Diario di un “sorvegliato speciale”: 23 febbraio 2021

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Ho già avuto occasione di raccontare del grande affiatamento col farmacista che ci tiene in vita con spesa prevalentemente a carico del SSN: non fosse così, il rapporto sarebbe meno cordiale perché le farmacia “pazzèano a ffa’ male” ed è quindi anche per bieco opportunismo che è bene intrattenere buoni rapporti con chi ne gestisce le vendite al banco. Qualche attenzione alla clientela più assidua può infatti farla anche chi è un semplice dipendente magari deluso per aver preso la laurea sbagliata, visto che non aveva un papà titolare di farmacie. Facciamo dunque il possibile, contando sul suo senso dell’umorismo, per alleviare la sua delusione e ricavarne qualche piccolo beneficio. E quindi quando mia moglie ed io abbiamo dovuto assumere antiaggreganti ed anticoagulanti, per l’esattezza lei il Brilique ed io l’Eliquis, era un piacere rivolgersi al nostro amico chiedendogli, in un discreto francese: “S’il vous plait, Brilique pour femme et Eliquis pour homme”; lo elevavamo così al rango di profumiere parigino. 

Tra l’altro ho scoperto che trascorro non poco tempo in farmacia, un po’ perché ci vado spesso e un po’ perché c’è quasi sempre la fila. Durante le attese l’occhio si sofferma spesso sui prodotti farmaceutici presenti negli scaffali e negli stand. Facile constatare che molti farmaci ed integratori hanno nomi che evocano quelli dei protagonisti del “Signore degli Anelli”, la prima saga “fantasy” che ha affascinato molte generazioni di adolescenti e di giovani e di cui abbiamo visto la riuscitissima trasposizione cinematografica. E quindi come non immaginare che Legolas sia il nome di un efficace lassativo? Come resistere alla tentazione di chiedere al mio amico farmacista delle compresse di Saruman per combattere l’insonnia? E del Radagast per la digestione lenta? O, ancora, delle bustine di Boromir per il lavaggio degli occhi irritati? Contro il dolore cosa ci consiglia il farmacista? Il Denethor fiale o le capsule di Bergil? Per rinforzare la memoria va certamente bene il Celeborn capsule mentre come integratori polivitaminici non c’è niente di meglio dell’Aragorn o del Gandalf in barrette.

Certo, vale anche il percorso inverso: se, quando Tolkien buttava giù la sua monumentale epopea, fossero già esistiti farmaci come Gutron (gocce, non più in commercio), Maalox, Betotal, Voltaren e Zantac, se ne sarebbe certamente servito. Ma tutto questo ormai è archeologia. La denominazione di molti dei nuovi prodotti ha abbandonato la strada criptica, incomprensibile ai più, per abbracciare la strada della chiarezza inequivocabile che spiega all’inclito e al colto la funzione cui sono destinati. E così possiamo acquistare, senza neanche chiedere spiegazioni e con la certezza di andare a colpo sicuro, il Nutropil, il Calmadol e finanche l’Anonet per l’igiene personale. Io, per rallegrare il mio amico farmacista, gli chiederò prima o poi del Bendicorp come regolatore dell’intestino.

E allora quando l’attualità diventa fastidiosa, come non rifugiarsi nella tradizione e tornare con un po’ di nostalgia agli amati farmaci del buon tempo antico, quando i nomi erano semplici come il callifugo Ceccarelli, forse ancora in commercio? O la miracolosa Coramina? Come dimenticare la mitica Cibalgina? E infine con quale struggimento rimpiangere “un classico” sopravvissuto fino ai primi anni Sessanta quando la pillola per il mal di testa si chiamava ancora, con un francesismo entrato nell’uso comune, “cachet”? Stiamo parlando del celeberrimo “Cachet Fiat” la cui pubblicità o “réclame”, altro francesismo diffusissimo, conteneva un’allusione abbastanza esplicita alla collocazione anatomica della fortuna ed era quindi considerata di buon augurio.

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