Dopo l’incursione nel mondo di Franz Schubert e prima di proseguire verso altri capisaldi della musica classica, torniamo a Beethoven per rimarcare un punto cruciale nella sua vasta produzione ma anche nella storia della musica in generale. Molti avranno nella loro vita avuto occasione di sentir parlare dell’“Eroica”, così come dell’“Incompiuta” di cui ci siamo appena occupati. Entrambi gli appellativi toccano corde profonde delle nostre coscienze perché rinviano l’una all’idea della lotta ardimentosa e l’altra ad una fine imprevista, forse tragica, anche se la sinfonia di Schubert, come abbiamo detto, rimase tale per volontà dell’autore ed il nome inquietante se lo inventò l’editore con chiari intenti commerciali.
Il titolo di “Eroica” anzi, più compiutamente, di “Sinfonia Eroica composta per festeggiare il sovvenire di un grand’uomo” fu invece apposto, in lingua italiana, dallo stesso autore che intendeva celebrare la figura di Napoleone Bonaparte, ritenuto da Beethoven l’incarnazione dei valori affermatisi con la rivoluzione francese. L’intenzione appassionatamente elogiativa che ne aveva accompagnato la composizione, tra il 1802 e il 1804, doveva però subire una dolorosa delusione per effetto dell’incoronazione di Napoleone, nel 1804, vissuta da Beethoven come un tradimento di quei valori.
La prima esecuzione pubblica, nel 1805, lasciò sconcertato il pubblico ed anche gli stessi amici di Beethoven, come spesso accade alle opere realmente rivoluzionarie. Ma non passò molto tempo perché ne fosse conclamata la sublime bellezza: lo stesso Autore ne parlava spesso come della migliore e più cara delle sue creazioni sinfoniche. E se lo diceva lui possiamo essere certi che lo è, sotto il profilo musicale ma soprattutto per una potenza di espressione che non trova precedenti neppure nella sua stessa produzione. I primi due movimenti rappresentano proprio per questo una svolta decisiva nella sinfonia e nella musica in generale introducendovi valori etici, alti e riconoscibili come, solo per citarne uno, il senso di cocente e dolorosa disillusione che pervade la “Marcia funebre”, facendone un monumento ineguagliato al sacrificio eroico. Un ascolto attento e possibilmente ripetuto da parte dei lettori metterà in luce anche l’affermativo senso di vittoria che attraversa il quarto ed ultimo movimento. Dopo l’Eroica la musica, come avremo modo di dimostrare nel prosieguo di questo percorso di avvicinamento, non sarà più la stessa. Sarà però lo stesso Beethoven, nella fase più matura della sua produzione, la cosiddetta terza fase, a mettere in discussione la struttura formale della sinfonia introducendo nel finale della “Nona” le voci umane che cantano l’Inno alla Gioia sui preesistenti versi di Schiller. D’altra parte la produzione di Beethoven viene comunemente distinta in tre periodi diversi proprio perché il suo atteggiamento rispetto all’espressione musicale cambia nel tempo fino a rinnegare, nell’ultimo, gli stessi traguardi formali ed espressivi da lui stesso tracciati.
L’Eroica apre il secondo periodo, che potremmo definire della maturità, nel quale si concentra una serie di lavori sinfonici, pianistici e cameristici che ne condividono, soprattutto nel movimento iniziale, l’impeto e la tensione morale. Composte tra il 1802 e il 1805, troviamo la Sonata per violino e pianoforte Op- 47 “A Kreutzer”, le Sonate per piano “Waldstein” Op. 53 e la celeberrima “Appassionata” Op. 57. Queste composizioni non esauriscono ovviamente l’importanza e la bellezza della vasta produzione musicale di uno dei più grandi autori di tutti i tempi, ma ne caratterizzano l’aspetto più comunicativo e più coinvolgente. Ne raccomandiamo quindi l’ascolto attento per coglierne a pieno la bellezza e la profondità.