La tensione politica e sociale causata dalla pandemia da Covid-19 non tende a scemare, eppure si torna a parlare di elezioni. Dopo il rinvio delle consultazioni elettorali per l’anno 2020, disposto dal Governo a causa del “carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia” e per garantirne lo svolgimento in condizioni di sicurezza per i cittadini votanti, l’opzione al momento più probabile è che tali consultazioni si terranno il 20 e il 21 settembre: negli stessi giorni si voterà per le elezioni amministrative (comunali e regionali) e per il referendum sul taglio dei parlamentari.
Le regioni nelle quali si andrà al voto sono la Campania, la Liguria, le Marche, la Puglia, la Toscana, la Valle d’Aosta e il Veneto. La smania da campagna elettorale si è fatta sempre più evidente, anche se non si era mai sopita: tra i partiti che sostengono l’attuale Governo non si è ancora trovato un accordo su candidati comuni da proporre agli elettori; sul fronte delle opposizioni, invece, si è a buon punto nella designazione di candidature condivise. Come mai Salvini & Co. si sono affrettati a offrire un’immagine coesa dei partiti di opposizione? Ebbene, se il risultato elettorale delle consultazioni elettorali settembrine consentisse un incremento del numero di regioni a guida centrodestra, il Governo riuscirebbe a resistere all’impatto di un tale mutato contesto politico? Si dirà che si tratta di elezioni amministrative regionali, non di elezioni politiche nazionali; quindi perché confondere i due livelli distinti? Agli elettori spetterà l’ardua risposta.
Si ricordi che nella scorsa tornata elettorale pre-Covid-19 l’Emilia-Romagna ha confermato il PD Stefano Bonaccini alla presidenza solo grazie a una formidabile mobilitazione della società civile in chiave anti-Lega. Quindi, per contenere l’affermazione del fronte dei partiti di centrodestra, sarebbe indispensabile un’alleanza elettorale e programmatica organica tra Pd, M5S, Iv e Leu, che finora, ed è già tardi, appare di là da venire.
Per giunta è prevedibile che a settembre si realizzerà una mobilitazione della società civile analoga a quella promossa dalle Sardine? La coincidenza delle consultazioni con l’inizio dell’anno scolastico non è un fattore a favore delle forze di governo: l’ondivaga linea politica del Ministro dell’Istruzione sembra più improntata ad ottenere il massimo risparmio che a salvaguardare concretamente i diritti degli alunni e i principi fondamentali di tutela del lavoro e della salute; i sindacati hanno evidenziato una pianificazione lacunosa e improvvisata della ripartenza, con misure inadeguate in termini di organici, risorse e interventi architettonici, responsabilità scaricate sui dirigenti scolastici e sui collegi dei docenti; in mancanza di indicazioni su questioni fondamentali, come gli orari di apertura delle scuole o la gestione delle mense, ogni scuola si sta muovendo per conto proprio, deliberando le più varie decisioni su didattica a distanza, gestione dei locali e del tempo scuola. Quindi, questa incertezza non promuove la coesione necessaria a favorire una mobilitazione sociale a favore del Governo e dei partiti che lo sostengono.
Ci aspettiamo che i programmi, elaborati da tutti i candidati alla presidenza delle regioni in cui si voterà, parleranno di lotta alle disuguaglianze, difesa del reddito e dei diritti delle persone, di welfare, mobilità, sanità, qualità del territorio; probabilmente tutti questi programmi evidenzieranno pure la necessità di una regione ben inserita in un contesto nazionale ed europeo. Quindi una pur attenta consultazione dei programmi elettorali non potrà essere determinante nella scelta del candidato da favorire.
Allora, sarà sufficiente, nel caso delle ricandidature dei governatori uscenti, valutare il loro operato durante la pandemia per indurre gli elettori a decidere se votarli o meno? Circoscrivere a un drammatico lasso di tempo, che auspichiamo non si ripeta con la medesima drammaticità, la valutazione complessiva dell’operato politico di un governatore non sarebbe un prudente criterio di scelta.
Come si comprende da queste sintetiche note, le elezioni regionali settembrine incombono enigmatiche anche sulle sorti del governo del Paese. Ne riparleremo.