Cile: i primi candidati per le prossime presidenziali

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Bandiera cilena (fonte: www.pixabay.com)

Sembrano ormai lontani i giorni di ottobre 2019, quando gli studenti della scuola segundaria (il nostro liceo) scavalcavano i tornelli della metropolitana per l’aumento del prezzo del biglietto, dando il via a quello che è diventato ormai, nella memoria collettiva, l’estallido social cileno. Mesi di proteste, morti, persone accecate dai proiettili di gomma, violazioni dei diritti umani, che hanno portato passo dopo passo il popolo cileno, con tenacia e determinazione, a prendere in mano il proprio destino e cambiare la propria Costituzione, risalente all’epoca della dittatura di Augusto Pinochet, nel 1990.

Eppure, quei giorni che sembrano lontani sono in realtà solo l’inizio di una nuova fase storica per il Cile, un esempio per tutta l’America Latina. Dopo il referendum costituzionale nell’ottobre 2020 e la schiacciante vittoria dell’Apruebo (il Sì), l’Assemblea Costituente ha poi, nel giugno scorso, visto l’elezione dei propri membri: 155 divisi in pari numero tra uomini e donne. A testimonianza della radicale trasformazione strutturale in corso nel Paese andino, per coincidenza e, aggiungerei, per naturale evoluzione del processo costituente, a novembre 2021 ci saranno le elezioni per il nuovo Presidente cileno, che prenderà il posto dell’attuale candidato di Chile Vamos, Sebastian Piñera. E così, domenica 18 luglio, si sono tenute le primarie per le presidenziali, i cui risultati hanno sorpreso, e non poco, non solo il popolo cileno ma anche gli osservatori internazionali. I due candidati vincitori sono stati Gabriel Boric della coalizione di sinistra Apruebo Dignidad e Sebastián Sichel, moderato centrista, della coalizione di destra di cui fa parte l’attuale presidente Piñera, Chile Vamos.

Secondo il SERVEL (Servizio elettorale del Cile) sono stati circa 3 milioni i cileni che si sono recati alle urne: dunque un alto tasso di partecipazione, che non si registrava dalle primarie del 2013, in seguito alle quali Michelle Bachelet divenne presidentessa.

I due candidati eletti domenica scorsa sono dunque i primi a concorrere per le presidenziali del prossimo 21 novembre anche se entro il 23 agosto, soglia limite per presentare le candidature, è possibile che ci sia una partecipazione da parte del centro sinistra.

Ma cerchiamo di conoscere meglio chi sono Gabriel Boric e Sebastian Sichel. Il primo, 35 anni, ex leader dei movimenti studenteschi del 2011, aderente alla coalizione di sinistra Apruebo Dignidad ed in particolare al partito Convergencia Social, ha sconfitto con il 60,43% dei voti il candidato comunista Daniel Jadue, sindaco del comune di Recoleta, provincia a nord di Santiago. Era quest’ultimo il grande favorito dai sondaggi e la sua sconfitta con il 39,59% dei voti ha sorpreso fortemente il popolo cileno.

Ad ogni modo, il candidato Boric, nel proprio piano governativo, ambisce a superare il modello neoliberista dell’attuale governo, puntando su temi quali femminismo, sostenibilità ambientale, giustizia sociale e decentramento, tema a lui caro poiché originario dell’estremo sud del Cile, Punta Arenas. La sua giovane età e la sua appartenenza ai movimenti studenteschi hanno sicuramente influito nella scelta di molti giovani elettori. Proprio dei giovani ha parlato nelle sue prime parole dopo l’affermazione: “Non abbiate paura della gioventù per cambiare questo Paese. Si apriranno i grandi viali dove passeranno liberi l’uomo e la donna, per costruire una società migliore”. Queste ultime parole sono del compianto ex presidente Salvador Allende, punto di riferimento per la coalizione di sinistra e soprattutto per i giovani cileni che negli ultimi anni hanno rivoluzionato la politica del Paese andino.

Dall’altra parte, il candidato d’opposizione Sichel ha conquistato il 49,1% dei voti, superando a gran sorpresa il candidato di Chile Vamos, Joaquín Lavín, ex ministro dell’Educazione e dello Sviluppo Sociale nel governo Piñera e sindaco uscente del comune di Los Condes, sconfitto con un 31,30% delle preferenze. Sichel non fa parte di nessun partito “tradizionale”, presentandosi come candidato indipendente. Nel suo programma di governo ci sono al centro iniziative per l’imprenditoria, miglioramento dei processi giudiziari ed una maggiore promozione dell’attività produttiva del Paese.

Ciò che sicuramente emerge da queste elezioni, così come nelle precedenti dei sindaci e dei governatori regionali, è la rottura dell’elettorato con i partiti tradizionali, favorendo al contrario candidati e liste indipendenti. I partiti della Concertaciòn – la coalizione che ha governato il Paese dalla fine della dittatura di Pinochet nel 1990: il Partido socialista, la Democracia Cristiana e il Partido por la Democracia – sono rimasti fuori da queste primarie, almeno per il momento. Una volontà di chiudere con il passato e di segnare realmente l’inizio di un nuovo capitolo nella storia del Cile.

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