Dovremmo parlare di una partita persa contro un Lecce volitivo e in grado di “palleggiarci in faccia” come poche altre, di un Lecce capace di uscire dallo sterile pressing del Napoli con autorità e capacità che non immaginavamo, capace anche di proporsi al tiro in porta ogni qual volta superava la nostra metà campo. Dovremmo parlare di un Napoli scollegato e incapace di produrre gioco in tutti i suoi reparti, di una difesa traballante e distratta, di una condizione fisica non all’altezza. Dovremmo parlare di un attacco sterile che riprende a sbagliare sotto porta occasioni semplici come quelle di Zielinski e Milik, di un Lobotka apparso spaesato e alla continua ricerca di una posizione in campo che non ha trovato fino alla sostituzione, di un Koulibaly lento e indeciso tanto da consentire a Lapadula, non quindi a Ronaldo, di saltarlo su ogni duello, di una formazione proposta da Gattuso che prevedeva l’impiego di tre nuovi acquisti e contemporaneamente la discesa in campo di due centrali, e forse non l’avevamo mai visto, che mancavano da due mesi. Dovremmo parlare dell’occasione persa di portarci a sei punti dalla Roma, che aveva perso 2 a 3 col Bologna in casa, e rimanere a nove punti dall’Atalanta capace di andare a vincere sul campo di una Fiorentina che nelle ultime quattro ha giocato bene solo contro il Napoli, di una classifica che oggi, con una possibile vittoria, ci avrebbe visti settimi insieme al Bologna stesso e a un solo punto dal Verona delle meraviglie. E invece, ancora una volta, siamo costretti a lamentarci per un rigore non dato per il fallo in area su Milik, peraltro anche ammonito per simulazione. Ed è incomprensibile! Non ci piace parlare degli arbitri, lo riteniamo inutile, ma dovendo parlare dell’evento sportivo in tutte le sue sfaccettature, siamo costretti a farlo e a rifarlo. Sì, perché questa è una situazione che si ripete con una periodicità talmente impressionante da sembrare scientifica se non chirurgica. E a poco servirebbe ammettere che forse la partita non l’avremmo vinta neanche con il rigore dato perché non è questo il punto. Quello che sembra assurdo è che l’arbitro Giua, pur evidentemente richiamato dal Var per rivedere una decisione che sarà apparsa cervellotica, decide che lui, l’onnipotente, ha visto. Non va a rivederla al monitor. Ed è grave prima di tutto a livello umano: è mai possibile che sei così presuntuoso da pensare di non aver potuto veder male? Che ti costava perdere trenta secondi della tua e della nostra vita, per rivedere un’azione che era quantomeno dubbia? Chi sei tu per considerare il Var inutile? Qual è il protocollo? Crediamo sia quanto mai inopportuno e pericoloso che un direttore di gara stabilisca che lui può fare a meno del Var. Ha distrutto il concetto proprio della tecnologia al servizio degli uomini e ha stabilito che lui non se ne serve, a dispetto delle regole ormai, in parte, consolidate. Perché? Lo può fare? Chi è demandato al controllo dell’operato degli arbitri lo sanzionerà? Sarebbe stato diverso se, come doveva, fosse andato a rivedere l’azione e magari rimaneva della sua opinione. Ce ne saremmo rammaricati, ma avremmo accettato il suo punto di vista ma così no. Così non è giusto. E dovremmo chiederci perché queste storie si ripetono dall’inizio del campionato a partire da quella “sporca faccenda” accaduta nella partita contro l’Atalanta. Quello fu un altro errore perché, a detta dello stesso Rizzoli, l’azione, a prescindere di chi fosse il fallo, andava interrotta. La società dovrebbe intervenire con azioni forti e non con una fin troppo pacata dichiarazione ai microfoni sky di Giuntoli. Non basta, e seguire l’esempio di Commisso ci sembrerebbe doveroso. A questo punto che ci perderemmo? Temiamo di averli poi contro? E che altro ci aspettiamo di poter subire in questo campionato oltre a quella dozzina di rigori che non ci hanno concesso? Forza Presidente, proponi una cordata anti “palazzo” all’italo-americano, magari riusciamo a cambiare i vertici, a cominciare da Nicchi.
Napoli: non se ne può più
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