Riflettere sul concetto di laicità significa, inevitabilmente, incamminarsi all’interno di un labirinto concettuale. Semplificando, potremmo convenzionalmente individuare almeno tre macro-ambiti all’interno dei quali racchiuderlo: politico, individuale ed ecclesiastico.
In una prospettiva politica, propria di uno Stato laico e aconfessionale, tale concetto dovrebbe tendere a separare la propria sfera da quella religiosa e dovrebbe preoccuparsi, principalmente, che le istituzioni, che presiedono le due sfere, non interferiscano tra loro. In Italia, ad esempio, la Chiesa cattolica non dovrebbe interferire nelle competenze dello Stato e, viceversa, lo Stato non dovrebbe, a sua volta, interferire con quelle della Chiesa cattolica.
Riguardo all’ambito individuale, invece, è il singolo stesso a professarsi aconfessionale. È lui a desiderare che alcun aspetto della propria vita abbia niente a che fare con la fede che ha ereditato e che debba essere perciò, esclusivamente, la propria coscienza l’unico giudice a regolare il proprio comportamento e la propria etica. Comunque, gli individui che si riconoscono in questo secondo àmbito sembrano mostrare, ognuno, un diverso approccio nei confronti della laicità, tale da permettere la suddivisione di questo ambito in ulteriori sottolivelli ben distinguibili. Avremo, perciò, chi dimostra una completa apertura verso qualsiasi religione, chi, viceversa, dubita su ogni cosa, chi pensa che Dio non esista, ma rispetta tutte le manifestazioni di fede ed è anche interessato alle argomentazioni da esse professate, chi, invece, è assolutamente certo dell’inesistenza di Dio e crede che l’esistenza della religione sia solo dovuta all’ignoranza.
Una terza accezione di laicità è quella che potremmo definire ecclesiastica. Persone che si identificano come credenti ma che non hanno alcun ruolo ministeriale all’interno della propria chiesa, che non appartengono al clero e allo stato religioso.
Se, parlando delle ingerenze tra religione e politica, è stato usato il condizionale è perché, spesso, nella realtà queste sono avvenute molte volte nella storia dell’umanità, ed avvengono ancora oggi. Basti pensare, ad esempio, a quante volte la sfera religiosa abbia interferito nel corso della storia nei confini della sfera politica. Pensiamo, ad esempio, allo Stato pontificio, alla repressione della libertà di pensiero e della cultura dei diritti dell’uomo, agli ostacoli posti alla ricerca scientifica. La politica, a sua volta, ha anch’essa invaso il campo della religione, ad esempio, uccidendo molti cristiani al tempo in cui il cristianesimo era considerato religio illecita, manifestando una vera e propria furia iconoclasta nel corso della Rivoluzione francese, depredando decine di monasteri per ordine di Napoleone, e perseguitando i cristiani, come ancora oggi avviene, in diverse parti del mondo.
Un atteggiamento dogmatico, su entrambi i fronti, tende naturalmente a ricordare solo i crimini compiuta dalla fazione avversa ma, ciò che in questa sede si vuole mettere in evidenza, è la continua interferenza tra i confini politici e religiosi che la storia ci racconta, e che dimostra quanto la distinzione alla base della laicità sia, in realtà, molto delicata.
Riferendosi all’episodio in cui Gesù pronunciò la famosa frase: «date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio», il biblista Heinrich Schlier scrisse: «con Gesù emerge, accanto alla sovranità statale, la sovranità di Dio che, in quanto ai mezzi per affermarsi, non fa affatto concorrenza alla sovranità terrena, tanto diverso è il piano su cui si trova». È una visione che ben identifica una gestione laica del mondo e che mette in evidenza quanto lo Stato pontificio abbia spesso tradito questa distinzione evangelica con i suoi eserciti, i suoi tribunali inquisitori e le sue condanne. Ma oggi, è veramente così facile applicare tale distinzione alle questioni pratiche della nostra società?
Applicata alla scuola, ad esempio, non assistiamo a vere e proprie ingerenze quando pensiamo ai finanziamenti statali devoluti alle scuole private gestite dalla Chiesa, all’insegnamento nelle scuole della religione cattolica, alla nomina degli insegnanti di religione?
E, se pensiamo alla famiglia, non abbiamo l’evidenza dell’influenza che ancora possiede la religione sulle unioni di fatto, sulle coppie omosessuali, sull’adozione da parte di queste ultime e dei single?
E se affrontiamo le questioni bioetiche, come possiamo non immaginare l’impatto che la religione ha sulla fecondazione assistita, sugli uteri in affitto, sui diritti riguardanti la vita vegetativa, sull’eutanasia, sul testamento biologico, sull’uso dei preservativi e della contraccezione in generale, sull’aborto e sul divorzio?
Il problema, probabilmente, va risolto cercando di comprendere cosa intendiamo quando pensiamo al concetto di laicità. Una possibilità potrebbe essere offerta dall’intendere, ad esempio, il concetto di laicità come un metodo utilizzato dalla nostra mente per mediare il rapporto esistente tra il nostro mondo interiore, inteso come sfera spirituale, o filosofica, attraverso la quale tendiamo a delineare una nostra personale visione del mondo, oppure etica, e quello esteriore, che potrebbe essere rappresentato, ad esempio, dalla sfera politica o del diritto.
Allo stesso tempo, sarebbe auspicabile che ognuno di noi riconoscesse quanto sia improbabile che la nostra dimensione interiore possa tradursi interamente nella realtà esteriore così ricca e diversificata che ci circonda. Una realtà esteriore dove, a differenza di una granitica realtà interiore, la negoziazione è, invece, predominante e ne rappresenta l’anima.
Chiarire queste differenze, con i relativi limiti, ci permetterebbe, forse, di ottenere un equilibrio concreto che, da un lato, non permetta ad alcun compromesso di intaccare il nostro livello interiore, dove a fare da padrone è la nostra anima, il nostro senso di verità e di giustizia e, contemporaneamente, dall’altro, di comprendere che il livello esteriore si nutre principalmente, e funziona correttamente, solo attraverso la relazione armoniosa tra gli uomini, con le loro diversità e le loro differenze di pensiero. Mediare tra questi due universi potrebbe, forse, dare un senso concreto al concetto di laicità.