Una delle perle dell’America latina è il Venezuela, considerato come uno dei paesi con maggiore diversità ecologica nel mondo. La Repubblica Bolivariana del Venezuela confina a nord con il Mar dei Caraibi, a est con la Guyana, a sud-est con il Brasile e a sud-ovest con Colombia. Il Paese, guidato dall’attuale presidente Nicolas Maduro, si sostiene grazie alle proprie ricchezze quali petrolio e moltissime risorse minerarie del sottosuolo. L’economia infatti si basa principalmente sull’estrazione, la raffinazione ed il commercio del petrolio. Per mesi la Repubblica Bolivariana del Venezuela è stata sotto attacco dei media mondiali, che gridavano alla dittatura. Le immagini di numerosi bambini nella capitale Caracas, che raccoglievano cibo dalla spazzatura, hanno fatto il giro del mondo. Non che quelle immagini non fossero veritiere, ma il Venezuela si trova a far i conti con una grande potenza mondiale che gli rema contro: gli Stati Uniti d’America. Nell’ultimo anno, la stampa mondiale, col beneplacito degli USA, ha tentato con ogni mezzo di destabilizzare la società venezuelana, riuscendoci almeno in parte. Ma proprio quando l’appellativo di “dittatore” nei confronti di Maduro stava attecchendo, il passo falso di Guaidò di forzare la mano ha ridato nuovamente vigore all’immagine di Nicolas Maduro. Lo scorso 21 gennaio Juan Guaidò, capo dell’opposizione e presidente del parlamento, è scappato dal Paese evidenziando di non avere solidi appoggi né da parte della popolazione né dei militari. Il Paese è così tornato stabilmente nelle mani di Maduro, al quale va il merito della gestione dell’emergenza Covid-19; tra screening online e invio di equipe mediche nelle case dei venezuelani, ad oggi il Venezuela conta 367 positivi e 10 morti.
Più recentemente, è del 5 maggio la notizia che le forze armate venezuelane hanno sventato un tentativo di invasione da parte di truppe paramilitari provenienti dalla Colombia. L’obbiettivo di questi mercenari era compiere atti di terrorismo nel Paese, assassinare i principali leader del governo bolivariano e aumentare la spirale di violenza per gettare le basi per un nuovo colpo di stato. Insomma il Venezuela di Maduro, negli ultimi giorni, è sotto attacco ma la notizia difficilmente ha trovato spazio sui principali quotidiani mondiali. Se da un lato il Venezuela di Maduro negli anni è stato criticato aspramente per il forte clima dittatoriale, dall’altro lato è doveroso sottolineare i continui tentativi di golpe a cui il Paese è soggetto, le sanzioni economiche da parte della comunità internazionale e le negative rappresentazioni promosse dall’informazione. Ma, ritornando al golpe fallito, 23 persone a bordo di una piccola imbarcazione proveniente dalle coste della Colombia, nella notte tra il 3 ed il 4 maggio, sono state intercettate dalle forze armate venezuelane. Di questi, otto sono stati uccisi durante l’incursione e quindici sono gli arrestati. Il commando armato era equipaggiato con armi pesanti, ma è stato fondamentale l’aiuto di un gruppo di pescatori venezuelani, che insospettiti dall’imbarcazione hanno subito avvertito le autorità venezuelane. Quello che ha dell’incredibile è che tra gli arrestati ci sono due statunitensi: Luke Denman e Airan Berry. Il gruppo di paramilitari era da mesi in Colombia per addestrarsi in vista dell’operazione. Maduro, infatti, accusa il governo colombiano di collusione con l’operazione e di favorire l’influenza degli USA sui territori latinoamericani. Donald Trump e l’ex “presidente” Guaidò hanno subito preso le distanze dai due cittadini americani arrestati; nonostante ciò gli Stati Uniti, attraverso il segretario di Stato Mike Pompeo, hanno fatto sapere che Washington impiegherà ogni mezzo per portare a casa i due cittadini USA. L’operazione dei paramilitari era stata battezzata Trompetas de Gedeón, e su twitter un gruppo di militari oppositori del governo di Maduro ha rivendicato il golpe (fallito) scrivendo: “È giunto il momento, che cada chi deve cadere e viva chi deve vivere, però con dignità, sicurezza e un futuro garantito”. Strano immaginare sicurezza quando ci si accinge a rovesciare un governo con armi pesanti. Intanto i due statunitensi catturati hanno ammesso di appartenere all’agenzia di sicurezza privata Sivercop, spiegando che l’operazione era stata decisa a Washington. Stando alle parole di Luke Denman, nativo del Texas, l’obiettivo dell’operazione era: “prendere il controllo dei settori, mettere in sicurezza noi stessi, comunicare con la torre. Far entrare gli aerei. Uno di questi avrebbe dovuto trasportare Maduro negli Stati Uniti”.
Intanto, in una conferenza stampa, Maduro ha elogiato il coraggio della popolazione e l’efficacia con la quale hanno aiutato i corpi militari venezuelani. Maduro ha ironizzato: “Si aspettavano di essere accolti come Batman …”.
Dagli interrogatori degli arrestati è emerso che le menti del golpe fallito sarebbero stati il disertore venezuelano Nieto Quintero, ex ufficiale della guardia nazionale, insieme a Jordan Goudreau, ex veterano della guerra in Iraq e proprietario dell’agenzia di sicurezza privata Silvercop Usa INC. La compagnia è nota perché si è occupata della sicurezza durante alcuni comizi elettorali di Trump.
Questa vicenda non fa altro che irrigidire i rapporti internazionali tra Venezuela e Usa, coinvolgendo gli altri paesi appartenenti ai due schieramenti opposti. Appare evidente come gli USA per l’ennesima volta vogliano interferire nella vita politica di altri paesi. L’invadenza degli USA non si arresta neanche nel bel mezzo di una pandemia globale. Una domanda sorge spontanea: cosa sarebbe successo a livello internazionale se gruppi riconducibili al Venezuela avessero tentato di rapire Trump? Quale narrazione di eventi avrebbe inondato i media mondiali?