Archeologia e Bibbia: Agli albori della civiltà

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Ricostruzione di scena di vita quotidiana dell’homo erectus (Fonte: https://www.elementari.net/2008/03/lhomo-erectus.html)

La poderosa trama della storia biblica, l’intreccio ampio e svariato degli eventi in essa narrati, nasce nell’ambito delle grandi civiltà del passato. Nessuna creazione culturale o religiosa nasce dal nulla. Per cui le mentalità, le forme del pensiero, del parlare e dello scrivere, proprie della Mesopotamia, dell’Egitto, dell’Assiria, di Babilonia, della Persia, ma anche della Grecia e della Roma imperiale, hanno decisamente contribuito a modellarne il contenuto. Per questo motivo, l’interessante esplorazione archeologica dei territori del vicino Oriente risulta essere un importantissimo elemento per avvicinarsi, e quindi confrontarsi, con i testi biblici, così fortemente radicati nell’ambiente orientale antico.

Il viaggio che ci apprestiamo a compiere ha lo scopo di fornire, ai lettori interessati al tema, una panoramica delle più importanti scoperte archeologiche in qualche modo collegate alle storie bibliche. Una visione d’insieme delle prove materiali corrispondenti agli eventi raccontati sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento.

La Bibbia, ad esempio, possiede una propria visione riguardo l’origine della vita, dell’intelligenza e della civiltà sulla Terra che, in sostanza, contraddice i risultati che le scoperte scientifiche hanno ricostruito fino ad oggi. La paleoantropologia ha ampiamente dimostrato, infatti, che le origini dell’umanità risalgono a milioni di anni fa, seguendo un lungo percorso evolutivo. Una delle ultime testimonianze della presenza di ominidi, primati alti in media 90-120 centimetri, aventi la capacità di camminare in posizione eretta e di utilizzare attrezzi rudimentali, è stata rinvenuta nel 2010 nella bassa valle dell’Awash, in Etiopia. Reperti che si ritiene risalgano a circa 3 milioni e mezzo di anni fa.

Nel corso del processo evolutivo, alcuni di questi ominidi cominciarono a sviluppare cervelli sempre più voluminosi che offrirono la capacità di comunicare tra di loro, formare comunità e consolidare la propria sicurezza. I primi gruppi di questi ominidi furono classificati dagli studiosi come homo erectus, e fecero la loro comparsa circa 500.000 anni fa. Cacciavano con archi e frecce, o con lame affilate, e perlustravano i territori in cerca di vegetazione commestibile percorrendo lunghe distanze.

Intorno al 100.000 a.C. troviamo i primi segni dell’homo sapiens in Europa, Africa e Asia, i quali svilupparono un modo di vivere molto più complesso. Le grotte di Wadi el-Mughara, in Israele, hanno portato alla luce testimonianze addirittura dell’usanza diffusa in questi gruppi di dare sepoltura ai propri morti secondo rituali ben stabiliti.

I cambiamenti climatici costituirono, poi, un fattore determinante nello stimolare l’intelligenza dei primi esseri umani, costretti continuamente a sviluppare nuove strategie di sopravvivenza. Dopo l’ultimo periodo glaciale, che vide la fine circa 12.000 anni fa, nuovi sconvolgimenti ambientali costrinsero ancora una volta le protoculture umane ad adattarsi all’ambiente. Il riscaldamento globale portò all’estinzione di molte specie animali, ma, contemporaneamente, il clima più mite favorì il prosperare di nuove colture.

Il passaggio dall’ultima era glaciale al Neolitico (dal 7000 al 2500 a.C. circa) comportò un importante cambiamento psicologico negli esseri umani. Le comunità passarono dalla caccia all’allevamento e all’agricoltura. Una delle trasformazioni più importanti nell’evoluzione del genere umano che vide nascere veri e propri insediamenti, i quali gettarono le basi per lo sviluppo della civiltà.

Gli albori di queste prime culture sono riscontrabili in Gerico, in territorio palestinese, e Ain Ghazal, in Giordania, dove sono state rinvenute testimonianze di attività proprie nel filare la lana, produrre tessuti, intrecciare canestri e cuocere mattoni di fango. Dal IV millennio in poi, l’uomo imparò a lavorare l’argilla, e sviluppò metodi sempre più raffinati di produzione e decorazione. Gli archeologi, attraverso tali reperti, hanno riscontrato in questo periodo come la crescita delle comunità abbia favorito un senso di continuità sia con il passato sia con il futuro, evidente da uno sviluppo del culto dei morti che riconosceva i propri antenati e i legami familiari all’interno delle tribù.

L’Era del Bronzo, intorno al 3500 a.C., vide una serie di grandi innovazioni. L’uso dell’aratro, l’estrazione di minerali per realizzare vari strumenti, l’uso di animali da soma nell’agricoltura e sistemi di irrigazione risalenti al 3000 a.C. circa, sono stati desunti da reperti ritrovati in Mesopotamia, nella regione di Sumer, l’odierno Iraq. Progetti che richiedevano pianificazione ed organizzazione e che promossero il sorgere delle prime importanti città, come Uruk (la biblica Erech) da cui forse deriva la parola Iraq, Eridu, con la sua Lista reale sumerica, ritrovata su una stele di pietra datata 2100 a.C., e dinastie reali, tra cui la stirpe del leggendario Gilgameh. Intorno al 2500 a.C. l’Egitto e la Mesopotamia si affermarono come le due principali civiltà dell’Antica Era del Bronzo.

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