
Costume è tutto ciò che l’attore indossa per l’azione da svolgere e che lo caratterizza esteriormente: non solo l’abito, dunque, ma il trucco, la maschera, gli accessori e gli ornamenti. Fare i costumi non significa solo creare un abito; il lavoro del costumista sta soprattutto nel disegnare sentimenti ed emozioni, individuando il modo d’essere di un personaggio. Il regista deve poter raccontare anche attraverso l’abito: ecco perché il costumista è così lontano dagli stilisti di moda. Come si suol dire, la moda veste, il costume racconta. In ogni genere teatrale il costume è un elemento necessario ed importante, dev’essere sempre significativo. Nell’abito di un personaggio dev’essere leggibile ogni aggettivo utile a fissarne il carattere: ricco, povero, felice, malinconico (in questo, la strada è una grande scuola). Il costume infatti, oltre a indicare l’epoca in cui si svolge l’azione drammatica, deve svelare al pubblico l’identità del personaggio, le sue connotazioni psicologiche, professionali, socio-economiche, o, in alcuni casi, mascherarle. Il senso e la funzione del costume nella storia dello spettacolo dipendono dalle diverse concezioni del teatro e dal rapporto che si intende instaurare con gli spettatori. Ad esempio, nel teatro antico il pubblico capiva subito dai costumi se lo spettacolo era tragico o comico: la maschera dai lineamenti austeri, l’abito solenne, gli alti coturni indicavano dei ed eroi; i sandali bassi, le vesti ridicole e pittoresche, le maschere comicamente deformi svelavano la commedia satirica con i suoi personaggi irriverenti e farseschi. E’ importante che il costumista studi accuratamente i personaggi, le loro vicende e relazioni, il periodo storico e le situazioni umane e sociali dello spettacolo, così che ogni costume si adatti perfettamente al personaggio, ai suoi sentimenti, alle caratteristiche cromatiche e allo stile della scena, all’atmosfera creata dalle luci, al genere letterario del testo. Il costumista deve anche confrontarsi con regista, scenografo, truccatore e tecnico delle luci, così da realizzare quella visione unitaria della messinscena che la renderà “bella” veramente. Il costumista, dopo aver letto il testo, parla con il regista per conoscere le sue idee, la sua ispirazione; poi inizia la ricerca, raccogliendo tutto il materiale utile al progetto: foto, dipinti, immagini, riviste etc. Ciò in quanto la consultazione di questo materiale non costituisce solo una buona base informativa ma spesso è anche ottima fonte di ispirazione; eccellenti costumi, infatti, possono essere suggeriti da una foto trovata in modo occasionale su qualche rivista. Dopo uno studio serio e analitico, la prima fase riguarderà l’ideazione e la realizzazione grafica dei bozzetti; il costumista non solo dovrà definire le immagini dei singoli costumi, ma anche i loro dettagli. Per ogni attore andrebbe redatta una scheda con la parte o le parti interpretate e gli indumenti che indosserà, annotando anche i cambi di costume, i tempi dei cambi e le doppie parti se ci sono. Tale modo di procedere è necessario soprattutto quando la commedia prevede molti personaggi e molti cambi d’abito. Anche un elenco degli attori, dei personaggi e dei dettagli dei costumi, indicati separatamente per ogni atto o frazione dello spettacolo, costituisce un prezioso elemento di pianificazione. Servendosi di tale prospetto, bisogna accertarsi che ciascuno abbia ciò che gli necessita per lo spettacolo, compresi gli accessori che, di qualsiasi cosa si tratti e qualunque sia il lavoro, sono sempre importanti e non devono essere scelti per ultimi o da una persona inesperta. Cappelli, scarpe, guanti, occhiali da sole, gioielli e molte altre cose sono da usare per sottolineare importanti aspetti del personaggio e sono d’ausilio per creare un’efficace visione d’assieme. Le scarpe rappresentano forse il più difficile degli accessori. Non solo è difficile trovare la scarpa giusta per un determinato periodo, ma anche la misura giusta. Una volta raccolte tutte le notizie necessarie, discusse le idee e preparato il prospetto scritto, è il momento di passare ai disegni. Vari sono i sistemi per preparare i bozzetti: qualcuno usa una vera e propria pittura con colori ad acqua o pastelli, altri preferiscono dei semplici disegni a penna, altri ancora creano dei collages con le stoffe che intendono usare. Ogni metodo è buono. Il