Produzione ecosostenibile: una possibilità concreta

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Elaborazione grafica di N. Neiviller

La generazione Z, generalmente circoscritta tra i nati nella seconda metà degli anni ’90 e la fine dell’anno 2000, è nata e cresciuta nel pieno dello sviluppo tecnologico e informatico.

L’avvento di Internet ha incrementato le comunicazioni di massa creando un mondo virtuale dove è possibile raggiungere in ogni luogo cose e persone. Questa generazione, e quelle che sono seguite, cresciute con il rischio di malattie pandemiche (aviaria, morbo della mucca pazza, ebola ed oggi coronavirus) e con il pericolo di un’imminente fine del mondo dovuta all’inquinamento globale, volgono lo sguardo ad un futuro più sostenibile, puntando a convertire tutto il fare umano verso un agire orientato alla salvaguardia dell’ambiente. L’incremento costante della popolazione vegana e vegetariana è un esempio di questa nuova coscienza collettiva ed una conseguenza dell’aumento della domanda di prodotti adatti a queste diete e nuovi ideali. La domanda di prodotti ecologici ed ecosostenibili sta cambiando il mercato lasciando indietro prodotti che possono distruggere noi e la nostra terra, poiché l’assalto mediatico tocca la sensibilità di molti. Grazie alla coscienza della nuova generazione anche la produzione di beni come il vestiario e il calzaturiero si trova ad essere cambiata, infatti un marchio conosciutissimo come Adidas ha lanciato in commercio prodotti vegani. Adidas e Allbirds, marchio di scarpe sportive americano-neozelandese, hanno annunciato un progetto comune giovedì 28 maggio 2020. L’obiettivo è trovare soluzioni più rapide per ridurre i 700 milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse dall’industria calzaturiera ogni anno Oltre a ricercare risorse di materiale rinnovabile, la collaborazione mira a innovare i processi di produzione e approvvigionamento e, in definitiva, a produrre il più basso impatto ambientale di carbonio mai registrato. L’azienda produttrice si è posto l’obiettivo di produrre per il 2020 15-20 milioni di paia di calzature in plastica riciclata da spiagge e regioni costiere, superando gli oltre undici milioni di paia nel 2019, i cinque milioni nel 2018 e un milione nel 2017.

In quanto firmataria della Carta delle Nazioni Unite per l’industria della moda per l’azione per il clima, Adidas si impegna a ridurre le proprie emissioni di gas serra e quelle dei suoi fornitori del 30 percento entro il 2030 e a lottare per la neutralità climatica entro il 2050. La speranza di queste aziende è di incoraggiare le persone ad una vita più sostenibile e a costruire un futuro diverso e verde per le prossime generazioni. È questo solo uno dei tanti esempi di imprese che a fianco a tanti attivisti oggi combattono contro un sistema capitalistico irresponsabile e disinteressato all’ambiente, contro lo sfruttamento intensivo di animali. La nostra responsabilità come abitanti di questa terra, l’unica ancora a disposizione, è sostenuta e rafforzata dal piacere della comunione o simbiosi con la natura che ci circonda e ci sprona a trovare un equilibrio tra il consumo e il rispetto per l’ambiente e, anche se ormai siamo diventati animali sociali cosmopoliti, non possiamo certamente negare la nostra stessa natura e il desiderio di appartenere ad un mondo verde, sano e pulito in cui poter vivere. Queste sono solo scintille che si spera diano fuoco alle coscienze di tutti.

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