Il museo degli orrori

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Un momento dell’evento al Maxxi (Fonte: www.ilmattino.it)

Quanto accaduto al museo Maxxi di Roma lo scorso 21 giugno in occasione dell’inaugurazione della stagione estiva della prestigiosa istituzione culturale (con una puntualità degna di quella dei treni quando c’era “Lui”) lascia senza parole. Sì, perché di parole e parolacce se ne sono dette tante nel corso della manifestazione e forse se ne diranno ancora, date le premesse.

Primo anello, in senso cronologico, di questa vicenda è la nomina di Gennaro Sangiuliano al Ministero della cultura, cui hanno fatto seguito quelle di ben tre sottosegretari (come all’Economia) al suo dicastero: Gianmarco Mazzi, Lucia Bergonzoni e Vittorio Sgarbi. L’apporto di Mazzi, in quota FdI, non è ancora valutabile, mentre è invece prevedibile quello della Borgonzoni, già impegnata con la stessa carica nel governo Draghi, sempre in quota Lega, viste le numerose gaffes ivi esibite (da “non leggo un libro da tre anni” a “il Trentino confina con l’Emilia Romagna”). L’unica freccia all’arco di Sangiuliano per scardinare l’egemonia culturale della sinistra rimane dunque Sgarbi, in quota “destra qualunque purché destra”. Chi meglio di Vittorio Sgarbi, anzi del prof. Vittorio Sgarbi, un influencer con un numeroso seguito personale, un mix di strani cultori dell’arte e ammiratori dell’istrionismo provocatorio del discusso personaggio?

Il 24 novembre 2022 il neoministro della cultura affida poi la presidenza del museo Maxxi ad Alessandro Giuli, laureato in filosofia, collaboratore de Il Giornale. Il personaggio è comunque noto in TV anche per l’assidua frequentazione dei talk show nel corso dei quali esibisce una garbata capacità di arrampicarsi sugli specchi per colpire gli avversari politici della destra cui dedica da anni la sua attività di giornalista, di scrittore e anche di conduttore televisivo. La sua nomina viene sconsigliata da Giuliano Ferrara, che con Giuli ha condiviso la direzione de Il Foglio, con un tweet molto eloquente: “Eviterei di rompere le palle a Alessandro Giuli, che è un quarantenne italiano pieno di talento”. Ma Sangiuliano non gli dà ascolto e Giuli, di cui non conosciamo eventuali esperienze di gestioni museali, subentra alla Melandri, presidente del Maxxi per un decennio con risultati apprezzati da tutti; il neopresidente si trova subito difronte a grandi sfide: l’ampliamento degli spazi e il restyling dell’edificio progettato ormai più di vent’anni fa dalla geniale architetta anglo-irachena Zaha Adid. E non era previsto l’impegno sovrumano di contenere l’esuberanza molesta di Sgarbi e Morgan.

L’ultimo anello di questa cinghia di trasmissione della nuova cultura, fortemente voluta dal Governo Meloni, è Morgan. Cantante pop molto discusso, noto per la sua irriverenza e la sua irritabilità, qualità entrambe molto apprezzate, c’era da immaginarselo, da Sgarbi che, nella sua nuova veste istituzionale, ha annunciato di volergli affidare un dipartimento per la musica.

Questo dunque lo scenario e la compagnia di giro che hanno dato luogo ad uno degli spettacoli più discutibili mai visti in un sacrario della cultura. Sotto l’occhio tanto imbarazzato quanto impotente del nuovo presidente, il sottosegretario alla cultura e il suo pupillo hanno inscenato un crescendo di sessismo e di volgarità, a tratti applaudito dal pubblico, in cui Sgarbi ha sostanzialmente stilato una graduatoria dei politici in base al numero delle donne di cui avrebbero goduto i favori. Nell’elenco figuravano, tra gli altri, Berlusconi (gratificato “alla memoria” da Sgarbi con l’affermazione che le sue mogli erano gelose!), Kennedy, Mitterrand e ovviamente lo stesso Sgarbi, che alla fine del lungo elenco dava la palma del vincitore a Fidel Castro, accreditandolo di ben 35.000 donne e commentando la cosa con l’espressione, sorprendentemente negativa date le premesse, “Questo è il comunismo”.

