Diario dell’inquietudine: 25 maggio 2022

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pagina di diario

Ulteriori scempi si vanno consumando ai danni della lingua italiana. Mia moglie ed io, che non siamo dei cultori della lingua ma abbiamo alle spalle anni ed anni di pratica enigmistica e qualche buona lettura, seguiamo con dolore la mutazione ingiustificata del significato delle parole. La prima di queste irritanti dislocazioni fu qualche anno fa di natura sintattica: sono diventati nel giro di qualche anno intransitivi verbi storicamente transitivi come colpire, spaventare, sorprendere. Oggi anche uomini di cultura insospettabili iniziano il loro eloquio con malsane espressioni del tipo: “A me ha colpito”, “A me spaventa” ed altre similari. Ma ormai su questo tradimento dell’analisi logica, studiata tanti anni fa alle scuole medie, non si tornerà più indietro. Le ultime aggressioni sono invece di natura strettamente lessicale ma non per questo infastidiscono di meno. In primo luogo perché non c’è chi te ne spieghi la ragione, chiarendoti magari perché sbagliavamo usando il vocabolo che si intende soppiantare con quello nuovo. Ma anche perché la sostituzione diventa, nel giro di qualche settimana, virale.

Il termine “postura”, ad esempio, si va abusivamente prendendo lo spazio della parola “posizione”. Potremmo sostenere che si tratta di una vera e propria impostura perché la postura riguarda, come tutti sanno, il portamento, l’atteggiamento che il corpo di un essere umano o di un animale può assumere. Non fa certo piacere che i politici possano assumere posture piuttosto che posizioni. Ed agli stessi politici la cosa dovrebbe comportare qualche imbarazzo. Si pensi a domande come: “Onorevole, qual è la sua postura rispetto agli attacchi di chi sta lavorando alle sue spalle?” Sta avvenendo quello che negli ultimi anni è successo all’espressione “racconto”, rapidamente sostituita dalla più elegante e dotta “narrazione”. E fin qui si potrebbe anche accettare ma qualcuno, non ancora contento, ha introdotto in maniera del tutto arbitraria la parola “narrativa”. Tradizionalmente “narrativa” è un aggettivo che nella sua forma sostantivata si usava per distinguere all’interno della categoria “Letteratura” i diversi filoni che ne fanno parte: c’erano, e per fortuna resistono ancora, una “narrativa poliziesca”, una “narrativa per ragazzi”, una “narrativa fantastica” eccetera. E a proposito di generi narrativi, come descrivere lo sconcerto che ci coglie quando sentiamo uscire dalla bocca di persone apparentemente non disprezzabili la distorta parola “aneddotica”?

Si va intanto sempre più affermando l’aggettivo “basico”, già preesistente per connotare alcuni elementi chimici (se non ricordiamo male quelli non “acidi”) al posto dell’ormai polveroso “basilare” che sembra, agli occhi degli innovatori, rinviare più a qualcosa che ha a che vedere con Basilio o con basilico o con basilisco, chissà. D’altronde con la parola “base” si chiude un circolo: risale infatti ad almeno trent’anni fa l’introduzione dell’espressione “restare basiti” o, nella forma più volgare ma più efficace, “restare di m…”, che aprì forse la strada alla circolazione impropria di sostantivi, aggettivi e forme sintattiche volte a destrutturare la lingua italiana. Evidentemente non bastano i neologismi né la terminologia angloamericana che ci sta sommergendo e va rendendo incomprensibile a noi “baby boomers” il linguaggio dominante, cioè “mainstream”, che ci vedrà tra poco boccheggiare sotto la traslitterazione in italiano di molti termini inglesi, che genera veri e propri mostri come “taggare” e “bannare”. Non so se avremo la forza di protestare organizzando qualche “flash mob”. 

1 commento su “Diario dell’inquietudine: 25 maggio 2022”

  1. elio mottola

    Errata corrige. Per mero errore nel testo la parola abusivamente distorta da molti, “anedottica” è stata sostituita con l’espressione corretta, “aneddotica”.

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