Diario di uno che vorrebbe capire: 3 marzo 2023

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Nell’attesa che la neosegretaria del PD Elly Schlein costruisca una valida alternativa al governo in carica, non ci resta che annotare gli spropositi e i deliri che ministri e sottosegretari ci stanno infliggendo sin dall’insediamento del governo Meloni. Potremmo dire che tra loro si è accesa una vera e consapevole gara nella quale non passa giorno senza che la classifica subisca qualche modifica, come nel campionato di calcio. Quella dei ministri, la Serie A, a 130 giorni dall’inizio del campionato vede in testa l’ineffabile ministro Piantedosi, neo-promosso dalla Serie B, quella dei sottosegretari, carica da lui coperta al seguito di Salvini, modello per lui irraggiungibile, nel governo Conte 1. La posizione di Piantedosi appare inattaccabile: la sua ultima impresa, l’incredibile tirata di orecchi ai disperati che lasciano la loro terra senza aver prenotato un posto decente su un’imbarcazione sicura, ha tramortito sia Salvini, in testa alla classifica grazie al suo continuo vaniloquio, sia il ministro dell’istruzione e del merito Valditara che pure aveva messo a segno una magnifica reprimenda, con annessa previsione di sanzioni, nei confronti della preside del Liceo Leonardo da Vinci di Firenze.

Valditara aveva a sua volta frenato la corsa del ministro Nordio, già in testa alla classifica per aver concepito una maxi-riforma della giustizia che, se andrà avanti, comminerà ai magistrati la separazione delle carriere e regalerà ai politici la rimozione dell’obbligatorietà dell’azione penale. Anche la difesa a dir poco acrobatica assunta da Nordio nei confronti del sottosegretario Delmastro non lo ha sottratto al micidiale sorpasso di Piantedosi. Né vi è riuscita la sgangherata posizione assunta nella vicenda Cospito.

Subito dopo Valditara e Nordio la classifica ci mostra un Sangiuliano piuttosto in affanno: sembra non gli riescano più quelle spettacolari uscite, tipo la paternità dantesca della destra italiana. Giusto per far parlare un po’ di sé ha nominato Giulio Rapetti, in arte Mogol, consigliere per la Cultura Popolare: se vorrà volgere uno sguardo nostalgico al Ventennio, cosa possibile visto che da ex socialista avrebbe potuto rifiutare l’incarico, Mogol potrà assumere la denominazione evocativa di Conculpop.

Rimangono tuttora in bassa classifica gli altri ministri: solo Crosetto guadagnò a suo tempo qualche punto accusando le gerarchie burocratiche ministeriali di “remare contro”. Ci sembra tuttavia impossibile che ministri come la Santanchè e la Roccella rimangano immobili. Ma il ministro dal quale dobbiamo attenderci un vero exploit è, senza alcun dubbio, Calderoli. Come dimenticare la sua simpatica ma irriverente maglietta anti-islamica, il suo pittoresco rogo di quintalate di leggi inutili, l’aver dato della “scimmia” alla ministra di colore Kyenge e soprattutto il suo “Porcellum”. Ecco, Calderoli rimane un fuoriclasse assoluto, insieme a Bossi e a Borghezio che, per nostra fortuna, non fu mai ministro.

Nella classifica della Serie B domina incontrastato Delmastro Delle Vedove che ha imbroccato una felice, ma indebita, rivelazione di notizie probabilmente coperte da segreto. Distaccati, almeno per il momento, i due sottosegretari alla cultura Vittorio Sgarbi e Lucia Borgonzoni dai quali ci attendiamo però clamorose rimonte.

E mentre questa grottesca competizione a chi mostra il peggio del governo va avanti senza sosta, cosa fa la Meloni? Va in giro per il mondo partecipando ad una sorta di Champion’s League nella quale, al momento, non si è messa in grande evidenza, a parte la perdurante amicizia con Orban e l’intermittente disaccordo con Macron. Silente in merito alle vicende che appassionano il campionato nazionale, si comporta come quegli arbitri che girano la testa dall’altra parte per apparire estranei a ciò che succede in campo, tanto prima o poi i fischi cesseranno. Nel suo intimo la Meloni è infatti fiduciosa: quando il governo andrà “a regime” nessuno, ma proprio nessuno, potrà dire più niente.

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