Da almeno un secolo il globo terracqueo la attendeva. In un mondo dominato da personalità mediocri come Xi Jinping, Biden, Putin, Modi e Lula è piovuta dal cielo, forse portata sul dorso dal suo mitico cagnone (La Storia Infinita) Giorgia Meloni, la più grande statista che abbia mai calcato il suolo terrestre negli ultimi cent’anni. Nessun paragone dunque con la Tatcher, la Merckel né tanto meno con le donne di potere tuttora circolanti come la Von der Leyen, la Lagarde, la Metsola.
La Meloni non si accontenta di governare l’Italia e di renderla autonoma dall’UE ma vuole anche ridimensionare i paesi democratici che ne fanno parte a beneficio delle democrazie illiberali. La meta finale sarebbe quella di capeggiare la compagine sovranista (operazione ardua perché la coesistenza di sovranismi diversi è oggettivamente complicata da governare) per realizzare la quale ci vorrebbe veramente un intervento divino. Sul quale però non dovrebbero esserci problemi: come potrebbe il Dio cristiano negare il suo aiuto celeste a chi si è assunta l’immane responsabilità di difenderlo, non si sa bene da chi? Il miracolo della rapida ascesa della Meloni è anche questo: da “underdog” ad “overgod”. Sembra quasi uno scioglilingua che calza però a meraviglia con le indiscutibili virtù oratorie della Premier non a caso titolare di un diploma di maturità linguistica che le permette di parlare decentemente in inglese e spagnolo oltre che, com’è normale, in italiano e in romanesco, il suo idioma preferito. Di laurearsi non se ne parlò neppure: la Meloni si è fermata al diploma come il suo adorato Duce, maestro elementare: la riscossa dei diplomati o, se preferite i giochi di parole, la scorciatoia per la diplomazia!
Per realizzare cotanta ambizione la Meloni si è circondata di validi paladini, quasi tutti reclutati, si suppone per merito, in ambito familiare come il marito, la sorella e il cognato dando così vita al primo governo italiano a conduzione familiare. Alle accuse di familismo la Premier ha reagito, com’è costume della destra e suo personale, col solito vittimismo inventandosi un’ondata di fango inesistente e ribaltandola sui presunti infangatori. L’avessero accusata di nepotismo, la Meloni si sarebbe precipitata a consultare il Dizionario della Lingua Italiana che conosce più o meno come la Costituzione, cioè poco, ma sul quale nessuno le ha chiesto di giurare: d’altra parte, fosse stato necessario per salire a Palazzo Chigi, avrebbe giurato su qualunque pubblicazione, da “La Cucina Italiana” al “Manuale delle Giovani Marmotte”. Acquisito il significato di nepotismo le si è subito accesa la speranza di poter rafforzare il suo cerchio magico, introducendovi anche le due nipotine ove il suo governo dovesse durare abbastanza da permetterne il raggiungimento della maggiore età, merito minimo irrinunciabile.
La smisurata ambizione della Meloni riporta alla memoria una vecchia storiella metaforica che suona più o meno così (fonte: parliamoitaliano.altervista.org): C’è una contadina che si chiama Marietta. La contadina aiuta sempre un suo vicino pastore e un giorno il pastore le regala una ricotta. Marietta è molto contenta, prende la ricotta, la chiude in un cestino e mette il cestino sulla sua testa. Mentre cammina per tornare a casa, Marietta pensa: «Ora vendo la ricotta e con i soldi compro una gallina. Poi faccio fare molte uova alla gallina, le vendo e con i soldi compro un coniglio. Faccio fare molti cuccioli, al coniglio, li vendo e con i soldi compro un maiale, lo faccio ingrassare e lo vendo, con i soldi compro una mucca. E così guadagnerò tanti soldi per comprarmi una bella casa, abiti eleganti e tutti mi saluteranno con un inchino! Così!». Marietta si dimentica di avere la ricotta sulla testa, si inchina e la ricotta le cade e si rompe. E con lei si rompono tutti i suoi sogni.
I sogni della Meloni si infrangeranno probabilmente quando dovrà inchinarsi difronte alla realtà.