Sulle pagine di questo giornale abbiamo recentemente discusso dell’intollerabile invasione dell’Ucraina da parte dell’aggressore russo. Si tratta di una vicenda drammatica che, per la sua complessità, ci lascia nella più completa incertezza sui suoi sviluppi di breve e medio periodo.
Come ha osservato il centenario filosofo francese Edgar Morin, “La complessità sta nel fatto che il problema ucraino è non soltanto tragico e sconvolgente, ma ha varie implicazioni intricate e collegate tra loro e molteplici incognite” (intervista a la Repubblica del 10 u.s.).
L’aggressione russa di queste settimane, ci ricorda Morin, è stata provocata “a uno stesso tempo dall’ambizione crescente di Putin, desideroso di inglobare la parte slava dell’impero russo nella sua sfera di influenza e dall’allargamento concomitante della Nato intorno alla Russia.” Più in generale la questione implica conflitti di interessi al centro dei quali l’Ucraina è allettante preda per le sue risorse energetiche e naturali. Probabilmente, però, Putin non ha saputo scegliere il momento giusto per lanciare il suo attacco: forse ha sopravvalutato i segnali di crisi del mondo occidentale e non ha debitamente considerato la capacità di ricompattamento dell’UE e della Nato di fronte alla sua invasione dell’Ucraina, che finora si è sostanziata, da una parte, in varie e diversificate sanzioni comminate alla Russia e ai suoi oligarchi, dall’altra, in aiuti economici e militari all’Ucraina; a ciò si aggiunga l’eroica resistenza delle popolazioni aggredite e la grande determinazione dei vertici ucraini, in primis del presidente Zelensky.
Quindi, Putin non solo ha sottovalutato la reazione degli ucraini all’invasione, sopravvalutando l’efficacia delle proprie forze militari, ma ha anche sottovalutato le democrazie mondiali. L’Unione Europea ha risposto in maniera coordinata e unita, prendendo decisioni rapide e sostanzialmente condivise; addirittura la Svizzera si è sentita in dovere di abbandonare la sua proverbiale neutralità. Altra conseguenza inattesa, probabilmente anche per Putin, è stata l’accelerazione dell’UE nella tempistica dell’allestimento di un “esercito europeo”.
Sul fronte interno russo, a Putin sarà bastato il sostegno di Kirill, patriarca della Chiesa ortodossa russa, che ha giustificato l’aggressione all’Ucraina in chiave antioccidentale, dove – a suo avviso – si annidano masnade di corrotti, decadenti e debosciati. Eppure, per quanto schermate da una forte censura di regime, trapelano notizie di frequenti proteste di cittadini russi contrari all’invasione e di numerosi arresti di dimostranti che hanno sfidato le norme ad hoc poste in essere in fretta e furia su disposizioni di Putin. La narrazione di regime sulle cause dell’invasione dovrà faticare molto per spiegare ai russi le ragioni del loro impoverimento e dell’isolamento internazionale
Cosa ci riserva il futuro? Morin ha osservato che “la soluzione di compromesso accettabile per tutti sarebbe un’Ucraina neutra e federale, vista la sua diversità etnica e religiosa”. Ma anche questa strada è tortuosa e richiederebbe compattezza da parte delle democrazie del mondo.