Troppi sono gli avvenimenti che si succedono senza tregua, sfruttati di volta in volta dai media che li spremono fino all’ultima goccia per poi sostituirli con un nuovo evento successivo che subirà lo stesso trattamento. L’arresto di Matteo Messina Denaro ci è stato somministrato per una buona decina di giorni arricchito di volta in volta da banalità del tutto inconsistenti, come quando ci hanno informato che l’automobile del geometra, che ha dato in prestito la propria identità al super-latitante, era parcheggiata sotto la sua abitazione. Chi se lo sarebbe mai aspettato!? Poi Messina Denaro è sparito dalle prime pagine e dai titoli dei telegiornali. È sopravvissuto qualche giorno in più nel nostro giro familiare dal quale è venuto fuori un brevissimo (ma intensissimo) testo da cantare sul tema della prima strofa della sigla musicale di “Portobello”, trasmissione televisiva degli anni Settanta condotta dal compianto Enzo Tortora. Per chi ricordasse il motivo e volesse canticchiarne il testo, chiaramente riferito alla località di Campobello di Mazzara, i cui abitanti hanno ospitato – senza darlo troppo a vedere, anzi senza farlo vedere affatto – “l’inafferrabile”, è il seguente: Campobello, dal dottore Tumbarello c’è Matteo che fa un controllo con gli occhiali e col cappello prima del tracollo …
Sparita dalla stampa, dai notiziari televisivi e, si spera, anche dalla Cina, la terribile pandemia che sembrava dovesse metterne in crisi il regime (tutti miracolosamente guariti?) è subentrato il caso Cospito con tutte le sue implicazioni etiche, giuridiche, giudiziarie e politiche. Al momento la situazione è sull’orlo del precipizio: all’avvocato dell’anarchico, ora in ospedale, non resta altra soluzione che cominciare a sua volta lo sciopero della fame. L’argomento meriterebbe molte osservazioni serie, a partire dalla discutibile irrogazione del 41 bis, che però non possono trovare spazio in questa pagina di diario che vuole restare orgogliosamente irriverente e cinica, cioè perfettamente in linea con la realtà che ci circonda.
Prendiamo l’ultima e gravissima tragedia: il terremoto in Turchia e in Siria; se qualcuno in preda allo sconforto dovesse chiedervi dov’era Dio quando si è scatenato questo cataclisma, rispondetegli che Dio è onnipotente, non onnipresente. Se dovesse obiettare che non è così perché “Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo”, replicate che sì, è vero, ma non in tutti i luoghi contemporaneamente. Forse è andato sul posto quando hanno cominciato ad estrarre dalle macerie sia bambini che adulti ancora vivi a distanza di giorni e miracolosamente anche un ultraottantenne. Quest’ultimo episodio ha acceso le speranze degli archeologi che da anni dissotterrano a Pompei testimonianze eccezionali: prima o poi dovrà capitare di estrarre dagli scavi qualche senatore romano ancora vivo e vegeto tanto da gridare spazientito: “Potius sero quam numquam!”.