L’Italia e le elezioni europee: impressioni a caldo

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Rassicurati per lo scampato pericolo che ha corso l’Unione europea, diamo una occhiata in casa nostra.

I risultati ci dicono che FdI ha vinto. Ma più che di vittoria dovremmo parlare di sostanziale tenuta, se consideriamo la quota di elettori caduti sotto la fascinazione del “solo Giorgia”. I sondaggi effettuati all’indomani di questa scelta affettuosamente cordiale ma sfacciatamente propagandistica l’avevano infatti data per capace di regalare un ulteriore 2% alle liste meloniane. Se sottraiamo questa percentuale aggiuntiva, il risultato cala al 26,80%. E scenderebbe ulteriormente se si potesse dare il giusto peso alla rottura del silenzio elettorale che la Meloni, come preconizzato da alcuni opinionisti (tra cui il sottoscritto, modesto dilettante), ha puntualmente infranto, come per il passato con i due “meloni”, avvalendosi astutamente di una qualità di ciliegie che porta di suo nome di battesimo. Anche questa forzatura avrà apportato un consenso non quantificabile ma non trascurabile se pensiamo a quanti elettori, astensionisti o meno, hanno apprezzato lo spirito trasgressivo e la prova muscolare della Meloni. La legge n. 212 del 1956 comminava a chi avesse violato il silenzio elettorale la reclusione fino a un anno e una multa: nel 1993, con la legge n. 515, si è disposta l’applicazione «in luogo delle sanzioni penali» di «una sanzione amministrativa pecuniaria» (oggi compresa tra 103 e 1.032 euro). Correndo un rischio risibile la Premier si è dunque autopromossa da “pesciarola” a “fruttarola”. Cosa si inventerà per le prossime elezioni potrebbe diventare un esercizio mentale interessante: pere, pesche, susine? Comunque frutta autarchica e certamente non banane, ananas, mango, avocado e via importando.

Ben diversa la rottura del silenzio elettorale commessa da Salvini: il solito comizietto privo di ironia e creatività. Qualità, quest’ultima, che lo soccorre solo quando si tratta di formulare i più improvvisati e disastrosi progetti e proposte di legge, tutti a carico degli italiani che verranno e che lui probabilmente abbandonerà a se stessi perché c’è aria di destituzione: il risultato elettorale è al di sotto delle (sue) aspettative malgrado il successo di Vannacci che però non sembra essere un personaggio gradito alla Lega che verrà. Quella che c’è non piace neppure al vecchio Bossi che da “Padania Libera” è passato a votare per “Forza Italia”. A proposito dell’exploit di Vannacci è giusto e piacevole segnalare lo speculare flop di Vittorio Sgarbi che aveva pronosticato per sé un consenso a tre cifre: dovrà, a Dio piacendo, affrontare un processo senza l’immunità parlamentare e sarà forse la volta buona che tornerà alla professione di critico d’arte da molti tanto apprezzata malgrado tutto. Tra i trombati accertati (e ci si perdoni l’uso di un neologismo non proprio raffinato ma non fuori luogo nella circostanza) Alessandra Mussolini, che ci stava riprovando dopo aver per anni presidiato sia gli schermi televisivi che i banchi del Parlamento. Ma soprattutto rallegra l’esclusione di quel Claudio Borghi, molto vicino a Salvini al servizio del quale postava ininterrottamente sui social quantità industriali di propaganda talvolta inconcludente, culminata con la richiesta di dimissioni del Presidente Mattarella.

Sul fronte che definiremo limitrofo perché non collocabile nell’arco dell’opposizione convinta, segnaliamo l’esclusione dell’evanescente Calenda dalla rappresentanza europea: ci spiegherà poi cosa intende fare da grande, se mai dovesse finalmente rinunciare ad essere il primo della classe in concorrenza con Renzi. Quanto all’insuccesso del senatore fiorentino non possiamo trattenere un moto di ilarità: resta fuori dall’Europa proprio l’unico leader che aveva polemicamente dichiarato che in Europa ci sarebbe andato sul serio, diversamente dagli altri capilista fasulli.

Un altro candidato che in Europa non ci andrà è il predicatore laico di “Pace, Bene… e Libertà” Michele Santoro. L’unico risultato che lo unisce a Calenda e Renzi è l’aver sottratto alla sinistra moderata circa un 10% di possibili consensi. Hanno dato insomma una discreta mano alla Meloni, bellicista almeno quando la Schlein. Bene avrebbe fatto Santoro a lasciare il pacifismo nelle mani più collaudate di AVS che ha ottenuto un eccellente risultato politico facendo eleggere anche Ilaria Salis. Della Schlein e di Conte ci occuperemo in un secondo momento.

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