La registrazione dell’evento è stata diffusa su Youtube ma subito ritirata e poi ripristinata perché intanto era diventata virale sui social. C’è stata un’immediata presa di posizione dei dipendenti del Maxxi, prevalentemente donne, che hanno inviato al presidente una nota di protesta alla quale Giuli ha risposto chiedendo ai dipendenti di ritirarla. Ma il caso era ormai esploso e per il momento si segnala sostanzialmente la sola condanna di quanto accaduto da parte del ministro Sangiuliano, con l’invito a tutti quelli che rivestono cariche istituzionali ad attenersi per l’avvenire, si suppone, al massimo rigore verbale. Giuli si è docilmente associato al ministro scusandosi pubblicamente mentre Sgarbi non si è scusato ma anzi ha rivendicato il diritto di sdoppiarsi: “Era uno spettacolo”, ha sostenuto Sgarbi, “Il sottosegretario non c’era, c’era Sgarbi che Giuli e Morgan hanno voluto come attore”. Questa la sua risposta alquanto ingenerosa nei confronti del pubblico ma soprattutto dei due compagni di sventura. Le opposizioni hanno chiesto le dimissioni del sottosegretario e, dopo quelle della Santanchè chieste qualche giorno fa, la Meloni dovrebbe guardarsi bene dall’ironizzare ancora sulle opposizioni che “chiedono ogni giorno le dimissioni di qualcuno” e tentare di mettere un po’ di ordine tra i suoi irrequieti compagni di viaggio.

Non è dato sapere come si concluderà questo grottesco episodio di sconcertante incoerenza organizzativa, ennesimo passo falso della coalizione di governo, ma non si può non cogliere nella vicenda del Maxxi un aspetto inquietante che sembra sfuggito a molti.

Il logo dell’evento, visibile alle spalle di Sgarbi e di Morgan, reca il titolo: “Morgan Piano Solo”. Il riferimento è alla previsione, poi effettivamente realizzata nel corso dell’evento, che Morgan cantasse accompagnandosi col solo pianoforte. Ma alla parte non più giovane dei lettori di www.zonagrigia.it quella espressione forse ricorda altro. Il “Piano Solo”, per chi non ne abbia mai avuto conoscenza, fu un tentativo di golpe, svelato nel 1967 da L’Espresso che, secondo Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfari, coinvolse Giovanni de Lorenzo, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri e il Presidente della Repubblica Mario Segni. Secondo il settimanale la minaccia del colpo di stato avrebbe indotto il Partito Socialista a rinunciare alle riforme che aveva in cantiere e ad accettare di formare un secondo governo Moro. Un’apposita commissione parlamentare d’inchiesta escluse ogni tesi di tentato colpo di stato ma Wikipedia fornisce dettagliate informazioni sull’esistenza del progetto eversivo.

Solo una coincidenza tra il programma di Morgan e il, peraltro dubbio, episodio eversivo? Può darsi. Ma è lecito domandarsi se sia una coincidenza anche il logo concepito da Valditara per il nuovo Ministero dell’Istruzione e del Merito, poi ritirato dopo le proteste, il quale suggeriva alcuni accostamenti con il ventennio abbastanza inquietanti.

È possibile che il Piano Solo di Morgan ed il logo del Ministero dell’Istruzione e del Merito (l’acronimo MIM potrebbe essere letto anche come “Mussolini Immortale”!?) siano soltanto dei casi fortuiti e non gli elementi di una strategia volta a legittimare l’autoritarismo? Come diceva il più malizioso e discusso protagonista della Prima Repubblica, Giulio Andreotti, “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

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