Ormai pare evidente a tutti: i decessi sono stati più numerosi di quelli che le cifre ufficiali e le statistiche ci hanno detto finora; comunque, il contagio sta rallentando e anche nel nostro Paese ci si prepara alla ripresa con la “Fase 2”. Tuttavia, non è il “quando”, ma il “come” si riapre a destare aspettative pregne di perplessità: è doveroso attivare le azioni di prevenzione necessarie al contrasto della pandemia e le iniziative per l’organizzazione delle attività in piena sicurezza, così come è indispensabile la condivisione degli specifici protocolli operativi, coinvolgendo le aziende sanitarie per le verifiche. Le organizzazioni sindacali hanno ripetutamente evidenziato che il riavvio delle attività dovrà avvenire previa condivisione delle linee guida per la gestione dell’emergenza Covid-19 previste dal Protocollo del 14 marzo tra il Governo, le parti sociali e le parti datoriali. Quindi, la ripartenza va programmata avendo particolare attenzione al “come” riaprire, per evitare di perdere i benefici della fermata, che finora ha sostanzialmente salvaguardato la salute dei cittadini. L’obiettivo comune resta far ripartire solo chi è in grado di garantire adeguati standard di sicurezza; in questo modo sarà possibile tenere unite due priorità: la tutela della salute dei lavoratori e la ripresa delle attività produttive. Occorre pure ridefinire l’organizzazione dei tempi di lavoro e quindi la mobilità (gli spostamenti da casa al lavoro e viceversa). In questa prospettiva non è rassicurante assistere a iniziative di singole regioni o realtà territoriali del Paese, perché in tal modo si possono pregiudicare gli sforzi che unitariamente sono stati finora posti in essere, con il rischio di non garantire regole omogenee per tutti, impartite tenendo conto delle indicazioni dei comitati tecnici e scientifici insediati dal Governo.
Non è il momento delle fughe in avanti o dei protagonismi: occorrono linee guida dettagliate da parte del Governo, condivise con le parti sociali ed i diversi livelli istituzionali. Ciò appare particolarmente indispensabile nel caso della riapertura degli Uffici giudiziari. Al riguardo lo Studio legale Vizzino & Associati ha diffuso un esposto col quale si sollecita l’attuazione di misure a tutela dei diritti e della salute degli operatori della giustizia. Infatti l’emergenza Covid-19 ha fatto registrare, insieme a diversi provvedimenti limitativi delle libertà personali, la sostanziale chiusura del “sistema Giustizia” su tutto il territorio nazionale, cosa mai accaduta in epoca repubblicana. Nel citato esposto si evidenzia che, con particolare riferimento alla situazione napoletana, gli avvocati sono stati i primi a denunziare una situazione incresciosa che li vedeva sottoposti ad attese ed assembramenti pericolosissimi fuori alle aule dei giudici, che nel frattempo si proteggevano, imponendo le distanze; e ora che il numero dei contagi comincia ad essere sempre più rincuorante, gli avvocati, anche e soprattutto al sud, intendono essere i primi a richiedere prescrizioni che possano garantire a tutti gli addetti ai lavori dignità e sicurezza nell’esercizio della professione nel mentre si opera all’interno degli uffici giudiziari: “ora è il momento di inquadrare il perimetro di sicurezza entro il quale gli operatori del diritto devono essere messi in condizione di operare con sicurezza, con serenità, riducendo al massimo il rischio contagio”.
