Il neo Presidente Joe Biden dialoga animatamente con il Presidente cinese Xi Jinping, in una telefonata effettuata dalla Casa Bianca alle 7,30 del mattino. Sicuramente non sarà stato l’orario ad innervosire Xi, ma le preoccupazioni espresse da Biden per la condotta cinese nei confronti di Taiwan, Hong Kong e Xinjiang. Preoccupazioni silurate con un: “sono affari interni che riguardano la sovranità e l’integrità territoriale della Cina”. Una frase netta per far capire al numero uno statunitense che non si vogliono interferenze yankee nella politica cinese. La risposta ovviamente non è piaciuta a Biden, che ha già organizzato una task force per rivedere i rapporti con il colosso asiatico, dagli scambi commerciali ai diritti per finire alla tecnologia. La frase uscita dalle mura della Casa Bianca, come riportano molti quotidiani statunitensi, è stata: “diamoci una mossa con la Cina, o si mangeranno tutto il nostro pranzo”. Una semplice frase che racchiude l’oramai chiaro scontro tra i “capitalismi”.
Tuttavia la notizia che non passa inosservata è il processo al Senato contro Donald Trump, accuse durissime per reati da impeachment commessi durante un solo mandato, un vero record negativo. Adesso sulla testa di The Donald c’è l’accusa più grave da cui difendersi: incitamento all’insurrezione contro le istituzioni degli Stati Uniti d’America; quelle scene di Capitol Hill dunque pesano tanto. All’ex Presidente USA viene contestato il fatto di aver organizzato l’insurrezione, e mentre il mondo spalancava gli occhi dinnanzi all’ingresso nell’edificio di centinaia di manifestanti pro Trump, lui si godeva la scena trasmessa in tempo reale da migliaia di emittenti. Guardando in retrospettiva quelle immagini qualcuno potrebbe chiedersi: l’attacco a Capitol Hill è stata una pagliacciata, con quei manifestanti che, scavalcando il muro e le recinzioni, entravano in uno dei luoghi simbolo dell’America con la naturalezza di chi occupa un liceo scolastico? E come mai, in una data così importante, a presidiare l’edificio c’era un così esiguo numero di forze dell’ordine? Era ed è lecito pensare che qualcosa non torna. Lo stesso Trump, durante l’intervista successiva agli scontri, non sembrava affatto sorpreso dall’accaduto, richiamava i manifestanti come fa un padre con dei figli irrequieti. Purtroppo però in quella che molti definiscono un’insurrezione organizzata hanno perso la vita 5 persone, ci sono stati 200 arresti e nei giorni successivi si sono tolti la vita due agenti della polizia parlamentare.
Nonostante i morti, gli arresti e, diciamocela tutta, la pessima figura internazionale, durante l’attuale procedura di messa in stato d’accusa, i repubblicani non hanno mollato Trump e, pur di non far processare il loro leader, hanno mosso l’obiezione che “solo i politici in carica possono essere processati per impeachment”. L’accusa ovviamente ha fatto e continuerà a far leva sui video che mostrano la violenza dei supporters pro Trump e l’incitamento all’odio dell’ex Presidente. Quello che però non fa notizia, o almeno non abbastanza, è come Trump abbia ancora una profonda influenza nel partito repubblicano, tanto da condizionare carriere politiche; d’altronde The Donald non è soltanto l’ex Presidente degli Stati Uniti ma è anche un miliardario e questo oggi basta per muovere le fila della storia. Nessuno sa ancora se questi 44 senatori pro Trump cambieranno idea, ma ciò che fa riflettere è l’inadeguatezza morale di una figura politica che durante il suo mandato ha fomentato odio razziale, ha costruito un muro al confine con il Messico, ha bloccato a suo piacimento l’ingresso nel Paese ai cittadini di 7 stati, guarda caso tutti musulmani, ha ripreso la crociata anticomunista che caratterizza la storia USA, scagliandosi contro Cuba, proprio mentre Cuba era impegnata ad inviare medici in tutto il mondo per fronteggiare la pandemia da Covid-19. Proprio affrontando la pandemia, non ha utilizzato nessuna misura restrittiva impegnandosi a dare il cattivo esempio.
In conclusione, Trump è accusato di aver sostenuto una rivolta e forse di tanti fatti, che si sa la storia rilascia poco a poco negli anni. La colpa di questo disastro è solo sua? Forse no; gli elettori sono sul podio delle responsabilità, ma anche i democratici che, a suo tempo, non hanno saputo far di meglio che contrapporre Hilary Clinton a Trump: si sono, politicamente parlando, suicidati. E poi la sinistra. Quella sinistra che ad oggi ha nella sua assenza totale la più grande responsabilità del secolo. Intanto l’Europa oggi condanna all’unanimità Trump; ma dov’era il Vecchio Continente con i suoi capetti di stato quando serviva fare la voce grossa?