Oui, je suis Vincent. Intervista immaginaria

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Egregio sig. Presidente De Luca, pima ancora di entrare nel merito di alcune questioni oggi all’ordine del giorno nella Regione che lei governa, la Campania, vuole presentarsi ai nostri lettori; sa, a noi lunatici, alla Luna, arrivano informazioni frammentarie sulle vicende della Terra.

Certo e con gran piacere. Ho 73 anni. Sono riuscito a farmi eleggere sindaco di Salerno per ben quattro volte. Mi sono battuto perché la mia città uscisse dall’ombra della capitale regionale e dei suoi governanti, primo tra tutti Antonio Bassolino che ho considerato il mio principale rivale. Ho saputo aspettare il mio turno, certo facendo il parlamentare e il viceministro. Ho raggiunto la vetta della Regione Campania nel 2015 e ancora oggi la governo. Ho riempito di lampadine la mia Salerno. Ho fatto eleggere mio figlio in Parlamento. Ho provato a spiegare ai miei compagni di partito, ai candidati presenti nelle liste, come a volte per conquistare la fiducia degli elettori basta poco, anche il solo offrigli un cuoppo di frittura di pesce. Ho tenuto a bada, durante la pandemia, orde di giovani festaioli minacciandoli di far uso dei lanciafiamme. L’elenco potrebbe essere ancora lungo, ma voi lunatici potete collegarvi alle nostre reti televisive, ai social, strumenti che mi hanno insegnato a usare per comunicare a senso unico con i miei concittadini e lanciare chiari messaggi al poter romano.

Si abbiamo avuto modo di ascoltarla in televisione e sui social, ma proprio per questo non riusciamo a capire i suoi toni che ci sembrano sempre astiosi, come se ci fossero dei nemici da combattere e in ogni caso ci sembra insoddisfatto nonostante la sua ricca e feconda carriera che ci ha appena descritto. Ci aiuti a capire.

Il punto è proprio che dopo tutto questo, dopo quella che lei ha definito ricca e feconda carriera, nessuno ha pensato di erigermi un monumento in vita?

Un monumento in vita?

Certo come fanno i Presidenti della Repubblica della civilissima nostra vicina Francia. Il presidente Pompidou fece realizzare il Centre Pompidouappunto, il Beaubourg, al centro di Parigi; François Mitterrand ha toccato addirittura il prestigioso Museo del Louvre e vi ha fatto costruire una Piramide in vetro e metallo. E a me niente.

Cosa ha in mente per riparare a questo torto?

Da tempo sogno di poter leggere a caratteri cubitali “Torre De Luca”. Altro che centro d’arte e cultura costruito da un certo Renzo Piano, o il rifacimento dell’atrio di un museo quale altro non è la Piramide di Mitterand. In una regione e in un comune di castelli, palazzi di re e imperatori, per me ci vuole almeno una Torre, alta, imponente, visibile da ogni punto della città di Napoli, magari così illuminata da potersi ammirare anche da voi, sulla Luna.

Ma lei è di Salerno e, se abbiamo capito bene, vuole edificarla a Napoli. Perché?

Dispiace dirlo, ma Napoli è ancora la capitale della Campania e io ho il dovere di marcare la mia presenza. Non mi basta aver contribuito in modo sostanziale all’elezione del suo nuovo sindaco. Devo “educarla”, Napoli con i suoi incapaci e spocchiosi dirigenti che in fondo mi sopportano e mi considerano sempre un provinciale.

Dove ha pensato di edificarla?

Non potevo che scegliere l’area del Centro Direzionale giusto perché mi impedirebbero di abbattere Palazzo Reale a Piazza del Plebiscito o Castel Sant’Elmo a San Martino.

Crede che la sua proposta sarà respinta, o quanto meno contestata?

Contestata sicuramente ma respinta impossibile. Nessuno osa contraddirmi

Perché pensa che verrà contestata?

