La risoluzione della crisi politica con la decisione del Presidente Mattarella di conferire l’incarico per formare il nuovo governo a Mario Draghi, ci ha sorpresi. Non è la prima volta che, di fronte a grossi problemi, in l’Italia si ricorre ai tecnici, considerati, fino ad un giorno prima, ausiliari e strumentali alle scelte politiche poi, improvvisamente, presentati come salvatori della Patria per poi, passata la burrasca, ricacciarli nei loro ranghi. Sarà così con Draghi? La risposta dipende se si aderisce o meno alla visione che considera i tecnici neutrali e per questo garanti di interessi super partes, necessari nelle fasi di crisi. Non è questa la nostra visione. Il nuovo Governo non dovrà e non potrà operare scelte “apolitiche”. Oltre alla gestione più o meno efficiente della campagna vaccinale e di altre necessarie misure per contrastare il diffondersi del Covid-19, la sua azione necessariamente sarà rivolta a garantire l’esigibilità del credito finanziario che il Governo Conte ha ottenuto dall’Unione Europea. Programmare la spesa dei tanti miliardi del recovery fund significherà ridisegnare l’Italia, non solo di oggi ma dei prossimi decenni, intervenendo sul sistema produttivo, sui servizi pubblici e privati, sulle pubbliche amministrazioni, sulla scuola sull’università e la ricerca. Tutto ciò ridisegnerà anche gli assetti sociali, il mondo del lavoro e inciderà sulla distribuzione della ricchezza. Quindi esprimeranno una visione del mondo e del prossimo futuro.
Per questo sarebbe un errore sparare sul ruolo della politica e considerare la competenza come una qualità di esclusivo appannaggio di ambiti dai quali è esclusa. Se esiste la scienza della politica esiste anche il suo oggetto di studio. Non ci si può lamentare del fatto che stiamo pagando lo scotto di un avanzamento elettorale di forze populiste e qualunquiste, e poi fomentare ancora una volta l’antipolitica.
Già perché in queste ore abbiamo letto una quantità eccessiva di necrologi della politica scritti usando parole forti del tipo che il mandato a Mario Draghi rappresenta il commissariamento del Parlamento, la fine dei partiti, la rottura definitiva della politica dal corpo vivo del Paese.
Renzi o non Renzi, la maggioranza del Governo Conte era debole sul piano politico, non tecnico. Certo Renzi aveva e ha obbiettivi destabilizzanti alla ricerca permanente di un ruolo primario. Ma questa è un’altra storia e speriamo che gli elettori, quando saranno chiamati alle urne, ne conservino la memoria. Quello che è mancato è il confronto serrato su posizioni politiche diverse.
Il nuovo governo sarà il Governo del Presidente, autorevole com’è Mattarella. Un uomo di Stato dalla grande esperienza politica firmata DC, che ha richiamato all’ordine e convoca Mario Draghi solo pochi minuti dopo che Fico gli ha consegnato l’esito del suo mandato esplorativo. Draghi è uomo politico e solo strumentalmente lo si può etichettare come “tecnico”. Una scelta da tempo auspicata da troppi e la sua ingombrate presenza non ha fatto certo bene al tentativo di percorrere altre strade. Ora si tratta di non ricadere nel solito errore, altrimenti il governo Draghi da governo di svolta si trasformerebbe nel più bel regalo che le istituzioni potessero fare all’antipolitica.
Il Parlamento è nel pieno delle sue funzioni e dovrà esprimere, con il voto di fiducia, il suo eventuale consenso al nuovo Governo. La Politica oggi più che mai deve svolgere il suo ruolo e i partiti, i gruppi politici, non sono stati sciolti d’ufficio. Non bisogna lasciare Draghi solo nel compiere le sue scelte politiche senza un coinvolgimento e un confronto chiaro, esplicito e serrato. Bisogna avere il coraggio di rivendicare ruoli e funzioni. Fa bene Maurizio Landini a chiedere che vengano ascoltate le parti sociali. Faranno bene i politici ad abbandonare i tatticismi e dedicarsi finalmente alla progettualità seria, coinvolgendo tutte le forze sociali, economiche e culturali del Paese. Purtroppo si ricomincia sotto il segno dell’equivoco tanto caro a certi commentatori politici. Draghi non è il salvatore della Patria, non è il leader che ci mancava, ma può essere l’occasione per sconfiggere i malefici dragoni portatori di distruzione.
Ottima analisi.
Non è la fine della politica certo, tuttavia la politica ha fallito e non per colpa solo di Renzi, una colpa felice la sua, perché con la apertura della crisi ha fatto scoprire a tutti che il re era nudo.
Ora le forze politiche dovrebbero avere uno scatto di orgoglio, lo faranno o si nasconderanno? Lasciamo fare ai “tecnici” poi se faranno bene lo avremo fatto tutti se faranno male lo avrà fatto lui. In questo caso il fallimento della politica verrà ulteriormente certificato.
Se è pur vero che esiste la scienza della politica, io mi chiedo quanti e quali sono tali scienziati seduti in parlamento.
La competenza è conoscenza, abilità e capacità di relazionarsi con chi è chiamato come noi a restare in un certo ambito e non solo, è la capacità di calarsi nei panni di chi non ce la fa, di chi resta indietro, non solo economicamente ma anche socialmente e culturalmente, come singolo individuo e soprattutto come un pezzo importante di un puzzle, senza il quale lo stesso resta incompiuto.
Quante e quali sono state le politiche che hanno portato avanti sviluppo economico sociale e culturale?
Sono aspetti strettamente collegati, facente parte di una stessa medaglia muntifacciale.
Per quanto concerne il governo dei tecnici, visto che questi sono sempre stati al servizio dei politici, lavorando per essi dietro le quinte di un palcoscenico spesso decadente, proviamo ad invertire l ‘ ordine degli addendi mettiamo i politici dietro le quinte come garanti di un sistema di sviluppo sociale e culturale e non solo finanziario.
Non è fallita la politica se pur non scienza esatta, ma gli uomini che fanno politica.
Ho visto mettere da parti uomini giusti e onesti solo perché non capaci di portarsi dietro il 40% dell’ elettorato, conquistato con slogan populisti e false promesse….
E noi? ….noi speriamo che ce la caviamo.
Interessante articolo e scritto come sempre con chiarezza. Il fallimento della politica purtroppo la paghiamo tutti noi escluso i politici. Una classe politica fallimentare ed egocentrica, una classe politica che vuole primeggiare a tutti i costi schiacciando anche la propria dignità. Dignità, parola sconosciuta da gran parte dei politici.
Mi associo al commento di Pina, e noi???
Speriamo che ce la caviamo!!!
Sono sostsnzialmente d’accordo. La cosa da dire e che purtroppo il m5s e strutturalmente incapace di capire che oggi occorre pianificare la reindustrializzazione del paese, per avere un ruolo nella ultsglob