Ci si era ripromessi di lasciare un po’ da parte le riflessioni sui temi partitici visto che appaiono oggi particolarmente confusi e quindi più indecifrabili di quanto non lo siano in tempi normali. Ma questo sano proposito non regge l’urto degli stimoli, diremmo quasi delle provocazioni, che vengono dalla cronaca.
Abbiamo da tempo segnalato il disegno di Renzi mirato sin dall’inizio alla riconquista e, almeno nelle sue aspettative, al rilancio di un Partito Democratico (PD) da lui stesso ridotto ai minimi storici con le elezioni del 2018 (!)
Agli osservatori attenti non era sfuggito che i fuoriusciti fondatori di Italia Viva non esaurivano il numero dei renziani presenti in Parlamento. Una parte di loro, capeggiata da Guerini e Lotti, era stata lasciata a presidiare dall’interno il partito di Zingaretti. I suoi componenti hanno fondato una corrente, Base Riformista, che oggi, forte della caduta del governo Conte procurata dai loro colleghi in avanscoperta, reclamano un chiarimento il cui obiettivo strategico è quello di impedire l’alleanza tra il PD e ciò che resterà del Movimento 5 stelle (M5s).
Questa alleanza, caldeggiata da persone serie e politicamente ben strutturate come Bersani, costituisce tuttora l’unica strada possibile per contrastare la minaccia delle destre che Renzi, con la sua geniale trovata, ha reso così concreta da far pensare che, nella sua smania di onnipotenza, non abbia ancora deciso se riprendersi il PD, spostandolo più a destra, o capeggiare direttamente la destra.
Cosa succederà nel PD? Al momento sembra che le quinte colonne di Renzi non abbiano i numeri necessari per conquistarne la direzione e quindi si limiteranno a reclamare la guida collegiale del partito. Lo scopo resterebbe ovviamente sempre il medesimo: scongiurare l’alleanza del PD col M5s.
Quelli che vedono giustamente Renzi come il fumo negli occhi devono quindi augurarsi che Zingaretti, Franceschini, Orlando e soci guardino avanti e non si facciano ulteriormente condizionare da questo drappello di “infiltrati”, liberandosene al più presto. Non li valutino più di quanto non valgono realmente, anche in termini di consenso elettorale: passare dal PD a Italia Viva non sposta granché. Che aspettative potrà mai nutrire un partito che, malgrado il “merito” di aver favorito la nascita del governo Draghi, oscilla da mesi e mesi intorno al 3%?
Renzi ormai non è altro che un bluff, uno che tenta disperatamente di guadagnare consensi senza rendersi conto che la sua capacità di attrazione, durata poco, è finita da tempo e che anzi è oggi il leader politico meno amato.