Gli abitanti del Regno Unito, sudditi inveterati ancorché democratici, invocano la protezione divina sul monarca di volta in volta regnante con l’inno “God save the King”; quando il monarca è di sesso femminile l’inno è trasposto, sia nel titolo che nel testo, in “God save the Queen”. Entrambe le solenni suppliche hanno ovviamente un effetto a termine perché alla fine re e regine decedono regolarmente ormai da secoli anche se statisticamente ha funzionato meglio la versione dedicata alle regine, basti pensare alla durata dei regni della regina Vittoria e di Elisabetta II.
Nelle repubbliche occidentali la figura del presidente non ha mai beneficiato di analoghe invocazioni e la cosa si spiega facilmente. La monarchia britannica, non diversamente da quella asburgica fin quando è esistita, simboleggia l’unità di popoli e nazioni diverse: Inghilterra, Scozia seguite poi nel tempo dal Galles e dall’Irlanda del Nord e, in quanto non elettiva, appare politicamente neutra come lo sono peraltro tutte le monarchie. I presidenti di repubblica, pur se chiamati anche loro a rappresentare l’unità della nazione (da noi lo sancisce l’articolo 87 della Costituzione), sono invece eletti da una maggioranza politica e quindi raramente raccolgono un consenso unanime. Non vi riuscirono, ad esempio, Antonio Segni, Giovanni Leone, Francesco Cossiga, poco apprezzati dalla sinistra, né vi riuscì Oscar Luigi Scalfaro, ex magistrato e quindi particolarmente inviso alla destra di matrice berlusconiana. Tra quelli più amati vanno certamente annoverati il mitico Sandro Pertini, Carlo Azeglio Ciampi, primo presidente di estrazione non politica, e il nostro Sergio Mattarella che attraversa il suo secondo mandato e al quale un recentissimo sondaggio di Ilvo Diamanti assegna la fiducia del 73% degli italiani.
Gli otto anni e mezzo trascorsi da quando Mattarella è assurto al vertice delle nostre istituzioni sono stati politicamente i più agitati del nuovo millennio. Sotto la sua presidenza sono nati governi anomali come il “Conte 1”, seguito dal suo opposto, il “Conte 2”, scalzato a sua volta dal governo emergenziale guidato da Draghi ma sostenuto da una maggioranza troppo ampia e quindi piena di contraddizioni (Draghi e Mattarella avrebbero fatto volentieri a meno della Lega). Il tutto aggravato dall’emergenza Covid con le complicazioni sanitarie e le vergognose strumentalizzazioni politiche cui abbiamo assistito e, dulcis in fundo, dall’aggressione russa all’Ucraina. Ciò malgrado il governo a trazione neofascista guidato dalla Meloni ha trovato il Presidente, benché ormai più che ottantenne, in condizioni di forma accettabili. Le consultazioni, le esternazioni, gli interventi di moral suasion, le leggi e i decreti non condivisi ma firmati per ottemperare al dettato costituzionale, i silenzi inevitabili ma faticosi (si pensi all’improvvida richiesta di impeachment promossa da Di Maio) non possono però non aver prodotto un certo logorio in una personalità complessa per quanto serena. Ne fa prova il suo vano tentativo di evitare il rinnovo della carica, poi dismesso per l’encomiabile senso dello stato che tutti gli riconoscono.
Con l’ascesa al potere di FdI l’impegno di Mattarella rischia però di diventare insostenibile. La smania propagandistica della nuova maggioranza lo costringe ad intensificare la partecipazione ad eventi che gli assicurino uno spazio competitivo nella cronaca politica ma che comportano spostamenti continui da un capo all’altro del Paese e spesso del mondo. Ma molto più defatigante è il dover sopportare gli attacchi alla Costituzione che emergono un giorno sì e l’altro pure dai comportamenti di esponenti neofascisti consapevoli di esserlo o non, come Salvini.
Il caso Donzelli-Del Mastro e poi le inammissibili intemperanze di La Russa, le gaffes irresistibili di Sangiuliano e Lollobrigida, la verità alternativa sulla strage di Bologna del portavoce De Angelis e il libro del generale Vannacci ma soprattutto la posizione defilata se non addirittura l’assenza fisica della Meloni nelle celebrazioni delle feste nazionali avranno richiesto a Mattarella uno sforzo sovrumano per sollecitare ogni volta il rispetto dei principi costituzionali e dell’appartenenza europea. Prima o poi sbotterà apertamente chiedendo collettivamente agli esponenti della maggioranza se questa benedetta Costituzione se la sono mai letta prima di giurarci sopra.
Qualche osservatore malizioso potrebbe addirittura insinuare che questo lavoro ai fianchi del Presidente sia frutto di un preciso disegno volto a indebolire il paladino instancabile di una Costituzione nella quale non credono. Non dimentichiamo che in caso di incapacità, anche temporanea, del Presidente a svolgere compiutamente il suo alto magistero dovrebbe essere chiamato il bifronte personaggio che occupa oggi il più alto scranno del Senato e allora ne vedremmo delle belle. Difronte a questa tragica prospettiva faremo dunque bene ad intonare tutti insieme e sin da adesso l’inno “God save the President!”.
Caro Elio, Non ti smentisci. Hai prodotto uno scritto sul quale faremmo tutti bene a riflettere. Se il Presidente non ha più le forze, allora sta a noi, il VERO popolo italiano, sorreggerlo in ogni modo. Tu hai fatto la tua parte con questo splendido articolo. Complimenti!
Ringrazio il caro amico Sergio, sempre generoso nei commenti alle mie lamentazioni, e mi rallegra saperlo nello sparuto drappello di chi, come noi due, teme questo governo sin dal giorno del suo insediamento. Si attendono nuovi ingressi.