Il partito della Meloni recede nei sondaggi: un modestissimo 0,4% secondo il sondaggio SWG del 13 marzo e quindi non abbastanza per farci immaginare che la cosiddetta “luna di miele” tra il Paese e il nuovo Governo si stia avviando alla conclusione. Non che ne manchino le premesse, anzi la settimana scorsa e l’inizio di questa hanno fornito ulteriori e clamorose occasioni per evidenziare l’inadeguatezza (chiamiamola così) del Governo: l’assenza di soccorso in un ulteriore naufragio di migranti; la fake new della taglia imposta dalla Brigata Wagner sulla testa del ministro Crosetto, che l’aveva additata come istigatrice delle migrazioni volte a creare problemi all’Italia; e poi, a seguire, il “question time” in cui la neo-segretaria del PD Schlein (finalmente due euro ben spesi) ha messo in imbarazzo la Meloni, nonché l’incontro, chiamiamolo così, che la stessa Meloni ha tenuto con una trentina di parenti delle vittime del naufragio di Cutro, ridotti, per l’occasione, ad anonime comparse di un breve filmato concentrato unicamente sull’espressione partecipata della premier, più madre e più cristiana che mai.
L’evento più pittoresco ha però riguardato le dimissioni spontanee(?) di tale Claudio Anastasio, direttore da qualche mese della società pubblica 3-I il quale, forse in un eccesso di zelo, aveva inviato ai componenti del Consiglio di amministrazione una mail con citazioni testuali del discorso con cui Mussolini rivendicò la responsabilità politica del delitto Matteotti. Ed è proprio questo curioso episodio che dà da pensare.
In Italia ci si divide da tempo, in particolare dall’insediamento del governo Meloni, tra chi pensa che Fratelli d’Italia sia una formazione fascista e chi si illude che non lo sia più. Ebbene, forse questa disputa è oziosa: i militanti di questo partito sono fascisti loro malgrado. Per quanto tentino in ogni modo di mostrare la loro distanza dal “Regime” non riescono a trattenersi dal celebrarne le magnifiche sorti e progressive. Il povero Anastasio ricorda il Dottor Stranamore, consulente militare ex nazista del Presidente U.S.A., immortalato da Peter Sellers nell’omonimo capolavoro di Kubrick, che non riusciva a trattenersi dal sollevare di scatto il braccio destro in segno di saluto al Fuhrer, pur essendo costretto su una sedia a rotelle.
Eppure tutti i componenti del Governo hanno giurato sulla Costituzione. Molti di loro avranno fatto gli scongiuri sperando che di lassù il loro Martire, sicuramente assunto in Paradiso grazie alla formula magica “Dio, Patria e Famiglia”, chiudesse un occhio su questo tradimento, tradimento peraltro solo apparente trattandosi, in definitiva, del classico sfruttamento della Costituzione. Ma, aldilà di ogni riferimento storico, i comportamenti, gli atteggiamenti, gli obiettivi e i programmi di FdI appaiono fascisti nella sostanza come quelli dei partiti autoritari di tutto il mondo e di tutti i tempi. La Lega, ad esempio, non è meno fascista di FdI, con l’aggravante di uno strisciante razzismo su scala nazionale del nord nei confronti del sud.
La settimana che si avvia alla conclusione ci ha però regalato anche la presentazione in Parlamento del disegno di legge-delega della riforma fiscale che deve preoccupare chi abbia a cuore le esigenze delle classi sociali più deboli e il mantenimento di un livello decente della sanità e dell’istruzione pubbliche. Come se non bastasse la prospettiva del pauroso buco di bilancio legato a questa pazzesca riforma, è passata anche la ripresa del progetto di costruzione del mirabolante ponte sullo Stretto.
Storicamente non si sa se l’idea di questo discusso collegamento sia nato prima o dopo che la mafia si impadronisse della Sicilia. Il sospetto che la promessa della sua realizzazione possa essere un richiamo per l’elettorato influenzabile da Cosa Nostra non può abbandonarci e non vi si sono sottratti neppure esponenti del centro sinistra, come ad esempio Prodi e Renzi. Fatto sta che negli ultimi decenni i sostenitori di questa faraonica operazione sono stati per lo più esponenti politici settentrionali: Craxi, lo stesso Prodi, Berlusconi e ultimamente Salvini. A chi ha riproposto con tanto entusiasmo la ripresa del progetto occorrerebbe ricordare che l’ingente finanziamento necessario allo scopo potrebbe più saggiamente essere indirizzato verso la lotta alla siccità che sta attanagliando la pianura padana: lui e i suoi colleghi rischiano di perdere definitivamente il dio Po, del quale si sono professati, per decenni, convinti sostenitori.
P.S. A proposito dell’insofferenza con la quale l’opinione pubblica più avvertita guarda alla realizzazione del ponte, la serie NETFLIX dal titolo “The Bad Guy” interpretata dall’ottimo Luigi Lo Cascio ed ambientata nella Sicilia di un futuro non lontano, lo dà finalmente per costruito e puntualmente già crollato