I personaggi del recente romanzo di Gino Giaculli La pelle dal mare (Edizioni Lastarìa)affollano le pagine della narrazione e come in un rotocalco si susseguono, si alternano, s’incrociano nelle storie più disparate e talvolta disperate. Il titolo non deve rinviarci a echi di malapartiana memoria, qui il mare e la pelle sono i due elementi che connotano la triste e spietata attualità di loschi e doviziosi traffici da parte di uomini e di medici senza visione morale e alcun rispetto per la vita umana.
In una celebre clinica estetica, per attuare un progetto di ingegneria genetica, i migranti diventano cavie e la loro pelle merce di scambio per esperimenti contro l’invecchiamento; una sconcertante realtà di efferatezze, che credevamo fossero alle nostre spalle e non potessero accadere ancora nel terzo millennio, che tinge di noir l’atmosfera del racconto.
Una disillusa e frustrante realtà che fa da contraltare a un mondo sognato, ma ancora irrealizzato. Con una tecnica narrativa da giornalista di grande spessore qual è, l’Autore crea un gioco di rimandi temporali dall’oggi all’ieri in cui si incunea il sogno di una generazione che aveva sperato in grandi trasformazioni, che aveva immaginato un mondo senza più muri, senza razzismo né malesseri sociali, ambientali e culturali. Ci credevano davvero i tanti “Giacomo, Bartolo, Dimitri” e le “Dacia” che negli anni Settanta attraversarono l’adolescenza e la giovinezza non come protagonisti di un libro, ma della vita reale. Alcuni capitoli del romanzo ci regalano spaccati di momenti salienti dell’epoca: le battaglie sociali, i fermenti per infrangere le barriere del conformismo, i primi grandi concerti, le lotte contro le dittature ancora imperanti, e perché no gli amori, mentre come sottofondo riecheggiano le note e i motivi della grande musica di quegli anni.
Poi il tempo trascorre e, come spesso accade, la vita separa gli amici di gioventù; quando poi ci si ritrova adulti, con le proprie esperienze e con il carico personale di responsabilità, il mondo è cambiato. In meglio? Forse. Il muro di Berlino è caduto. È nata una nuova Europa. Ma… i ma ci raccontano di altri fronti di guerra, di altre forme di razzismo che si mescolano con le vecchie per darne vita ad altre ancora.
Ed ecco allora che la narrazione, attraverso le voci dei tre amici, che riprendono le fila di un discorso lasciato in sospeso, ci induce a riflettere sulla necessità di non recedere, di non mollare di fronte a nuove sfide. Giacomo è ormai un giornalista affermato e convintamente impegnato contro la lotta a tutte le illegalità; Bartolo, medico prima di frontiera e poi ospedaliero nella sua città, è sempre in prima linea; Dacia, docente di liceo, lavora con i suoi studenti sui temi più scottanti dai violenti rigurgiti razzisti alle stragi di migranti nel Mare Nostrum. Accanto a loro la voce dell’amico e “filosofo” Dimitri Adelfoteta, sempre alla ricerca di una cura per l’anima.
Nello snodarsi degli eventi si muovono altri personaggi che impareremo ad amare, come Dilal, o a detestare, come Glasser, a seconda del ruolo che assumeranno nell’economia del romanzo.
La prosa di Gino Giaculli moderna, contratta, paratattica, senza nulla concedere a melense nostalgie, ci accompagna in spazi e tempi diversi, tra fatti reali e immaginari e ci regala un libro in cui vibra la sua intensa e vibrante passione civile che, a dirla tutta, più che mai nel contesto attuale, non è davvero poca cosa.
Gino Giaculli giornalista e scrittore vive a Napoli. È tra le firme più autorevoli del quotidiano “Il Mattino” in qualità di vice redattore capo. Nel 1996 è stato inviato a Sarajevo per raccontare il periodo postbellico in Bosnia-Erzegovina. Dal 2018 conduce su Il Mattino web Tv la rubrica letteraria Maddalena di incontri con gli scrittori. Nel 2019 ha ricevuto il premio di giornalismo Giuseppe Calise.