Mettendo da parte la cronaca politica importante, quella piena di colpi di scena dovuti per lo più all’inventiva dell’inesauribile Salvini, lasciamoci andare a qualche più blanda riflessione su avvenimenti marginali ma pur sempre indicativi del clima soffocante che avvolge il Bel Paese. Tralasciamo per quieto vivere i recentissimi contributi generosamente offerti da Conte (o da Grillo) all’indebolimento del PD e quindi allo speculare rafforzamento della destra.
E quindi andiamo subito all’anniversario dell’eccidio delle “Fosse Ardeatine”. Mattarella lo ha commemorato alla presenza, tra le altre autorità, del Presidente del Senato pronunciando, nome per nome, tutte le 335 vittime. Alla fine di questa lunga elencazione La Russa si sarà chiesto se la rappresaglia per aver teso un agguato mortale ad una banda musicale di semi-pensionati non sia stato un tantino eccessiva. Forse non erano semi-pensionati, visto che l’età delle 33 vittime andava dai 28 ai 39 anni? Forse solo qualcuno di loro sapeva suonare uno strumento musicale? Meglio dubitare di tutto e, se dovesse averne l’occasione, rinominare la strage, prudentemente, le “Forse ardeatine”.
Ma i riflettori restano puntati sulla seconda carica dello Stato con l’avvicinarsi di un appuntamento istituzionale sempre per lui rischioso. Visti i precedenti, cosa commemorerà La Russa il prossimo 25 aprile? Pare che il suo staff stia cercando altre ricorrenze cadute nella stessa data. Ci sarebbe disponibile il 25 aprile del 1969, data in cui a Milano esplosero due ordigni che per fortuna provocarono solo feriti. In proposito Wikipedia ci ricorda: “Le indagini vennero affidate al commissario Luigi Calabresi il quale puntò sulla pista anarchica. Venne per questo accusato di pregiudizi per aver indirizzato su un’unica via le indagini pur senza avere alcuna prova in merito. Vennero arrestate quindici persone della sinistra extraparlamentare, che rimasero in carcere per sette mesi prima di venire scarcerate per insufficienza di indizi. Soltanto anni dopo, per i fatti in questione verranno condannati in via definitiva due neofascisti veneti appartenenti a Ordine Nuovo: Franco Freda e Giovanni Ventura”. Secondo La Russa due patrioti ingiustamente condannati e fortunatamente sfuggiti all’arresto. Difficile però rischiare la loro commemorazione perché implicati, anche se poi assolti in appello, nella successiva strage di Piazza Fontana, di ben più tragica portata. Meglio quindi dirottare sul 25 aprile 1900, data in cui la spedizione polare organizzata dal Duca degli Abruzzi e guidata da Umberto Cagni, conte di Bu Meliana, arrivava niente meno che alla massima latitudine Nord stabilendo il primato assoluto per l’epoca: patrioti savoiardi precursori del Duce nel dare lustro alla Patria.
Molto vicina al presidente La Russa ci dicono sia Daniela Santanchè, sua assistente sin dal 1995, oggi indagata per il reato di frode ai danni dello Stato, qualcosa di ben più grave del voto di scambio. Eppure la Ministra del turismo, che nella sua lunga vita politica ha collezionato una lista infinita di richieste di dimissioni nei confronti dei suoi avversari politici, non vuole dimettersi. “Nessuno me lo ha chiesto”, sostiene. Bisognerebbe invece individuare chi le ha chiesto di mettersi in politica. Ricorrendo alla sua familiarità con la lingua inglese (malgrado provenga dalla Perfida Albione) pare abbia detto che se ne parlerà in caso di “imputation” ma che la sua “reputation” non corre alcun rischio. Accompagnando probabilmente il tutto con la ormai per lei consueta ostentazione del dito medio.