costumista non deve tracciare delle figure perfette, il viso può rimanere bianco. La cosa importante è l’uso che viene fatto dei bozzetti; essi devono aiutare a comprendere con chiarezza e precisione le idee del costumista. Il disegno deve mostrare il davanti e il didietro del costume, far capire se si vuole una cintura di pelle o di tessuto, se le spalle devono essere imbottite o no, con quale tipo di tessuto deve essere fatto, etc; queste indicazioni vanno annotate accanto al bozzetto. Naturalmente, tutto dovrà essere coerente con la disponibilità economica della compagnia. Un’altra variabile da tenere in considerazione è il piano delle luci dello spettacolo: i colori possono essere notevolmente alterati dall’illuminazione, per esempio un delizioso verde smeraldo può apparire grigio sotto la luce rossa. I bozzetti, infine, sono importanti anche per gli attori, che spesso sono positivamente stimolati nella recitazione dal sentimento che il costumista esprime in un bozzetto. Le fasi della predisposizione dei costumi progettati sono, quando possibile: l’acquisto dei tessuti, la preparazione dei modelli, il taglio, la confezione, le prove. Un’alternativa al loro confezionamento è il noleggio, ma il prezzo spesso non è conveniente. Per le compagnie con più scarsi mezzi economici la soluzione è naturalmente quella di attingere al guardaroba personale o a quello di parenti e conoscenti, dove qualcosa si trova sempre e, in qualche caso, esattamente quello che si cercava. Un modo economico di procurare costumi ed accessori è quello di frequentare i mercatini dell’usato, dove trovare a poco prezzo camicie, pantaloni, cappotti, giacche e scarpe che, opportunamente rielaborati, potranno dare ottimi risultati. Ciò che conta è adottare queste alternative ricercando sempre soluzioni appropriate e non trascurando mai il gusto. Nel caso di produzioni amatoriali, prive di grandi mezzi, sarà prezioso l’aiuto di una persona, parente o amica, in grado di risolvere i problemi che normalmente sono affidati al lavoro di una sarta. L’attore deve poter indossare panni che vestano il personaggio e che non lo infastidiscano, arrivando a familiarizzare con il proprio abito di scena e con quelli altrui. Naturalmente l’uso del costume prima del debutto favorisce l’abitudine ad esso e un’appropriata recitazione. L’attore quindi dovrà collaborare con il costumista, nella ricerca consapevole di un importante elemento di interpretazione, e il costumista dovrà far sì che gli attori si sentano a proprio agio. Gli attori devono poter eseguire tutti i movimenti richiesti per la loro parte, come chinarsi e distendersi. Con il costume si dovrebbe provare il trucco e le acconciature. Parrucche, basette, baffi e barbe devono essere studiati insieme al costumista. I costumi, secondo il loro stile, si possono suddividere in tre principali raggruppamenti: realistico, astratto, neutro. La loro scelta è naturalmente condizionata dallo stile globale dello spettacolo, dal genere, dall’interpretazione e dalla scenografia. Lo stile realistico esige un’accurata fedeltà all’epoca rivisitata nello spettacolo, al suo ambiente sociale e culturale. Il termine “realismo” è usato per designare nelle arti visive o letterarie ogni orientamento stilistico che persegua la stretta aderenza della forma artistica agli aspetti del reale. Lo stile astratto richiede o un’esagerata sottolineatura delle caratteristiche dei personaggi o la stilizzazione di tutto il loro abbigliamento; o anche l’utilizzo di pochi elementi assai significanti di un aspetto o della valenza del personaggio. Insieme alla scena, i colori e le forme dei costumi devono creare un’atmosfera astratta, escludendo i rapporti con il mondo sensibile e realistico. Lo stile neutro o di base è assimilabile alla tendenza artistica denominata “informale”, risalente agli anni cinquanta. Il costume neutro, del tutto privo di qualsiasi connotazione, è essenziale al massimo, spesso monocolore. Sono costumi neutri la calzamaglia, la tunica semplice e lineare, i pantaloni neri e la camicia bianca, la tuta monocolore. Il costume neutro è assai efficace per esprimere l’uguaglianza dei personaggi, per creare l’unità e la coralità di un gruppo-simbolo, per impressionare l’immaginazione e l’emotività del pubblico con la visione suggestiva, armoniosa e unisona di più personaggi, dai costumi eguali, belli, piacevoli e coreografici.