Religione e spiritualità

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Il sacro rimanda a qualcosa che le persone percepiscono come presente nelle loro vite con i tratti della potenza, della straordinarietà o, per dirla con Rudolf Otto, del “radicalmente altro”. Questa esperienza crea un nuovo ordine di pensieri e di valori che orientano l’azione degli individui che la provano. Così l’appartenenza è una relazione tra un sistema religioso e un ambiente (i fedeli), un rapporto di scambio sinergico.

In un filone di studi della sociologia delle religioni si è affermata una distinzione tra religione e spiritualità nel senso che il tema della spiritualità è stato affrontato per illustrare come nella società contemporanea l’abbandono della religione (delle religioni cosiddette storiche, in particolare) non significhi necessariamente l’abbandono di ogni interesse dell’individuo per il sacro, per la propria vita interiore, semmai egli cerca altrove segni e simboli per colmare il senso della vita. La distinzione tra religione e spiritualità emerge da una serie di ricerche che fanno notare come una significativa percentuale di persone non si identificano con un’istituzione religiosa, ma dichiarano di avere comunque un’intensa vita interiore. Infatti si assiste, nel mondo contemporaneo (occidentale e occidentalizzato), a una rinnovata ricerca di senso spirituale non orientata necessariamente all’identificazione con un’istituzione religiosa di nascita: si preferisce scegliere di credere piuttosto che appartenere per tradizione. Questa tendenza ha fatto emergere, da una parte, una spiritualità senza religione incentrata sulla ricerca di un rapporto armonico tra spirito, mente e corpo, che viene talvolta chiamato olismo o ambiente olistico; dall’altra, ha visto emergere il fenomeno di persone impegnate in un credere senza appartenere, cioè individui che dichiarano di “credere” ma contemporaneamente non si sentono pienamente appartenenti a una specifica comunità religiosa: ci si autodefinisce culturalmente appartenenti a una determinata fede religiosa, ma non se ne osservano le pratiche rituali e ci si costruisce un proprio personale sistema di princìpi e norme che si discosta da quanto codificato da una precisa istituzione o tradizione religiosa. Entrambi i fenomeni (spiritualità senza religione e credenza senza appartenenza) contribuiscono a dare corpo alla cosiddetta “disistituzionalizzazione” della religione, che appare come una delle caratteristiche del sacro contemporaneo. Chi oggi sostiene di essere più interessato alla spiritualità che alla religione, in genere, sta affermando che non si sente più parte di una chiesa, setta o tradizione religiosa organizzata e visibile; tuttavia, costui continua a provare il bisogno di riflessione, di cura della propria interiorità, di ricerca di risposte al senso del vivere e del morire, senza però riferirsi più alla religione di nascita nella quale è stato socializzato.

Premesso che le credenze costituiscono conoscenze non verificabili con alcun criterio attuale, dunque la loro caratteristica comune è quella di essere un tipo di conoscenza di natura fideistica, il passaggio della credenza dalla fase mitologica a quella più raziocinante costituisce uno dei punti più importanti dello sviluppo storico delle religioni. Quindi, l’arretramento del mito rispetto alle esigenze di sistematizzazione razionale di un nucleo di religione rivelata o di un messaggio di salvezza rappresenta un momento fondamentale per capire l’emergere di figure profetiche o di gruppi di intellettuali che sovvertono una tradizione o la rielaborano profondamente.

Recentemente si è posto il problema se sia possibile studiare il nesso tra emozioni e mente, comprendendo cosa accade quando si stabilisce un particolare legame tra parti del cervello e alcuni stati emotivi attivati da ciò che chiamiamo “esperienza religiosa”. In questa ottica le neuroscienze tentato di dimostrare che le emozioni non sono stati transitori del nostro essere, ma meccanismi preordinati al funzionamento dell’attività della mente, che si sono formati nel corso dell’evoluzione, memorizzando le risposte che meglio si adattano all’ambiente in cui vive il soggetto. Quindi le istituzioni religiose non avrebbero fatto altro che rinforzare un sistema di credenze-esperienze profonde che la specie umana porta geneticamente con sé. D’altra parte, come ha scritto Hans Kung, «La religione non scaturisce certo da una rigorosa dimostrazione dell’esistenza di Dio, né tanto meno da una cauta riflessione concettuale. Naturalmente non nasce neppure solo dagli strati irrazionali, inconsci della psiche umana. Affonda piuttosto le sue radici, secondo le analisi della psicologia della religione, in una sintesi sperimentale di elementi conoscitivi, volitivi e sensitivi, intesa non come realizzazione autonoma, ma come risposta a un incontro, di qualunque natura esso sia, con Dio o a una diretta esperienza di lui». (H. Kung, Essere cristiani, Milano 1979, p. 77)

Comunque, è degno di nota quanto ha scritto lo storico inglese Arnold J. Toynbee: «È mia convinzione che scienza e tecnologia non soddisfino le esigenze spirituali cui cercano di venire incontro tutte le possibili religioni, anche se riescono a screditare alcuni dogmi tradizionali delle cosiddette religioni superiori. Storicamente la scienza fu preceduta dalla religione, della quale rappresenta un’emanazione. La scienza non ha mai soppiantato la religione, e io credo che neppure in futuro riuscirà mai a farlo … Come giungere a una pace duratura? Conditio sine qua non di una pace autentica e duratura è, ne sono certo, una rivoluzione religiosa. Per religione … intendo la capacità di superare l’egocentrismo, negli individui come nei gruppi, entrando in comunione con la realtà spirituale che sta dietro l’universo e mettendo in armonia con essa la nostra volontà. Questa è secondo me l’unica chiave che possa aprire la porta della pace, ma è una chiave che noi siamo ben lontani dal poter afferrare e adoperare: finché non ci riusciremo, continuerà a restare in forse la sopravvivenza del genere umano».

1 commento su “Religione e spiritualità”

  1. Salve! Ho trovato questo articolo molto informativo e l’ho letto con grande interesse. Ho scoperto questo blog solo di recente e sono felice di averlo trovato. Leggerò sicuramente altri articoli. Complimenti per il blog e saluti!

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