Per molti lettori il termine Armageddon ricorderà, probabilmente, un film di successo del 1988 dal titolo Armageddon – Giudizio finale, nel quale si paventava la distruzione del nostro pianeta, minacciato da un gigantesco asteroide. In realtà si tratta di qualcosa di molto, molto più antico, e se vogliamo rintracciarne l’origine dobbiamo rivolgerci all’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse, nel quale al capitolo 16, versetto 16 è scritto: “E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn” (La Bibbia di Gerusalemme). A qual fine tutti i re della terra erano stati radunati in quel luogo, il cui significato è “colle di Meghiddo”, una cittadina della costa d’Israele? Lo scopo è dichiarato qualche versetto prima, il quale spiega che essi sono radunati “per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente”.
Guerra, sempre guerra; è il termine più ricorrente nella storia umana ed anche nelle “Sacre” Scritture, nelle quali Dio è chiamato “l’Iddio degli eserciti”, “potente in battaglia”, e il suo figlio prediletto, il “Principe della pace”, la guerra è la protagonista. Infatti, nel libro biblico che abbiamo menzionato, viene riferito che: “Vi fu guerra in cielo: Michele con i suoi angeli ingaggiò battaglia con il dragone; e questo combatté insieme ai suoi angeli; ma non prevalsero”. Pertanto, anche il Libro dei Libri si conclude con la guerra, una guerra devastante, che non risparmia nessuno, che fa miliardi di morti, spesso fra atroci tormenti; insomma niente a che fare con le parole che si dice contraddistinguessero la predicazione del mite “Agnello di Dio”, improntata alla pace, al perdono, alla misericordia. Basta sfogliare le pagine del Libro, per trovarle piene di conflitti, stermini, violenze, sopraffazioni, in particolar modo da parte del “popolo di Dio”, Israele, che era autorizzato a sterminare chiunque non adorasse il suo dio. Ed è lo stesso Mosè che in Numeri 21:14 ci informa dell’esistenza di un “Libro delle guerre del Signore”. una entusiasmante raccolta delle “guerre di Dio”.
Come è possibile che, a parole, nessuna persona “normale”, si dichiari favorevole alla guerra, mentre nella realtà, sin dalla comparsa dell’uomo, e prima ancora dell’uomo, di quella degli animali, la guerra e la violenza sono state il pane quotidiano di tutte le creature viventi? Ne abbiamo già parlato diverse volte in queste pagine, e non è quindi il caso di tornarci su; mi riferisco al ruolo di Dio in tutto questo; e non importa di quale dio parliamo, quello ebraico, quello cristiano, quello musulmano, e così via. La guerra è una faccenda umana, talmente umana che ne sono piene le pagine della Bibbia, ed è essa la protagonista di tutta la storia d’Israele dei tempi precristiani.
In una sua “Amaca” di qualche tempo fa, Michele Serra fece questa pertinente osservazione: «La grande diga spaccata per “ragioni strategiche” lascia intendere che per “ragioni strategiche” gli uomini in guerra sgozzerebbero i loro figli, sventrerebbero le loro madri, soffocherebbero i loro vecchi perché non siano d’impiccio. Le campagne distrutte, gli animali affogati, le case allagate, il lavoro bestemmiato, l’opera di migliaia di operai e ingegneri sbriciolata, ciò che è stato fatto negli anni che viene disfatto in un attimo; a che serve avere così tanta paura della distruzione atomica, se la distruzione è già qui, pratica quotidiana?» [Serra fa riferimento alla distruzione da parte di Mosca nel giugno 2023, della diga di Nova Kakhovka, con conseguenze devastanti]. E poi continua: «Perché non ci spaventa altrettanto questa ferocia a puntate, questa soluzione finale che si finge parziale, centellinata come le serie tivù. Le case bombardate con i bambini dentro, la gente alla fermata dell’autobus promossa a bersaglio (“ragioni strategiche”, si suppone), tutto che brucia e marcisce … La distruzione di ciò che si è costruito, in termini materiali e in termini di socievolezza, di affinità, di rapporto tra gli umani: questo è la guerra, solo questo … Eppure la guerra non è un tabù. Non se ne parla come del più orrendo dei delitti mai visti sotto il cielo. Come il più irrimediabile e definitivo dei mali. La guerra, nel mondo, è norma, e normalità. Si scandalizzano in pochi, di questa normalità, e a quei pochi tocca anche sentirsi derisi come “anime belle”. Come per chiarire che le anime brutte sono al potere ovunque, e ovunque maggioranza.»
