L’incantamento del G7 2024

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Cosa ci sarà nel vino di Bruno Vespa servito agli ospiti di Borgo Egnazia? A questa domanda chiaramente provocatoria non ci sarà risposta, ma resta il fatto che al vertice del G7 abbiamo visto cose inquietanti non giustificabili altrimenti. Non abbiamo assistito all’intera manifestazione né tantomeno ai numerosi incontri bilaterali sui quali quindi non possiamo pronunciarsi ma soltanto sospettare che siano avvenute cose strane anche in quelle sedi.

Sul piano strettamente cerimoniale restano indimenticabili le immagini in cui i convitati, in piedi sul prato, osservano col naso all’insù la discesa dal cielo di strani corpi volanti vagamente tricolori: si tratta, come poi si scoprirà, di paracadutisti che poggiano i piedi a terra nei pressi dei capi di stato recando ciascuno un bandierone italiano grande come un lenzuolo. Effetto modesto per molti ma soprattutto per Biden che si allontanerebbe distrattamente dal prato se la Meloni, solerte, non si affrettasse a recuperarlo amorevolmente riconducendolo all’ovile. Lo scarso successo della velleitaria iniziativa aerea è forse dovuto al fatto che i neuroni della Von Der Leyen, di Macron, di Michel e di Biden erano impegnati in tortuosi percorsi pre-elettorali.

La presenza di ben sedici, tra capi di stato, di governo e segretari generali, invitati dalla Meloni sembrava molto promettente. C’era il segretario generale dell’ONU, Guterres, e quello dell’OCSE, c’erano Modhi, Lula, Erdogan e tanti altri capoccioni provenienti da tutti i continenti Oceania esclusa, che però non hanno dato particolare lustro al convegno internazionale del secolo. O, almeno, non se ne ha notizia. Sorprendente invece l’incontro tra i due argentini più in vista del momento, papa Francesco, ospite d’onore, ed il neoeletto presidente dell’Argentina Milei, il diavolo e l’acqua santa. Un incontro impensabile, con tanto di stretta di mano laddove ci saremmo attesi una tirata di orecchi: cosa non ti combina il fair play! O forse, anche questa volta, il vino di Vespa? Certo il Pontefice non è astemio per definizione perché la messa non si può celebrare con una bibita analcolica, per non parlare di Milei: per brandire allegramente una motosega in campagna elettorale ci vuole ben altro che l’alcol e un supporto è necessario anche per sostenere l’euforia con la quale ha cominciato a martoriare il popolo argentino che lo ha eletto, infliggendogli privatizzazioni selvagge, riduzione dei salari e limitazioni dei diritti. Breve appendice: abbiamo saputo che i prodotti enologici di Bruno Vespa vengono serviti anche sui treni Frecciarossa. È forse questa la spiegazione inconfessata della famosa fermata straordinaria imposta qualche tempo fa al ministro Lollobrigida ed accettata dal capotreno?

Quanto alle decisioni assunte dal consesso dei sette paesi più potenti del mondo (con buona pace della Cina e della Russia) possiamo serenamente immaginare che anche su queste scelte abbia gravato l’ebrezza indotta dalla vocazione enologica di Vespa che potremmo, a questo punto, ribattezzare il “sommelier” dei potenti: nessuna risoluzione “ferma e irrevocabile” (come piacerebbe ai nostalgici del Duce) è stata adottata, con la sola eccezione della devoluzione in favore dell’Ucraina degli interessi maturati sui cespiti russi “congelati” dall’Occidente. Poca cosa rispetto agli obiettivi più ambiziosi, concernenti l’Intelligenza artificiale e il cambiamento climatico. E tuttavia la Meloni può vantare il successo di aver fatto cancellare dal documento finale la promozione dell’aborto al rango di diritto della persona e di aver minimizzato quelli degli Lgbtq+ creando però una grave frattura con Macron e non pochi problemi a Biden che dell’aborto ha fatto uno dei pilastri della sua campagna elettorale versus “The Donald”. Entrambe le forzature le costeranno qualcosa in sede di trattativa comunitaria.

Come degna corollario al tentativo della Meloni di piegare il G7 alle sue ambizioni non possiamo non citare la serata canora con Bocelli. Con un pizzico di sottile sadismo abbiamo guardato il filmato nel quale il valente tenore conclude la celeberrima aria “Nessun dorma”, simbolo incontestato del melodramma italiano o, perché no, dell’Italia melodrammatica. Lo accompagnava una giovane violinista palesemente gravida ma prestante ed è difficile pensare che la scelta sia stata casuale dato l’impegno organizzativo dispiegato dalla Meloni per rendere indimenticabile il vertice da lei presieduto: a noi è parso un messaggio, neanche tanto subliminale, alle donne, e non solo alle violiniste, restie alla riproduzione e quindi all’incremento della popolazione di pura razza italica. Alla fine dell’aria pucciniana le telecamere hanno inquadrato la Meloni che simulava uno stato di estasi al fianco di Biden che ha sonnecchiato fino all’applauso finale. Altro che “Nessun dorma”. A meno che Biden non fingesse per trarre in inganno il suo concorrente alle elezioni presidenziali. Biden tornerà negli States con un ben magro bottino, e la cosa ci terrorizza, ma nessuno dei capi di stato né degli ospiti può dirsi soddisfatto. Il successo più clamoroso è indubbiamente quello degli obnubilanti vini del Salento di Bruno Vespa.

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