Diario di un “sorvegliato speciale”: 17 febbraio 2021

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Se n’è andato anche il Carnevale in mascherina. Sanguinaccio e chiacchiere, tante chiacchiere, per lo più inutili, che si protrarranno per tutta la Quaresima ed anche oltre, incoraggiate dall’insediamento del governo Draghi.

Abbiamo assistito oggi al suo discorso programmatico al Senato e già emergono i primi segnali di disorganizzazione all’interno del Governo che susciteranno commenti critici: nello schieramento dei ministri davanti a Draghi sedeva il più longilineo dei ministri coprendolo totalmente. Per un attimo lo sguardo smarrito del premier ha cercato Brunetta, cosa comunque non facile data la ridotta statura, poi si è alzato per prendere la parola e la cosa si è risolta. Vedremo se alla Camera questo passo falso sarà evitato ed il premier avrà finalmente la visibilità che non deve mancare a un leader in Parlamento anche quando sta seduto. Speriamo tra l’altro che alla Camera Draghi faccia pari pari il discorso pronunciato al Senato; come si sa, il bicameralismo vigente in Italia comporta che un disegno di legge debba essere approvato da entrambe le Camere nell’identico testo. Se qualcuno sollevasse l’obiezione che alla Camera Draghi ha fatto un discorso minimamente diverso da quello fatto al Senato, Draghi potrebbe essere rinviato al Senato per sanare l’irregolarità e si potrebbe andare avanti per un bel pezzo fin quanto non si raggiungesse l’assoluta sovrapponibilità dei due discorsi. Anche il riferimento alla cristianità ed al Pontefice non è detto sia stato gradito a tutta l’ampia maggioranza che intende sostenere Draghi: qualcuno già lo definisce il Presidente del Buon Consiglio.

Abbiamo atteso invano che qualche senatore leghista intervenisse per esprimere, tra i tanti dubbi e riserve, anche la viva gratitudine a Draghi per aver ridotto ai minimi storici la componente “terrona” del suo gabinetto. Ma, almeno in questa fase inaugurale, la cosa non è emersa.

Non ci ha invece sorpreso il voto favorevole della Bonino anche se ci si è chiesti dove sia andata a finire quella coerenza che i radicali rivendicano con orgoglio: voti contrari al governo Conte 2 ed anche al fallito tentativo del Conte 3, ma voto favorevole al governo Draghi sostenuto anche dalla Lega. Evidentemente la difesa dei diritti civili, unico vessillo di un partito da sempre snob e, tutto sommato, borghese, non contempla quelli degli immigrati. Diversamente avrebbe dovuto temere come il diavolo un ritorno della Lega al governo a seguito delle elezioni cui poteva condurre il fallimento del tentativo di Conte di formare un nuovo governo. Diciamo che questa volta i radicali si sono concessi a Draghi così come nel 1994 non disdegnarono, Pannella imperante, il governo Berlusconi. La memoria corta degli italiani!

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