In particolare, l’esposto dello Studio legale Vizzino punta il dito su “alcuni Uffici del Giudice di Pace, che, già prima del Covid-19, si presentavano assolutamente lontani dal rispetto delle più elementari norme, non sull’igiene, la salute e la sicurezza, bensì inerenti il semplice vivere civile, per non parlare della dignità di qualsivoglia operatore. … Tra l’altro, l’enorme e spropositata mole di avvocati che si affolla nei suddetti Uffici, impedisce il normale e necessario ricircolo dell’aria, anche alla luce della grandezza delle aule di udienza, le quali si sono rivelate di dimensioni insufficienti rispetto ai fabbisogni, determinando, così, in molti fori e specialmente in quelli ubicati presso le aree periferiche, situazioni inaccettabili per la salute e la sicurezza di tutta l’utenza, ai limiti della chiusura dei locali. … Naturalmente, a quasi due mesi dall’introduzione delle misure restrittive imposte dai recenti DPCM, il solo pensiero di tornare in quei luoghi, desta, per usare un eufemismo, molta preoccupazione. … l’intervento, che si chiede e si auspica, deve apportare non soltanto misure temporanee volte a fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso, ma, soprattutto, gettare le basi per una nuova e sana Giustizia in grado di consentire a tutti gli addetti di lavorare in sicurezza nonché di consentire un maggior controllo sul corretto funzionamento della macchina giudiziaria”. L’esposto evidenzia che per gli uffici dei Giudici di pace “allo stato dei fatti, non si riesce ad intravedere possibilità alcuna di operare in sicurezza, nel mentre ancora imperversa il pericolo contagio”.
Quindi, passando all’aspetto propositivo dell’esposto in argomento, lo Studio legale Vizzino propone che sia “stabilito un numero ridotto di procedimenti da trattarsi, al fine di garantire l’accesso nei luoghi di Giustizia nel rispetto delle norme anti Covid. … dovrà essere ridimensionata la mole dei giudizi sul ruolo del Giudicante stabilendo non più di 20 cause al giorno. In tale prospettiva, certamente, affinché siano assicurate la terzietà ed imparzialità dei giudici, si dovranno determinare criteri comuni per operare il differimento d’ufficio degli altri processi e occorrerà privilegiare la trattazione di procedimenti più antichi e che siano di interesse prioritario per i cittadini. Fra questi, senza dubbio, rientrano a pieno titolo quelli di risarcimento del danno perché tesi a reintegrare perdite anche e soprattutto economiche che ad oggi, con la contestuale crisi finanziaria in atto, pesano ancor più sulle famiglie. Per converso, non appare necessario privilegiare materie quali il contenzioso esattoriale, atteso che le attività di Agenzie delle Entrate, quali la notifica di cartelle esattoriali o l’attivazione di procedure cautelari e di esecuzione, sono ferme nel periodo di sospensione che va dall’8 marzo 2020 al 31 maggio 2020. Occorrerà stabilire calendari di udienza con la fissazione dell’orario di trattazione dei singoli giudizi. All’uopo, appare opportuno prevedere la possibilità di fissare le udienze anche nel pomeriggio. Dovranno determinarsi i criteri per l’ordine di trattazione dei giudizi, suddividendo, ad esempio, i fascicoli in base alla fase in cui versa il procedimento. Nelle aule, per ragioni di privacy e sicurezza, dovranno essere presenti esclusivamente gli avvocati chiamati a patrocinare la causa ed il giudice, con la necessaria assistenza del cancelliere, così come previsto, d’altra parte, dal codice di rito. In particolare, solo i cancellieri e gli assistenti giudiziari dovranno custodire i fascicoli ed accedere agli stessi, avendo cura di portarli presso l’aula di udienza. Per consentire il regolare svolgimento della Giustizia nel post Covid-19 si chiede altresì di mettere in campo tutti gli strumenti atti a disciplinare l’afflusso dell’utenza, sia agli ingressi degli edifici che all’interno delle aule, con predisposizione di personale operativo, forze dell’ordine, nonché con l’adozione di protocolli e circolari per l’applicazione delle misure precauzionali igienico-sanitarie da diramare con urgenza in tutti gli uffici”. Quindi, anche in tema di esercizio della funzione giudiziaria, bisognerà attivarsi al più presto per ottenere le necessarie garanzie e per evitare che si rischino dolorosi passi indietro sul fronte dei contagi.