“Il mare non bagna Napoli” è lo storico libro scritto da Anna Maria Ortese nel 1953. Il libro è la cronaca di uno spaesamento, dell’insofferenza nel dover accettare le condizioni del reale; questo libro potrebbe essere sicuramente una giusta metafora che racchiude le difficoltà dei napoletani nel bagnarsi nel proprio mare. Ebbene sì, perché quella costa tanto affascinante, ricca di storie e leggende, sembra esser rinchiusa in una cupola di vetro, inaccessibile ai propri cittadini. L’attuale situazione ci dice che il 70% delle coste napoletane sono nelle mani di enti privati, in aggiunta il Governo continua da anni a far pagare canoni irrisori ai gestori dei lidi privati. Mentre nel resto d’Europa le spiagge pubbliche sono preservate come dei gioiellini nonostante non abbiano Capri, Ischia e Procida di fronte, e vengono attrezzate di personale sanitario e bagnini, ma anche di discese adeguate per persone con disabilità, nelle nostre terre, le spiagge pubbliche sono divenute negli anni o discariche o luoghi inaccessibili. Si favorisce dunque la discesa a mare presso lidi o enti privati, si paga sempre più per sdraio o ombrelloni senza tener conto che il Mezzogiorno è l’anello debole del Bel Paese. Per chi non può permettersi il lusso del parcheggio privato, del lettino e dell’ombrellone, il mare napoletano si trasforma così in un quadro.
Un po’ come nei negozi del centro storico, ricchi di presepi e pastori fatti a mano; a Napoli, per i bagnanti di serie B, vige la legge: “Vedere ma non toccare, guardare ma non bagnarsi.” Aree costiere in mano ai privati che però non gestiscono la manutenzione delle nostre coste, gioiscono solo dei ricavi economici. Insomma, quello che dovrebbe essere un diritto sacrosanto per gli abitanti di una città che affaccia sul mare, si è trasformato negli anni in un divieto. Ma il problema non è rappresentato solo dalla gestione di lingue di sabbia nelle mani di pochi privati, ad impedire l’accesso al mare sono anche tanti condomini e ville, che negli anni si sono appropriati delle famose “discese private”, con tanto di vigilanti che impedisco l’accesso, forti di una autorità e di un potere che non gli appartengono. Ma per entrare meglio nel merito della questione, tracciamo la giornata tipo di un napoletano (non benestante), che vorrebbe immergersi nelle acquee che un tempo appartenevano a Partenope. La storia è questa: per andare a mare a Napoli è necessario possedere un mezzo di spostamento che sia una macchina o meglio ancora una scooter. Nella città del sole, provare ad andare a mare con i mezzi pubblici potrebbe rappresentare un’odissea. La metro non si avvicina alle zone costiere e gli autobus hanno una frequenza talmente ridicola da far rinunciare anche il bagnante più paziente del mondo. Dunque, assodato che senza mezzo proprio è inutile intraprendere l’avventura, ci si dirige verso la costa, che dal centro città dista pochissimi chilometri. Se ci dirigiamo verso Palazzo Volpicelli, popolarmente conosciuto come “Giuseppone a mare”, bisogna mettere in conto che la discesa è sbarrata dai corpi di polizia municipale che permettono l’accesso solo ai residenti. Dunque pochi metri più avanti si viene attirati da Marechiaro. Ma anche lì, la ztl impedisce l’accesso durante il giorno, l’alternativa è pagare il parcheggio che ti permette di non prendere una multa pari a 90 euro. Perfetto… o quasi: perché quello di Marechiaro è un parcheggio extra lusso, 3 euro ad ora. 5 ore trascorse a mare costeranno dunque 15 euro, solo per il parcheggio. Allora cambiamo nuovamente luogo, sempre sulla stessa strada ci si dirige verso Nisida … ah no, perché a Nisida gli sversamenti in mare non sono mai terminati, dunque per evitare di prendere il tifo, anche l’opzione Nisida viene meno. Insomma non ci resta che aggrapparci al vil denaro e scegliere un lido privato. Magicamente la scelta si amplia: Bagno Elena, Bagno Sirena, Lido Marechiaro, Villa Imperiale e tanti altri. Ovviamente nel pacchetto non è incluso il costo della discesa a mare, il costo di due lettini e un ombrellone e l’immancabile costo del parcheggio per auto o moto. Et voilà, ecco che una giornata a mare per una famiglia napoletana ha raggiunto orientativamente il costo di 40/50 euro. Ma chi non può permettersi questa cifra come fa? Allora credo sia giusto rettificare il titolo dell’articolo: Il mare bagna solo alcuni napoletani, quelli che possono permetterselo.