Oggi la contemporaneità mette a rischio moltissime cose, il mondo è diventato usa e getta e i prodotti che si potrebbero definire “speciali” sembrano essere troppi.
Bauman scriveva che “siamo passati da società di produttori a società di consumatori usa e getta”, in cui è facile perdersi e perdere interesse per qualcosa in un tempo veramente molto breve.
Il destino delle arti oggi è incerto, c’è una sovrapproduzione dovuta alla facilità delle comunicazioni di massa. La poesia sembra stia morendo come il resto delle arti, intrappolate in una morsa produttiva senza freni dove non sopravvive, in questa “selezione naturale”, il più capace ma chi si adatta meglio alle mode che si muovono veloci nel turbine mediatico.
Nel 1975 Montale ricevette il premio Nobel e tenne un discorso in difesa dell’attività poetica dal titolo “è ancora possibile la poesia?”. È importante leggerne almeno una parte per capire quanto contemporaneo è ancora il suo discorso: «Sotto lo sfondo così cupo dell’attuale civiltà del benessere anche le arti tendono a confondersi, a smarrire la loro identità. Le comunicazioni di massa, la radio e soprattutto la televisione, hanno tentato non senza successo di annientare ogni possibilità di solitudine e di riflessione. Il tempo si fa più veloce, opere di pochi anni fa sembrano “datate” e il bisogno che l’artista ha di farsi ascoltare prima o poi diventa bisogno spasmodico dell’attuale, dell’immediato. […] Nella attuale civiltà consumistica che vede affacciarsi alla storia nuove nazioni e nuovi linguaggi, nella civiltà dell’uomo robot, quale può essere la sorte della poesia? Le risposte potrebbero essere molte. La poesia è l’arte tecnicamente alla portata di tutti: basta un foglio di carta e una matita e il gioco è fatto. Solo in un secondo momento sorgono i problemi della stampa e della diffusione. […] L’incendio della Biblioteca di Alessandria ha distrutto tre quarti della letteratura greca. Oggi nemmeno un incendio universale potrebbe far sparire la torrenziale produzione poetica dei nostri giorni. Ma si tratta appunto di produzione, cioè di manufatti soggetti alle leggi del gusto e della moda. Che l’orto delle Muse possa essere devastato da grandi tempeste è, più che probabile, certo. Ma mi pare altrettanto certo che molta carta stampata e molti libri di poesia debbano resistere al tempo. […] Inutile dunque chiedersi quale sarà il destino delle arti. È come chiedersi se l’uomo di domani, di un domani magari lontanissimo, potrà risolvere le tragiche contraddizioni in cui si dibatte fin dal primo giorno della Creazione (e se di un tale giorno, che può essere un’epoca sterminata, possa ancora parlarsi).» Un discorso lontano 45 anni ma attuale come non mai. Legato alla poesia ma adattabile a tutte le arti che oggi si potrebbero definire solo una merce di scambio nel mondo definito “società liquida” da Bauman, dove tutto scorre tra le nostre dita senza acquisire nessun valore importante, nessun significato che non sia economico. Stiamo perdendo il senso della solitudine ed il piacere di noi stessi, ormai legati sempre di più ad un mondo virtuale nel quale solo la moda e la tendenza ci fanno sentire partecipi di esso. Nascosti dietro delle maschere, stiamo perdendo il piacere reale della verità e la poesia, l’arte non sono altro che questo. Secondo Montale è inutile interrogarsi sul futuro delle arti, non potremo mai avere una risposta adesso su nessun tipo di futuro. Ma perché è così lontana da noi oggi la poesia? Perché è complessa, richiede tempo ed attenzione e molti non hanno voglia, preferiscono il mondo dell’internet veloce e del messaggio/pensiero istantaneo, togliendo così valore alle idee, ai sentimenti ed ai pensieri lenti e multiformi.
É vero la poesia oggi è lontana da molti di noi anche solo semplicemente perché l’uomo non ama leggersi dentro né tanto meno ascoltarsi ha paura di perdersi nella vera povertà e solitudine della sua anima.
Viviamo in una società dove è necessario apparire non essere e ci siamo adeguati. La poesia nasce dall’essere, dal profondo dei sentimenti, la poesia consente di dare voce alle sensazioni che si provano giornaliermente. Oggi se l’essere non appartiene a un trend di gregge, non alcun valore.