L’Italia è un Paese con un altissimo numero di testate giornalistiche, sia cartacee che online. Questo dato però non combacia con la qualità dell’informazione, in quanto la limitata libertà di stampa e l’avvento aggressivo delle fake news minano la credibilità del giornalismo nostrano. Lo staff di Reporters sans frontieres, la prestigiosa associazione internazionale in difesa dei giornalisti di tutto il mondo, pubblica annualmente il report sulla libertà di stampa mondiale. Quello che emerge è che il numero dei paesi “sicuri” per esercitare la professione di giornalista, diminuisce di anno in anno. A questo dato si aggiunge il fatto che negli ultimi anni sono in aumento i regimi autoritari, che più di tutti minano non solo la libertà d’espressione ma aumentano il controllo sui media. In una classifica composta da 180 Paesi, l’Italia occupa la 41esima posizione. Ai primi posti invece troviamo le democrazie più stabili d’Europa: Norvegia, Finlandia e Danimarca, chi invece chiude questa lista sono Cina e Corea del Nord.
Perché in questa classifica l’Italia è il fanalino di coda dell’Unione Europea? Pare che nel Bel Paese tra i 30 e i 40 giornalisti siano attualmente sotto scorta 24h su 24 per minacce di morte e agguati; perché? Poiché in Italia ci sono dei temi che è meglio non trattare. Tra gli argomenti più “rischiosi” troviamo la corruzione, mentre aumentano gli attacchi da parte dei gruppi neofascisti. Il livello di violenza cresce nelle regioni tra il centro-sud Italia. Emblema di un giornalismo senza tutele è stato il caso di Carlo Verdelli, che dopo aver subito minacce di morte è stato esonerato dall’incarico di direttore del quotidiano la Repubblica. Grazie al sostegno dei suoi colleghi, aiutati dalle parole del Presidente della Repubblica Mattarella, che definì gli attacchi contro Verdelli “indegne di una democrazia”, il giornalista è tornato a collaborare con il Corriere della Sera.
Ma come abbiamo già detto, anche i gruppi di estrema destra condizionano fortemente il lavoro dei cronisti italiani. Il 2018 è stato l’anno con più agguati neri ai danni dei giornalisti. La cronaca infatti ha registrato cinquantadue rappresaglie, praticamente un’aggressione a settimana. I giornalisti che documentano quanto siano in aumento i sentimenti nostalgici non sono benvoluti e il fatto che chi scrive sia poco tutelato, dimostra quanta voce in capitolo abbiano oggigiorno i gruppi di estrema destra. Purtroppo non possiamo esimerci dal dire a chiare lettere che le forze dell’ordine e la magistratura, che dovrebbero impedire questi episodi, non hanno ancora attuato un sicuro piano per fronteggiare questi avvenimenti. L’ultimo episodio registrato risale al 6 giugno, quando nella manifestazione al Circo Massimo organizzata da ragazzi d’Italia, ultras e estrema destra hanno inseguito e aggredito i giornalisti presenti. Nonostante siano in vigore nel nostro Paese le leggi Scelba e Mancino, gli aggressori continuano i loro atti vili restando impuniti. A questo quadro abbastanza sconfortante si aggiunge un altro dato: quello delle fake news. In Italia attualmente le notizie false hanno più visibilità di quelle vere. Uno studio dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) lo dimostra. Un alto tasso di notizie online, tra l’altro rapidissime nel diffondersi, mostra dunque una superficialità di base, poca analisi delle fonti e poca accuratezza. Soprattutto nell’ultimo periodo le fake news attaccano temi di politica e scienza, questo a dimostrazione del caos sociale che ci circonda. È chiaro dunque il tentativo di indebolire l’accesso a fonti veritiere mettendo in atto una vera e propria strategia di disinformazione. Quello delle notizie false è un tema molto più subdolo di quanto si possa pensare. Le tematiche trattate male e le menzogne aumentano la frammentazione sociale, hanno un forte impatto emotivo sulla vita dei cittadini e costituiscono un campanello d’allarme che ci fa capire quanto non solo la libertà di stampa ma anche la democrazia siano sotto attacco.