Si chiama “Ultima Generazione” il gruppo di giovani italiani che hanno deciso di scendere concretamente in campo per protestare contro l’inerzia delle istituzioni nei confronti del cambiamento climatico. Gli attivisti hanno cominciato imbrattando, con materiali delebili e quindi senza creare danni permanenti, alcuni luoghi d’arte, come il teatro alla Scala di Milano e alcuni capolavori custoditi nei musei, passando poi anche ai blocchi stradali. Queste iniziative hanno infastidito non solo i cultori dell’arte e gli automobilisti ma anche l’opinione pubblica moderata. Hanno poi alzato il tiro tinteggiando di arancione la sede della Cassa Depositi e Prestiti, azionista di numerose partecipate impegnate nell’estrazione di fossili. È invece insorta la politica quando la protesta si è espressa con un delicato tocco di rosa alla facciata di Palazzo Madama: il Presidente del Senato ha accusato di vigliaccheria il gesto perché rivolto all’unico edificio istituzionale non sufficientemente vigilato, come se gli attivisti dovessero essere così stupidi da attaccare bersagli più difficili. Il giallo, comunque lavabile, è stato invece adottato per il famoso “Dito” di Cattelan in Piazza Affari a Milano. Per il momento gli autori di questi “scempi” vengono fermati, identificati e poi rilasciati o denunciati al magistrato. Al momento, per l’attivista ritenuto responsabile della manifestazione di protesta alla Scala di Milano, Simone Ficicchia, il giudizio in corso dovrebbe prevedere un regime di sorveglianza semplice per un anno, senza obbligo di dimora. Ma non è detto che il Governo, questo governo, non decida di adottare misure più severe (un decreto anti-spruzzo, tipo quello anti-rave?).
L’impressione è però che ci sia, da parte di chi condanna queste azioni di protesta, il tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto. È infatti impensabile che la gente comune e le forze politiche oggi al governo non siano consapevoli dell’assoluta necessità di ridurre le emissioni di CO2, pena un futuro piuttosto scomodo per le prossime generazioni. Mentre il Governo Meloni avrebbe l’intenzione di proporre l’Italia come hub energetico dell’Unione Europea sperando forse in un finanziamento comunitario ma ignorando, al momento, quale sarebbe l’impatto ambientale dell’attuazione di questo proposito. Che le intenzioni del Governo siano rivolte in una direzione contraria alle aspettative dei giovani ambientalisti è dunque fuori discussione. Basti pensare che l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio proposto in sede comunitaria è stato vivamente criticato perché provocherebbe la caduta del valore della maggioranza degli immobili, quelli che si prevede resteranno non efficientati. Il tema della difesa dell’ambiente dalle emissioni di gas nocivi non è ancora entrato, evidentemente, nel comune sentire degli italiani.
D’altra parte in tema di uso del fossile la stessa Unione Europea attraversa, a causa del conflitto russo-ucraino, una fase transitoria nella quale alcuni paesi membri, come la Germania, hanno ravvisato la necessità di incrementarne l’estrazione: le manifestazioni degli ambientalisti europei contro l’ampliamento della miniera di lignite di Lutzerath è stata sedata con durezza dalla polizia tedesca, come abbiamo visto in TV.
Il movimento di protesta ecologista è comunque in piena evoluzione e crescerà di mese in mese dando luogo a nuove e più dure occasioni di scontro in Italia come in Germania e dovunque nel mondo industrializzato. Scontro violento perché contrappone l’esigenza irrinunciabile del sistema capitalistico di alimentare la crescita del famigerato PIL all’allarme, o forse all’angoscia, dei giovani per un processo che condizionerà il loro futuro in maniera decisiva (non a caso qui da noi si sono dati, drammatizzandolo volutamente, il nome definitivo di “Ultima Generazione”). Che poi sia l’ultima o la penultima generazione, sarà comunque una delle ultime se la realtà non cambia e ciò perché il mutamento climatico appare irreversibile. L’avversario degli ecologisti, la finanza globalizzata, è infinitamente più potente. Noi non più giovani, che abbiamo vissuto un lungo periodo di pace e di benessere e che, per ovvi motivi anagrafici, ci sottrarremo ad un futuro sconfortante, abbiamo il dovere di dare una mano. Mentre si attendono, probabilmente invano, interventi comunitari o nazionali non sarebbe il caso di guardare all’eccesso di consumi energetici che cade quotidianamente sotto i nostri occhi se siamo per strada o di cui siamo direttamente responsabili nelle nostre abitazioni? Magari a partire da noi napoletani? Basta dare un’occhiata a quante automobili circolano con a bordo uno o raramente due viaggiatori. Se i trasporti pubblici funzionassero in maniera civile, quanti automobilisti troverebbero preferibile servirsi delle linee pubbliche riducendo in tal modo il taglieggiamento imposto dal prezzo impazzito dei carburanti, con o senza accise? Forse si darebbe un colpetto anche allo strapotere dei tassisti. E magari, ma questo è un miraggio, sarebbe possibile portare a un livello decente il servizio della Circumvesuviana, della Circumflegrea e della Cumana. Per non dire dei benefici che si rifletterebbero sull’intera cittadinanza in termini di miglioramento della qualità dell’aria e riduzione di gravi o gravissime patologie.
Certo occorrerebbe tempo ma comunque meno di quello che dovremo attendere per l’unica vera speranza: l’attivazione nei paesi industrializzati della fusione nucleare, possibile non prima di una trentina d’anni. Si tratterebbe, in ultima analisi, di mobilitarsi per spingere chi amministra i trasporti verso una riduzione dei consumi di combustibili eliminando, ad esempio, o almeno accorciando le lunghe file di macchine a motore acceso che si formano agli incroci non sorvegliati. Dove sono finiti i vigili urbani, quelli che vedevamo dirigere il traffico (si, proprio dirigere, dal loro podio al centro degli incroci) nei filmati degli anni ’50 e ’60? Sono ormai figure mitologiche che si materializzano soltanto in circostanze eccezionali o intorno allo Stadio quando c’è la partita.