canna da pesca, ma non li avverte di fare attenzione all’amo, no di certo, come potrebbe, visto che la sua pesca di alto profilo è in pericolo? e quindi minaccia, insulta. Un’aggressione verbale improvvisa, senza senso, che turba i pochi presenti, spezza l’equilibrio creato dagli elementi, inquina un’atmosfera quasi surreale. L’altra coppia reagisce e comincia ad urlare da lontano, ribellandosi con altrettanta violenza all’aggressione subita. Parole forti, un braccio di ferro di parolacce. Ma non è detto che qualcuno vinca. L’uomo dal mare comincia ad avvicinarsi alla riva. La moglie resta nell’acqua e cerca di dare il suo contributo. Comincia, infatti, a fare gestacci…fa l’ombrello più volte, noblesse oblige ahimè! e fa infuriare il “pescatore” ancora di più. I due uomini stanno per venire alle mani.
Ma ecco che il ragazzo nero si alza, abbandona la sua merce a terra, corre verso i litiganti e si frappone tra i due. L’unico con la mascherina. Allarga le braccia. È un gesto fermo, ma discreto. È in mezzo a loro, eppure sembra che i due non lo vedano affatto. Troppo presi dal loro livore. Cerca di non farli toccare e si sforza di non toccarli. Li prega di stare calmi. I due continuano ad insultarsi. Il turpiloquio della signora in acqua impressiona: possibile che istighi ancor più l’aggressore e non faccia niente per calmare il marito?
Tutta la situazione è paradossale. Le coccole del sole e del vento erano solo per me? Mi dà i brividi vedere due coppie adulte che per un niente sputano violenza. Mi commuove quel ragazzo che cerca di dividerli, pur trovandosi sulla spiaggia soltanto per sbarcare il lunario. Avrebbe potuto rimanere accanto alla sua roba, non fare niente, e invece ha ritenuto giusto intervenire per evitare il peggio. È il colore della sua pelle che glielo ha suggerito?
Finalmente i due uomini si allontanano l’uno dall’altro, pur continuando ad insultarsi. Sono a distanza di sicurezza. Il ragazzo ritorna verso l’ombrellone, prende le sue poche cose e se ne va. Dignitoso. Senza aver venduto niente. Con la mascherina… Bisognerebbe filmare. Non lo faccio. Non mi piace filmare gli altri. E poi mi vergogno. Mi vergogno di avere più cose in comune con la coppia che con il ragazzo. Sono anche io italiana. Anche io sono su questa spiaggia, libera dai mei impegni e per godermi la giornata di mare. E poi mi vergogno per le generalizzazioni di chi considera sempre e comunque gli immigrati come pericolosi, mi vergogno per i luoghi comuni, mi vergogno per chi si sente in diritto di esercitare la violenza fisica e verbale anche nelle situazioni più banali. Oggi mi sono sentita minacciata e turbata dal comportamento di tre connazionali e mi sono sentita rassicurata dal ragazzo africano.
E i protagonisti di questa raccapricciante scenetta? Sono ritornati alla loro apparente tranquillità e sembrano di nuovo delle persone tanto affidabili. Forse non hanno neanche capito che un giovane uomo di colore ha, senza successo, provato ad insegnar loro qualcosa. Oggi avrei voluto avere la pelle nera!