Il Centro Direzionale è un’opera che da decenni deturpa il paesaggio di una città dove a risaltare in altezza sono le cupole di antiche chiese e al massimo di qualche campanile come quello del Carmine, contrastato solo dal fungo del grattacielo dell’ex Hotel Jolly. Lo so che la colata di cemento del Centro Direzionale ha interrotto il corso di rivoli sotterranei e probabilmente il corso del fiume Sebeto tanto che, quando piove un poco di più, come si è scritto su Il Mattino, “le cantine e i piani interrati del Centro Direzionale – ma anche degli edifici del quartiere Poggioreale – ricevono spesso la “visita” delle acque sotterranee che allagano tutto per poche ore salvo poi riscomparire nella loro misteriosa casa sotterranea”.

Una zona paludosa che per bonificarla, per consentire un più facile ed efficiente deflusso delle acque, i Borbone decisero di impiantarvi un allevamento di bufale che con i loro zoccoli e il loro ruminare pulivano e spianavano gli estuari, un allevamento che diede vita alla produzione industriale della mozzarella. Lo so che, in fondo, da un punto di vista urbanistico e commerciale il Centro Direzionale è stato un fallimento tanto che molti uffici sono sfitti, la sera i suoi parcheggi sotterranei incustoditi assomigliano a spettrali set cinematografici dove possono avvenire i più terribili crimini. Un fallimento anche perché la colata di cemento anziché rivalutare la zona est della città contribuisce all’aumento del suo degrado.

Problemi urbanisti quindi.

La contestazione, diciamo così, è anche culturale e mi diranno che sono incoerente.

In che senso

Mi sono fatto alfiere, nei terribili mesi della pandemia, del rispetto delle misure contro gli assembramenti e oggi propongo di realizzare un nuovo centro che architetti e urbanisti definiscono catalizzatore di traffico e affollamento. Lo so che anche il PNRR propone di aumentare la connettività, di sviluppare reti telematiche per consentire una più rapida, efficiente e diffusa possibilità di accesso ad internet per lo scambio di dati e informazioni favorendo anche il lavoro a distanza. Poi Napoli è disseminata di edifici monumentali di proprietà pubblica lasciati nel degrado e, con investimenti assai inferiori a quelli necessari alla costruzione della “Torre De Luca”, se restaurati e rifunzionalizzati raggiungerebbero lo scopo di salvare un patrimonio edilizio di grande pregio, riqualificare zone della città e consentire una diffusione delle attività amministrative e tecniche.

Contestazioni sensate non crede?

Certo, ma se così si facesse, sugli appalti per il restauro ci entrerei poco e non lascerei una traccia evidente del mio passaggio, non potrei segnare in modo definitivo la colonizzazione della provincia della grande città di Napoli.

Quindi una questione personale?

Se volete, chiamatela così. Non dimenticatevi che per questo abbiamo amato il Presidente Draghi. Ci ha garantito fondi e ha lasciato a noi la possibilità di utilizzarli. In fondo è anche il motivo perché doveva andar via: trovati i fondi non possiamo avere vincoli eccessivi per il loro utilizzo.

Ci sembra di capire che per lei la realizzazione della Torre De Luca è un atto a lei dovuto.

Cari lunatici, sulla Terra si usa dire che noblesse oblige, o se volete l’exercice du pouvoir oblige a scelte stupide, contraddittorie e inutilmente dispendiose. Non dimenticate mai che je suis Vincent.

La ringraziamo, signor Presidente, per la sua chiarezza e franchezza. Lei ha fornito a noi lunatici importanti strumenti per capire le vicende della Terra. A volte ci sembrano complicate, ma il suo racconto è stato molto chiaro.

1 commento su “Oui, je suis Vincent. Intervista immaginaria”

  1. MADDALENA MARSELLI

    Bellissimo testo letterario…bravo! L’aspetto triste ed amaro è che è verosimile e molto vicino a quello che succede. Soprattutto nel passaggio dove Vincent riconosce che nessuno lo approva ma nessuno osa contraddirlo, sigh!

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