Il peso della cultura

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New York, Metropolitan Museum (Foto: Archivio Capuano)

Il palco è vuoto. I sediolini della platea, le poltrone, le gallerie, anche. Nulla fa più tristezza di un luogo di cultura vuoto. Il silenzio che si avverte è assordante, più che in altri luoghi.

Durante la quarantena abbiamo visto i droni riprendere dall’alto città deserte e vedere le piazze, i monumenti, i teatri, i musei vuoti è stato di grande impatto. Sono stati attivati tour virtuali in tutti i più importanti musei del mondo, webinar sull’impatto del Covid-19 sul mondo della cultura, su come ripensare il ruolo dei musei.

Poi, la quarantena è finita e siamo entrati in “fase 3”. Ciò che ci si aspettava in un Paese che di cultura vive, che detiene un patrimonio artistico tra i più grandi al mondo, con una storia millenaria risalente all’epoca della Magna Grecia, era lo stanziamento di importanti ed adeguate risorse economiche per il rilancio del comparto culturale e musicale italiano, un decreto insomma che fosse adeguato alle necessità del settore e che non lasciasse indietro nessuno.

Eppure, così non è stato. Nel DL n. 34, il cosiddetto decreto “Rilancio” del 19 maggio 2020 sono previste, dagli articoli 182 al 184, le misure per i comparti cultura e turismo, tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria, “a causa della significativa contrazione degli arrivi internazionali a cui si sono poi aggiunte le chiusure dovute alle misure di contenimento del contagio” (cfr. comunicato stampa del Ministero).

Intanto a livello locale e regionale sono nate numerose iniziative di supporto al settore culturale: la Regione Campania ad esempio, attraverso la sua società in house SCABEC, ha attivato un Osservatorio della cultura, dedito a monitorare e raccogliere dati e suggerimenti dopo l’emergenza Covid-19 da parte degli operatori del settore, attraverso incontri e compilazione di un questionario on-line per far fronte alle varie esigenze e risolvere le principali difficoltà incontrate in questa fase.

Altre iniziative sono state svolte da enti del terzo settore, come l’Associazione Italiana Giovani per l’Unesco, che ha organizzato numerosi webinar con esponenti del mondo culturale, accademici e direttori di musei per confrontarsi sulle ricadute dell’epidemia ma soprattutto su come ripensare la cultura e la fruizione dei musei dopo questo spartiacque storico.

Anche quello della digitalizzazione è stato un tema fortemente discusso e affrontato durante quest’emergenza: è indubbia la grande utilità ed importanza del ruolo del digitale per la fruizione dei musei, ma ci si interroga soprattutto sul significato della cultura, su quale debba essere il suo ruolo. Le visite ad un museo, ad esempio, sono un momento spazio-temporale inimitabile dal punto di vista sociale, un’esperienza ed opportunità di viaggio e di emozione.

Il contatto con il pubblico, poi, è essenziale per un artista, per un attore; gli streaming della quarantena hanno consentito sì che alcuni concerti potessero svolgersi ugualmente, ma hanno visto l’artista solo sulla scena, isolato nella sua stessa arte. E se l’arte e la cultura sono fruizione ed emozione, sicuramente non si può relegare al digitale la soluzione del post Covid-19.

Dal 23 maggio ad oggi centinaia di lavoratori del mondo dello spettacolo sono scesi in piazza in molte città italiane per far sentire la propria voce e chiedere al governo maggiori tutele, per quello che nel nostro Paese è stato spesso considerato un settore subalterno e secondario e che già prima della pandemia viveva una condizione di grande precarietà.

“Con la cultura non si mangia” diceva il ministro Tremonti ed oggi non possiamo non dargli ragione, perché, nel senso letterale del termine, con la cultura in questo momento si mangia a stento. I lavoratori culturali chiedono la partecipazione dei sindacati e politiche di sostegno per l’occupazione giovanile nel settore e per gli operatori culturali, nonché un reddito di continuità finché non verrà ripristinata la normalità.

I grandi esclusi dal Fondo Unico dello Spettacolo sono anche i musicisti e tutti coloro che lavorano in questo settore, che proprio in queste settimane stanno lanciando una campagna social dal titolo #IOLAVOROCONLAMUSICA: questo appello è indirizzato al Parlamento, a cui si chiede di prendere in esame gli emendamenti del DL Rilancio relativi al comparto musicale, affinché il 21 giugno non diventi una “giornata senza musica.” Così come è accaduto per altri settori, l’epidemia da Covid-19 ha fatto venire alla luce numerose lacune, anche legislative e normative, del comparto culturale e musicale.

A questo appello hanno aderito tantissimi lavoratori musicali, da grandi cantanti come Jovanotti, Fiorella Mannoia, Piero Pelù, ma soprattutto figure e ruoli come tecnici audio, social media manager, fonici, produttori e tutti coloro che restano “dietro le quinte” ma che non sono lavoratori invisibili. Il comparto musicale è stato tra i più colpiti, anche per l’impossibilità di poter svolgere concerti almeno fino al mese di marzo 2021.

Intanto, pochi giorni fa è stato lanciata in Campania l’edizione del Napoli Teatro Festival e, nelle prime ore dall’apertura online dei botteghini, il sold out è stato raggiunto in brevissimo tempo.

La potenza della cultura, dell’arte, del teatro è viva ora più che mai, pur tra tutte le difficoltà che il settore si è trovato ad affrontare. La voglia di tornare a fruire degli spettacoli a cielo aperto, in parchi e castelli, nel mondo reale, è stata più forte di qualsiasi cosa. Nel frattempo però i lavoratori culturali chiedono a gran voce di non essere abbandonati dalle istituzioni. Con la cultura non si mangia? No, con la cultura si vive. Si chiede solo allo Stato di non lasciare soli i lavoratori dello spettacolo nella difficoltà del dopo, nella sindrome da palco vuoto, ma di restituire dignità e fondi al settore culturale ed artistico, perché ricordiamo che la cultura non esiste senza di noi e, viceversa, noi non esistiamo senza cultura. Così, parafrasando il cantautore Simone Cristicchi, “Credo che non sia la bellezza che salverà il mondo, ma siamo NOI che dobbiamo salvare la bellezza”.

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