Ciò che scrive Serra è, purtroppo, una realtà che ogni giorno scorre davanti ai nostri occhi; una realtà che gli uomini nel corso dei tempi hanno rivestito e ammantato di espressioni che tendevano a mitigarne il tremendo impatto. Per esempio, chi non ricorda la famosa espressione dei fratelli Bandiera, secondo la quale “Chi per la patria muor vissuto è assai”? O il motto “Per Dio e per la Patria”? E chi non ha mai sentito la famosa espressione, pronunciata dai presidenti degli Stati Uniti e da tutte le personalità di quel Paese, in occasione dell’invio di eserciti in ogni parte del mondo per uccidere e sterminare? “God bless America”, “Dio benedica l’America”, forse si richiama all’antico dio d’Israele, che benediceva le loro guerre e i loro massacri. E chi sono gli eroi della nostra storia? Forse quelli che, in silenzio e osteggiati da tutti, si battono perché cessino tutte le guerre? No, gli eroi sono “le persone che per eccezionali virtù di coraggio o abnegazione s’impongono all’ammirazione di tutti”. Stiamo parlando degli eroi di guerra che si immolano per un bene superiore, come per la difesa della propria comunità. A loro vanno lustro e prestigio eterni.
Dobbiamo, quindi, e anche malvolentieri, prendere atto che se c’è qualcosa di congenito nella razza umana, questa non è la pace ma la violenza. D’altra parte la razza umana fa parte della natura, e la natura fa parte dell’universo, e l’universo è nato da un’immane deflagrazione, e continua ad essere un luogo sterminato nel quale, quotidianamente scompaiono interi pianeti, sistemi solari e tant’altro che non sappiamo, perché la violenza, la guerra — anche nel mondo inanimato — sono la costante eterna di tutto ciò che esiste.
La guerra è un male, tanto è vero che l’articolo 11 della nostra Costituzione recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Parole sacrosante, scritte tre anni dopo la fine di una guerra voluta da un regime il cui motto era “Libro e moschetto: fascista perfetto” e “Dio, Patria e Famiglia”, di recente riportato in auge dal nostro Presidente del consiglio e di cui si è estesamente parlato in queste pagine. Niente di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire, dato che il motto dei nazisti era “Gott mit uns”, “Dio è con noi”. Si, forse era con loro mentre costruivano i lager, mentre sterminavano gli ebrei, mentre massacravano milioni di persone innocenti. Dio, sempre Dio, ad ammantare la ferocia umana e a rivestirla di “sacri doveri”. Dice bene Roberto Saviano quando scrive che “Dio come unica verità, Patria come confine da difendere, Famiglia come monopolio dell’affetto. Dio, Patria e famiglia, così declinati, non sono valori, sono un crimine”.
In questo preciso momento il mondo è dilaniato da guerre che nessuno vorrebbe ma ciò nonostante continuano a imperversare, e altre ne sono in preparazione. Un mondo che poco a poco sta diventando un luogo inospitale in cui vivere a causa degli sfregi che ad esso infligge l’uomo, “creatura di Dio”, che di divino ha veramente ben poco. Le guerre, e riprendiamo le parole di Serra, “sono il più orrendo dei delitti mai visti sotto il cielo”. Armageddon non è alle porte, Armageddon è già cominciato migliaia di anni fa e continuerà per migliaia d’anni, finché sarà la razza umana a dominare (e a distruggere) la terra. Possiamo solo sperare in una resipiscenza globale, ma ci speriamo poco. La speranza è l’ultima a morire!